Israele. Gaza: Biden chiama Netanyahu, che gli risponde picche. Ora ci provano Francia, Giordania e Egitto

di Guido Keller

Il presidente Usa Joe Biden si è sentito nuovamente con il premier israeliano Benjamin Netanyahu per fare il punto degli scontri in corso con Gaza, sottolineando che urge una “significativa de-escalation da subito, per attivare un cessate-il-fuoco”. Netanyahu gli ha però risposto di “essere determinato ad andare avanti con l’operazione” fino a che “i cittadini israeliani potranno tornare ad avere calma e sicurezza”, ed ha ringraziato il presidente Usa per “il suo sostegno al diritto di Israele all’autodifesa”. Il premier israeliano ha inoltre spiegato che in passato “le operazioni sono durate per più tempo, motivo per cui non è possibile stabilire la durata di questa operazione”.
Netanyahu ha poi incontrato gli ambasciatori dei vari paesi asserendo che “Criticare Israele per le sue attività è assurdo. E’ un danno alle altre democrazie che combattano in circostanze analoghe”. Da più parti infatti si muovono critiche per la ferocia dei raid ma anche la palese discriminazione dei palestinesi a Gerusalemme e in altre realtà, ma il premier ha ribattuto affermando che si tarda del “record dell’ipocrisia e dell’idiozia. Tutto ciò non fa che incoraggiare i terroristi”.
Gli Usa hanno bloccato domenica al Consiglio di sicurezza dell’Onu una risoluzione per arrivare almeno ad una tregua, ma è di oggi l’iniziativa della Francia, supportata da Egitto e Giordania, volta ad un cessate-il-fuoco fra Israele e Hamas. Una proposta di risoluzione che verrà appoggiata dalla Cina, come ha riferito l’ambasciatore cinese al Palazzo di vetro Zhang Jun.
Il presidente francese Emmanuel Macron, che si è coordinato con il collega egiziano Abdel Fatah al-Sisi e con il re Abdallah II, punta a “lanciare un’iniziativa umanitaria per la popolazione civile di Gaza in collegamento con le Nazioni Unite”. Ha quindi fatto notare che Egitto e Giordania “sono attualmente in pace con Israele e sono protagonisti influenti nei luoghi santi per la Giordania e su Gaza per gli egiziani”, per cui “i tre governi sono d’accordo su tre semplici elementi: cessazione dei lanci di razzi, cessate-il-fuoco e risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. La prossima assemblea del Consiglio di sicurezza è prevista per domani: si tratta della quarta volta dall’inizio degli scontri, sedute sempre conclusesi nel nulla a causa del veto degli Usa.
In Europa a mettersi di traverso al Consiglio esteri virtuale è stato il premier ungherese Viktor Orban, per cui il Pecs Josep Borrell si è dovuto limitare a chiedere “l’immediata cessazione delle violenze e l’attuazione di un cessate-il-fuoco”. Per il capo della diplomazia europea “L’obiettivo è di proteggere i civili e di permettere l’accesso umanitario a Gaza”, ed anche il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha affermato che “Condanniamo il lancio indiscriminato di razzi da Gaza, è inaccettabile e deve cessare, come è inaccettabile che si metta in discussione il diritto di Israele a esistere. Riconosciamo il diritto legittimo di Israele di proteggere la propria popolazione, ma la risposta militare israeliana deve essere proporzionata e volta a prevenire ulteriori vittime civili”.
Mentre in Israele continuano i disordini nelle città miste, dove a dire il vero vi sono anche israeliani che chiedono la fine degli scontri, le autorità sanitarie di Gaza hanno riportato che ad oggi vi sono stati “227 morti nella Striscia, di cui 64 bambini, 38 donne e 17 anziani”, mentre i feriti sono 1.620.