La Francia socialista: I rom? Se li tengano in Romania!

di Enrico Oliari –

E’ la Francia socialista del presidente François Hollande, in carica da 4 mesi, a smantellare i campi rom abusivi che costellano il Paese d’oltralpe: da qualche giorno le ruspe sono entrate in funzione nelle periferie di diverse città e stanno provvedendo a ridurre in polvere le baracche dei molti rom che, grazie alla libera circolazione in quanto cittadini europei, partono dalla Bulgaria e dalla Romania e si insediano in Francia.
Solo due anni fa era stata proprio la sinistra ad insorgere contro le misure adottate da Nicolas Sarkozy, in particolare gli ostacoli introdotti per l’assunzione e quindi l’integrazione nel mondo del lavoro, ma i sondaggi che danno l’80% dei francesi favorevoli all’eliminazione dei campi rom e della microcriminalità ad essi collegati devono aver fatto riflettere chi è oggi alla guida del Paese.
Non sono mancate le proteste da parte della sinistra estrema e dei partiti che sostengono la stessa maggioranza: ”Smantellare i campi non serve a niente e non fa che spostare il problema – ha dichiarato il deputato socialista Pouria Amirshahi – .  Se si vuol mettere fine alle sacche di povertà in cui l’insalubrità si associa all’indegno, allora l’azione politica deve iscriversi nel tempo”.
Venerdì scorso era stata la vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding, per bocca della sua portavoce, ad avvertire Parigi della costante vigilanza di Bruxelles ”per assicurarsi che le regole europee siano rispettate” e, per placare le polemiche, il governo socialista ha convocato per settimana prossima una ”riunione interministeriale”, che sarà presieduta dal Premier Jean-Marc Ayrault e aperta alle associazioni che lavorano al reinserimento dei rom.
Secondo il ministro degli Interni Manuel Valls, abolire le norme che rendono difficoltosa l’assunzione dei rom (tassa ed autorizzazione del prefetto) non basterà a risolvere il problema: la “vera soluzione – ha spiegato il ministro – è nelle mani dei Paesi d’origine dei rom, che sono membri dell’Unione europea e chiedono di entrare nello spazio Schengen. Dovrebbero quindi cambiare fondamentalmente le politiche che discriminano da decenni queste popolazioni”.
“Se li tengano”, sembra tuonare il fervido ministro socialista. Ma forse, prima di abbattere le frontiere in nome dell’Europa delle banche e dei mercati, andava considerato il problema della difficile convivenza fra i cittadini ed i rom, i quali sembrano essere i primi disinteressati alla politica dell’integrazione.