
di Giuseppe Gagliano –
La Flotta Fantasma dell’Iran: Come il Petrolio Sfida le Sanzioni e Arriva in Cina
In un mondo dove le sanzioni economiche si intrecciano con le strategie geopolitiche, l’Iran ha trovato un modo ingegnoso per aggirare il pugno di ferro degli Stati Uniti: una flotta di petroliere “fantasma” che solcano i mari sotto false identità, portando il greggio di Teheran fino ai porti della Cina. È una storia di astuzia, disperazione e pragmatismo, che racconta molto del nostro tempo.
Le sanzioni Usa, rilanciate con forza dall’amministrazione Trump, mirano a strangolare l’economia iraniana bloccando le esportazioni di petrolio per costringere Teheran a piegarsi sul dossier nucleare. Ma l’Iran non è rimasto a guardare. Ha messo in piedi una rete clandestina di navi cisterna, alcune registrate come rottamate, altre camuffate con nomi e bandiere di comodo, che continuano a rifornire il mercato cinese, il principale acquirente del suo greggio. A fine aprile 2025, una di queste petroliere “zombie”, mascherata da una nave inesistente, ha scaricato 2 milioni di barili in un porto dello Shandong, sotto il naso delle autorità che, almeno sulla carta, vietano l’attracco a vascelli sanzionati.
Questa flotta ombra è il frutto di una necessità: il ritmo con cui gli Stati Uniti colpiscono con nuove sanzioni supera la capacità di Teheran di trovare navi “pulite” per il trasporto. Così, l’Iran ha imparato a giocare d’anticipo, ricorrendo a tattiche sempre più sofisticate. Le petroliere cambiano nome, disattivano i trasponder, si scambiano carichi in alto mare. È un gioco di specchi che ricorda le strategie adottate dal Venezuela, altro Paese sotto il torchio delle sanzioni, e che rivela una verità scomoda: le restrizioni economiche, per quanto dure, raramente ottengono l’effetto desiderato senza lasciare spazio a chi sa adattarsi.
Dall’altra parte del mare, la Cina gioca un ruolo cruciale. Le sue raffinerie indipendenti, le cosiddette “teapot”, continuano ad acquistare petrolio iraniano, incuranti delle pressioni di Washington. Alcune di queste, come due piccole realtà dello Shandong sanzionate a marzo e aprile 2025, operano in condizioni sempre più difficili, ma il flusso non si ferma. Pechino, che considera le sanzioni unilaterali americane una violazione del diritto internazionale, difende il suo diritto di commerciare con l’Iran. E il petrolio, come sempre, trova la sua strada.
Questa vicenda non è solo una storia di petroliere e porti. È un capitolo della grande partita globale, dove gli equilibri di potere si misurano anche sulla capacità di aggirare le regole imposte da altri. L’Iran, con la sua flotta fantasma, dimostra che la resilienza può essere più forte delle sanzioni. Ma fino a quando? E a che costo? Mentre le navi continuano a navigare nell’ombra, il mondo osserva, sapendo che ogni barile consegnato è una sfida aperta all’ordine internazionale.