Iran, un embargo colabrodo

di Enrico Oliari –

Sarà anche sotto embargo, l’Iran di Khamanei, ma sta di fatto che il paese degli ayatollah ha visto in agosto un aumento delle esportazioni di petrolio verso l’Asia pari al 19%: a comunicarlo è stata Bloomberg, l’azienda statunitense di servizi nel settore del software finanziario, notizie e della divulgazione di dati, la quale ha fatto sapere che le 16 petroliere dirette verso Cina, Giappone e India trasporteranno almeno 913mila barili di greggio al giorno, contro i 768mila barili di luglio.
Anche la Corea del Sud, tradizionale alleata di Washington, ha annunciato che a settembre riprenderà l’importazione di greggio iraniano, cosa che fa presupporre un ulteriore aumento dell’esportazione di oro nero dall’Iran. Il tutto in barba ad una legge americana, entrata in vigore lo scorso 28 maggio, che prevede l’interruzione dell’accesso ai dollari per ogni banca straniera che mantiene accordi petroliferi con l’Iran.
Unico dato fin’ora indicativo dell’embargo è la dichiarazione di Teheran secondo cui per la prima volta in vent’anni l’Iran ha pompato meno greggio dell’Iraq, ma è chiaro che ormai gli Stati Uniti riescono a far valere la propria voce solo in Europa e poco oltre.
Nelle quotidiane (ormai da anni) minacce di Israele ed Usa verso l’Iran, a fare affari d’oro sono le industrie belliche, le quali stanno piazzando importanti partite di armi in tutta l’area del Golfo.