Iran. L’Iran fa pressione per le sanzioni, ‘pronti ad arricchire l’uranio fino al 90%’

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A poche ore dalla proclamazione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti, la Repubblica Islamica dell’Iran ha fatto sapere di essere in grado di arrivare ad un arricchimento dell’uranio fino al 90%, tecnicamente sufficiente per procedere con la costruzione di un ordigno nucleare.
In realtà la mossa di Teheran ha lo scopo di spingere gli Stati Uniti a rientrare nel Jpcoa, l’accordo sul nucleare sottoscritto nel 2015 da Barak Obama e poi rinnegato nel 2019 da Donald Trump, il quale tra accuse bislacche ha rimesso le sanzioni. Trump ha inoltre obbligato, pena sanzioni, i paesi alleati tra cui l’Italia a non acquistare idrocarburi dall’Iran, cosa che sta penalizzando fortemente l’economia del paese.
L’ormai ex presidente Usa d’altronde doveva dare conto alle potenti lobby sioniste che ne avevano garantito l’elezione, ed erano molte le pressioni a cominciare da quelle saudite per arrivare a quelle israeliane perché manu militari si chiudesse il capitolo iraniano una volta per tutte.
Per alzare la posta l’Iran si è messo quindi a produrre uranio impoverito ben oltre i limiti imposti dall’accordo, e nel settembre scorso l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica con sede a Vienna, ha rilevato che l’Iran ha superato di dieci volte il livello di riserve di uranio a basso arricchimento rispetto a quanto stabilito dal Jpcoa.
Va detto tuttavia che prima dell’azione di Trump gli ispettori dell’Aiea avevano rilevato il rispetto pedissequo dell’accordo da parte degli iraniani.
Behrouz Kamalvandi, portavoce dell’Agenzia iraniana per l’energia atomica, ha dichiarato oggi che “Stiamo studiando le necessità del Paese per arricchire l’uranio oltre il 20%, e, se fosse necessario, saremmo in grado di avviare anche oggi la produzione di uranio arricchito al 40%, al 60% o al 90%. Attualmente utilizziamo le centrifughe Ir1 e possiamo utilizzare in qualsiasi momento anche le nostre nuove centrifughe Ir4, Ir2m e Ir 6”.