di Giuseppe Gagliano –
Il Ministero della Difesa israeliano ha stretto con Boeing statunitense un contratto per l’acquisto di 25 caccia F-15IA di nuova generazione, per un valore di 5,2 miliardi di dollari, che include un’opzione per l’acquisizione di ulteriori 25 aerei quale parte di un più ampio pacchetto di aiuti militari approvato dall’amministrazione e dal Congresso statunitense. La consegna inizierà nel 2031, garantendo così a Israele una piattaforma aerea avanzata per mantenere la propria superiorità aerea nella regione.
Dal punto di vista strategico-militare l’acquisto di nuovi F-15IA consente a Israele di modernizzare la propria flotta aerea con aerei dotati di maggiore autonomia, carico utile e sistemi avanzati di missione. Questi velivoli sono particolarmente efficaci per operazioni di lungo raggio e offrono una capacità migliorata di penetrare in profondità in territori nemici altamente difesi, un aspetto cruciale per Israele, che deve fronteggiare minacce su più fronti, tra cui Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza e la presenza di milizie filo-iraniane in Siria. Il nuovo caccia F-15IA, basato su una versione aggiornata dell’F-15, è stato specificamente progettato per rispondere alle esigenze di Israele, combinando capacità di attacco e superiorità aerea, il che ne fa uno strumento strategico essenziale per garantire la sicurezza nazionale del Paese.
Tuttavia questa acquisizione non è solo una questione di potenziamento delle difese israeliane. Si inserisce in un contesto più ampio dove l’industria militare statunitense sta registrando enormi guadagni, in gran parte stimolati dai conflitti in corso, sia in Ucraina che in Medio Oriente. La guerra in Ucraina e il recente conflitto con Hamas hanno visto un’impennata della domanda di armamenti, sistemi di difesa aerea e tecnologie avanzate. Le industrie militari americane, come Lockheed Martin, Raytheon, Northrop Grumman e la stessa Boeing, stanno beneficiando enormemente di queste dinamiche, poiché i loro prodotti sono stati richiesti in grandi quantità dagli alleati degli Stati Uniti.
In particolare Lockheed Martin, che produce i caccia F-35 già in uso da Israele, è stata una delle principali beneficiarie dell’aumento delle vendite di armamenti in Medio Oriente. Gli F-35 sono stati utilizzati intensivamente da Israele nelle recenti operazioni contro obiettivi militanti a Gaza e in Siria, dimostrando la loro efficacia sul campo di battaglia. Raytheon è un altro attore cruciale, soprattutto per il suo sistema di difesa antimissile Iron Dome, ampiamente utilizzato da Israele per intercettare i razzi lanciati da Hamas. Inoltre, i missili Patriot e il sistema di difesa aerea David’s Sling, sviluppato in collaborazione con Rafael Advanced Defense Systems, sono stati utilizzati per affrontare minacce più avanzate, come i droni e i missili balistici provenienti da gruppi filo-iraniani.
L’intensificazione dei conflitti ha alimentato una crescente domanda di munizioni, missili e droni, rendendo le industrie militari americane protagoniste di un mercato sempre più redditizio. La guerra in Ucraina ha accelerato la produzione di munizioni e sistemi di artiglieria, con aziende come Northrop Grumman e General Dynamics che hanno visto un aumento delle commesse da parte dei Paesi della NATO. Nel contesto mediorientale il conflitto tra Israele e Hamas ha spinto ulteriormente la domanda di sistemi di precisione e tecnologie di sorveglianza avanzata, con gli Stati Uniti che forniscono supporto sia in termini di armamenti che di intelligence.
Il nuovo accordo per l’acquisto di F-15IA rappresenta non solo un passo avanti per la sicurezza di Israele, ma anche una conferma del ruolo degli Stati Uniti come principale fornitore di armamenti in un’era di crescenti conflitti regionali. Le industrie militari americane stanno capitalizzando su questo contesto di instabilità globale, traendo profitti significativi grazie alle loro avanzate tecnologie belliche, che si dimostrano essenziali per gli alleati impegnati in conflitti di alta intensità.