di Enrico Oliari –
Dagli Usa non sono pervenute le specifiche delle motivazioni per la richiesta di arresto dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa su richiesta delle autorità di oltreoceano per aver avuto un ruolo nella compravendita di droni utilizzati poi per uccidere tre militari statunitensi in Medio Oriente. Per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che tra le sue facoltà ha quella di revocare gli arresti, Mohammad Abedini Najafabadi andava rilasciato sia perché dei tre reati di cui era accusato negli Usa uno non lo era in Italia, sia perché non vi erano “elementi addotti a fondamento”, cioè mancavano le prove, probabilmente non volutamente spedite.
Infatti tutto ruota attorno al viaggio negli Usa del premier Giorgia Meloni, e soprattutto alla liberazione della giornalista Cecilia Sala, arrestata a Teheran per non meglio precisate “infrazioni delle leggi della Repubblica Islamica dell’Iran”. I contorni ovviamente non si conoscono, come pure l’eventuale contropartita offerta agli Usa, ma intanto il cittadino iraniano residente in Svizzera, quasi certamente un imprenditore nel settore dei droni, è stato riportato a Teheran con l’aereo dei servizi segreti italiani, con tanto di ringraziamento dalle autorità iraniane.