La fame nel mondo e i miliardi spesi dagli Usa nel business delle guerre

di C. Alessandro Mauceri

Nel 2000 le Nazioni Unite con l’approvazione di quasi tutti i paesi del mondo lanciarono gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Nel 2015, forse perché ci si era resi conto che sarebbero stati irraggiungibili, vennero lanciati gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030. Il primo di questi 17 Obiettivi è Sconfiggere la povertà una volta per tutte. Il secondo invece recita “Eliminare la fame nel mondo”.
Purtroppo ancora oggi nel mondo sono miliardi i poveri e il loro numero continua ad aumentare. Avere alzato la soglia di povertà per ridurre il numero di persone in povertà estrema non ha risolto il problema: è servito solo a un mero trucchetto statistico che ha poca attinenza con i numeri reali.
Quanto alla fame nel mondo continua ad essere una delle piaghe aperte della società globale: secondo un rapporto di pochi mesi fa negli ultimi anni la tendenza al seppur lento miglioramento si è invertita e la fame è tornata ad aumentare: nel mondo una persona su nove (dati 2017) soffre la fame, 821 milioni di bambini, donne e uomini, 6 milioni in più rispetto al 2016.
Le cause di questi fenomeni geopolitici sono note da anni: politiche di sviluppo sbagliate, variabilità del clima causato dall’inquinamento con conseguenze sul ciclo delle piogge e delle stagioni agricole, con fenomeni climatici sempre più estremi come siccità e alluvioni. Tutto questo fa sì che mentre un adulto su 8 è obeso, una persona su 9 al mondo soffre la fame. Anche l’Italia dove sarebbero ben 600mila le persone esposte a gravi insicurezze alimentari.
Fame e povertà sono due fenomeni che viaggiano fianco a fianco: il costo più elevato del cibo spesso causa uno scarsa nutrizione. Eppure entrambi questi fenomeni sarebbero non solo controllabili, ma eliminabili. A confermalo è Byanyima, direttrice di Oxfam International: “La fame è un prodotto dell’azione umana che alimenta povertà e disuguaglianze, guerre, malgoverno, sprechi e cambiamento climatico. Per sconfiggere definitivamente questo inaccettabile stato di cose, ci vuole lo stesso impegno politico che stiamo mettendo nel lasciare intere comunità morire di fame”.
Già, le guerre. Non è la prima volta che vengono confrontate le spese stanziate per le guerre e, d’altro canto, il costo che avrebbe eliminare radicalmente fame e povertà nel mondo. Non ultimo uno studio, lo “United States Budgetary Costs of the Post-9/11 Wars Through FY2019: $5.9 Trillion Spent and Obligated”, pubblicato alla fine dello scorso anno: secondo i ricercatori solo gli Usa, dal 2011 ad oggi avrebbero speso ben 5.993 miliardi di dollari in guerre, missioni di pace e affini. La bramosia di portare nel mondo la democrazia dei paladini dei diritti dell’uomo (ma gli stessi che ad oggi – unico paese al mondo – non hanno ancora ratificato la Convenzione dei diritti dell’uomo del 1948!) li ha portati ad essere presenti militarmente in 80 paesi con decine e decina di basi militari fisse, oltre sessanta “centri per la lotta al terrorismo” e truppe sparse su tutti i continenti. L’autrice della ricerca Stephanie Savell, antropologa del militarismo, della sicurezza e dell’impegno civile, insieme ai colleghi del Costs of War Project del Watson institute for international and public affairs della Brown University, ha esaminato fonti governative statunitensi e straniere, rapporti pubblicati e non pubblicati, siti web militari e banche dati geografiche. Alla fine è emerso un quadro spaventoso: contrariamente a quanto credono gli stessi americani, non è vero che la guerra al terrorismo si sta esaurendo, anzi si è diffusa in oltre il 40% dei Paesi del mondo. Si tratta probabilmente del business del secolo. Un affare che ha un giro d’affari spaventoso, quasi tutto a carico delle casse dello stato: “Negli ultimi 17 anni, il Dipartimento di Stato ha speso 127 miliardi di dollari per addestrare poliziotti, militari e agenti di pattuglia di frontiera in molti Paesi e per sviluppare programmi di educazione antiterrorismo” ha dichiarato la Savell. Una somma enorme. Specie se si considera che si tratta del costo della guerra per un solo paese, gli Usa.
La cosa più sorprendente, però, è il confronto con quanto sarebbe necessario, secondo i ricercatori della Fao e delle nazioni Unite, per eliminare radicalmente e per sempre la fame dal mondo: secondo il rapporto presentato al Global Forum di Roma ad ottobre dello scorso anno basterebbero “risorse aggiuntive fino a 265 miliardi di dollari per porre fine alla povertà e alla fame entro il 2030”.
265 miliardi di dollari per non dover più parlare di fame o di povertà nel mondo a fronte di una spesa di un solo paese per armi armamenti e simili che ammonta a quasi 6mila miliardi negli ultimi anni.
La conclusione, leggendo i rapporti dei ricercatori, è che, alche in questo come in molti altri casi, non è affatto vero che si vogliono risolvere i problemi del pianeta. La popolazione mondiale dispone di risorse in abbondanza per porre fine una volta per tutte a fame e povertà cronica. Basterebbe destinare a questo scopo circa lo 0,3% del Pil globale, stimato dalla Banca mondiale in oltre 80 mila miliardi di dollari a fine 2017. “Con il rapido avvicinarsi del 2030, istituzioni per lo sviluppo e istituzioni finanziarie internazionali devono collaborare con il settore privato per trovare soluzioni sostenibili alle principali sfide allo sviluppo, come la povertà, i cambiamenti climatici e le migrazioni”, ha detto Suma Chakrabarti, della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, “questo significa creare contesti in cui l’innovazione possa fiorire e dove gli investitori privati siano incentivati a contribuire ad una crescita economica inclusiva e alla sostenibilità ambientale”.
Periodicamente, i paesi che hanno sottoscritto gli accordi per gli Obiettivi Sostenibili del Millennio sono chiamati a rendere conto dei risultati ottenuti. E già si sa che per quanto riguarda la povertà e la fame (come per molti altri Obiettivi) i risultati saranno deludenti. Ogni volta i politici di turno fanno sforzi sovrumani per cercare di spiegare il perché di questi fallimenti: vengono riempite tonnellate di pagine e versati fiumi d’inchiostro, anche virtuale.
Alla fine, basta guardare i numeri per comprendere che la realtà è una sola: a chi governa il mondo non importa nulla della fame nel mondo e della povertà di centinaia di milioni di persone. Preferisce la guerra.