Covi –
SARAJEVO. Il generale di Corpo d’Armata Giovanni Maria Iannucci, comandante operativo di Vertice Interforze (COVI), ha concluso una visita di due giorni nei Balcani occidentali, durante la quale ha incontrato i militari italiani impegnati nell’operazione NATO “Joint Enterprise” in Kosovo e nella European Union Force (EUFOR) “Althea” in Bosnia-Erzegovina.
La visita ha preso avvio con l’arrivo del generale Iannucci all’aeroporto militare di Slatina, dove è stato accolto dal Comandante della KFOR, generale di Divisione Enrico Barduani e dal colonnello Cristian Margheriti, addetto per la Difesa in Macedonia del Nord e Kosovo.
Dopo un breve aggiornamento sulla situazione generale e sulle operazioni, il comandante del COVI ha incontrato i Carabinieri del Reggimento MSU (Multinational Specialized Unit), guidati dal colonnello Alberto Santini, l’ambasciatore d’Italia a Pristina, Maurizio Antonini e il comandante della missione EULEX (European Union Rule of Law Mission) in Kosovo, il generale di Divisione Giovanni Pietro Barbano. Il generale Iannucci è stato inoltre ricevuto dal ministro della Difesa kosovaro, Ejup Maqedonci e ha incontrato il comandante delle Kosovo Security Forces, tenente generale Bashkim Jashari. Nell’occasione è stata sottolineata l’importanza della cooperazione e la necessità di proseguire e intensificare l’impegno per mantenere la stabilità e la pace in Kosovo e nell’intera regione. Incontrando il personale di KFOR e del Regional Command West, il COMCOVI ha colto l’opportunità per portare i saluti del ministro della Difesa Guido Crosetto e del capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano.
Ieri mattina il comandante del COVI è giunto a Sarajevo per un incontro, a Camp Butmir, con il Comandante di EUFOR “Althea”, il maggior generale Florin-Marian Barbu. Presenti anche il generale di Brigata Uberto Incisa di Camerana, vice comandante della missione e il colonnello Stefano Giribono, addetto per la Difesa in Serbia e Bosnia-Erzegovina.
Durante la visita il generale Iannucci ha espresso parole di apprezzamento agli uomini e alle donne del contingente italiano (in tutto circa 330) impegnati sia presso il NATO Headquarters di Sarajevo sia nella missione “Althea”, ringraziandoli per la professionalità, l’impegno e la dedizione dimostrati in un contesto operativo complesso e strategicamente rilevante per l’Italia.
La missione del generale Iannucci nei Balcani ha offerto l’opportunità di osservare da vicino lo stato delle operazioni in una regione tanto delicata quanto strategica per gli equilibri regionali e nazionali. “Quest’area continua a essere profondamente instabile – ha sottolineato – e rappresenta per noi una fonte di preoccupazione, data la sua centralità e influenza. La nostra presenza qui non è una scelta di facciata né un semplice contributo alla NATO: è una decisione dettata da un preciso interesse nazionale”.
Rivolgendosi poi al personale dispiegato in Kosovo e in Bosnia-Erzegovina, il comandante del COVI ha voluto esprimere un messaggio di concreta vicinanza: “In Italia si percepisce l’importanza di ciò che fate. La vostra presenza, insieme a quella dei vostri colleghi, è un tassello essenziale della nostra sicurezza. Non vi ringrazio per il vostro lavoro, perché è vostro dovere, ma vi ringrazio per come lo svolgete. Si può rappresentare il proprio Paese in molti modi, e voi lo fate nel migliore: con professionalità, rispetto, dignità e impegno. L’uniforme che indossate è un simbolo forte, un messaggio che vale più di tante parole. Se nei prossimi mesi arriveranno risultati positivi, sarà anche merito vostro”.
Il contingente nazionale schierato in Kosovo nell’ambito dell’operazione NATO Joint Enterprise è di circa 820 militari, 130 mezzi terrestri e 1 mezzo aereo. Dall’11 ottobre 2024 il generale di Divisione Enrico Barduani è il comandante della Kosovo Force della missione, iniziata nel 1999.
Il contingente italiano è impiegato in diversi ambiti e mansioni. Una parte di personale è dislocato presso il comando NATO in Pristina, all’interno del quale operano circa 90 militari italiani.
Nella base “Villaggio Italia”, nei pressi della città di Pec/Peja, è schierata un’unità a livello Reggimento, denominataRegional Command West(RC-W), di cui l’Italia è framework e ha sotto il proprio comando circa 940 militari provenienti da: Albania, Austria, Bulgaria, Croazia, Moldavia, Nord Macedonia, Polonia, Svizzera, Turchia. Nell’ambito del RC-W operano anche 12 Liaison Monitoring Team (LMT – Team di Collegamento e Monitoraggio) con il compito di assicurare un continuo contatto con la popolazione, le istituzioni locali, le organizzazioni nazionali e internazionali, i partiti politici e i rappresentanti delle diverse etnie e religioni presenti sul territorio, al fine di acquisire elementi di conoscenza utili al Comando KFOR per lo svolgimento della propria missione, garantendo un “ambiente” sicuro e stabile.
L’Italia guida anche il Battaglione multinazionale di ricerca informativa – l’Intelligence, Surveillance and Reconnaissance Multinational Battalion (ISR MNBN), costituito dal 1 giugno 2016 e alle dipendenze di KFOR.
L’Italia contribuisce ad alimentare la Multinational Specialized Unit (MSU)per un totale di 150 Carabinieri. La MSU è composta, altresì, da personale della Repubblica Ceca e della Moldavia. L’Arma dei Carabinieri contribuisce alla missione italiana in Kosovo con questa unità altamente specializzata sin dai primi giorni dell’agosto 1999, anno di inizio della missione NATO. Da sempre il Reggimento è impiegato nella zona nord del paese, caratterizzata da una forte presenza di popolazione di etnia serba prevalentemente nella città di Mitrovica.
In Bosnia-Erzegovina, il contributo nazionale alla European Union Force “Althea” prevede, oltre a personale di staff inquadrato nel quartier generale dell’operazione, anche lo schieramento di una Combined Task Force ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) italo-francese, di cui l’Italia detiene la leadership. Una compagnia di fanteria è invece inquadrata nel Multinational Battalion e una LOT House (Liason Observation Team) composta da personale dell’Arma dei Carabinieri, è dislocata nella cittadina di Drvar. A questi assetti si aggiungono un Field Humint Teame unNational Support Element, unità responsabile per il supporto di tutti gli assetti nel teatro operativo.
Da marzo 2024, l’Italia si è assicurata la posizione di Vice Comandante della missione, ruolo affidato a un Generale di Brigata dell’Esercito e confermato per il 2025.
Nel 2026, è prevista l’assunzione del comando della missione, che sarà affidato a un generale di Divisione
Continua a essere assicurata una forza di riserva in prontezza (Operational Reserve Forces Battalion) della NATO per l’area di operazioni dei Balcani, basata in Italia, pronta a intervenire in caso di necessità. Tale forza in prontezza, comune alle operazioni Joint Enterprise ed EUFOR “Althea”, è stata pre-allertata al fine di scongiurare il degrado delle condizioni di sicurezza nella regione in considerazione dell’attuale crisi internazionale nell’est Europa.