IRAN. Nucleare: Nyt, ‘Iraq aggira sanzioni contro Teheran’

Ansa, 19 ago 12 – 

Istituzioni finanziarie irachene stanno aggirando le sanzioni economiche imposte al livello internazionale al regime di Teheran, allo scopo di bloccare il suo programma nucleare. Attorno a questo flusso di denaro, ad opera di banche e compagnie petrolifere, sono coinvolti piu’ o meno direttamente alti esponenti del governo di Baghdad. E’ il duro capo d’accusa pubblicato oggi in prima pagina dal New York Times, in un pezzo dal titolo: ”L’America sostiene che l’Iraq sta aiutando l’Iran a evitare le sanzioni”. ”Quando Barack Obama ha annunciato il mese scorso di aver messo al bando una banca di Baghdad da ogni eventuale legame con il sistema bancario americano – scrive il giornale – era perche’ esisteva gia’ un problema molto delicato tra Washington e l’amministrazione in Iraq: per mesi Baghdad ha aiutato l’Iran a aggirare le sanzioni decise al livello mondiale”. La piccola banca sotto accusa dagli Usa e’ la poco conosciuta Elaf Islamic Bank. Ma era solo la punta di un iceberg: fa parte di una grande rete di istituzioni finanziarie e compagnie petrolifere che da tempo assicurano al regime di Teheran un imponente flusso di denaro, in un momento in cui le sanzioni puntano a mettere sotto pressione l’economia del regime. Ovviamente, come ricorda il Nyt, l’amministrazione Obama non ha nessuna volonta’ di arrivare a una resa dei conti con il governo del primo ministro Nuri Kamal al Maliki, su tema dell’Iran, appena otto mesi dopo che l’ultimo soldato americano ha lasciato il suolo iracheno. Per questa ragione, da tempo, sono in corso dei colloqui privati per cercare di porre un freno a questo fenomeno. Tuttavia, il denaro continua a scorrere, come conferma una nota del Tesoro Usa, in particolare del Dipartimento che si occupa di terrorismo internazionale e intelligence finanziaria. Nel migliore dei casi, alti ufficiali del governo iracheno hanno preferito chiudere gli occhi di fronte a questi traffici illegali, Altre volte, invece, alcuni esponenti perfino molto vicini a Maliki hanno tratto profitto direttamente da queste attivita’. A dimostrazione di cio’, il fatto sconvolgente che proprio la banca messa al bando da Obama, continua ad avere rapporti con la banca centrale irachena e come tutti gli altri istituti di credito commerciale partecipa alle aste e continua a vendere moneta locale e comprare dollari americani. E proprio da queste operazioni finanziare, l’Iran riesce a tutelare le sue riserve in dollari che servono a stabilizzare il suo cambio e tutelare le sue importazioni. Insomma, a neutralizzare l’effetto negativo delle sanzioni.