Iran. Attacco informatico degli Usa ai sistemi missilistici

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Il Washington Post ha riportato che dal Pentagono è partito nelle scorse ore un attacco informatico su larga scala all’Iran al fine di mettere fuori uso i sistemi informatici che controllavano i meccanismi di lancio di missili. Fonti militari hanno riferito alla prestigiosa testata che l’obiettivo era rispondere all’abbattimento del drone spia da parte degli iraniani avvenuto pochi giorni fa, ma già era stato programmato per rispondere all’attacco a due petroliere nel Golfo Persico, fatto di cui Teheran nega ogni responsabilità.
Oggi il generale iraniano Gholamali Rashid è intervenuto per ribadire il pericolo che le tensioni possano avviare un’escalation a catena e portare destabilizzazione nell’intera area. Citato dall’Associated Press, Rashid ha detto che Washington “dovrebbe comportarsi in modo responsabile per proteggere la vita delle forze americane”. Ha poi affermato che l’avvio di una guerra avrebbe causa nella “politica interventista Usa”.
Si noti che gli iraniani hanno affermato che oltre al drone avrebbero potuto abbattere anche l’aereo Usa che lo accompagnava da distanza, con 35 militari a bordo.
La tensione resta altissima, ed ha preso il via dopo che gli Usa si sono ritirati dal Jpcoa, l’accordo sul nucleare iraniano sottoscritto dal “5+” nel 2015. Come pretesto il presidente Usa aveva preso il lancio di un missile balistico convenzionale “Khorramshahr” da parte degli iraniani nel settembre 2017, ma tale arma era esclusa dal Jpcoa e comunque l’Aiea, l’Agenzia atomica internazionale, ha sempre certificato il corretto rispetto da parte dell’Iran dell’accordo.
Poi vi sono stati il mese scorso due attacchi ad altrettante petroliere ancorate nei porti emiratini, e di nuovo il 13 giugno ad altre due petroliere nell Golfo dell’Oman, a 40 miglia ad est del porto emiratino di Fulariah, azioni che lasciano molti dubbi circa le reali responsabilità, di certo qualcuno che sta cercando il casus belli. Sugli ultimi due incidenti il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha fatto notare che i primi soccorsi sono stati operati proprio dalla Marina iraniana con tanto di evacuazione dell’equipaggio, e che nello stesso momento dell’attacco alle due navi, che dovevano portare carburante in Giappone, era in visita a Teheran il premier nipponico Shinzo Abe, per le colpe non andrebbero ricercate a Teheran.
L’ostilità di Trump nei confronti dell’Iran, tale al punto da obbligare paesi alleati come l’Italia ad interrompere l’acquisto di idrocarburi dalla repubblica Islamica, va ricercata nel governo di Tel Aviv: il presidente Usa è stato eletto grazie alle potenti lobby sioniste, le prime a volere che la Repubblica Islamica venisse messa ferro e fuoco.