La Palestina in attesa del voto dell’ONU, ma i pronostici le sono sfavorevoli

di Guido Keller – 
 
Procede la strategia del leader dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, dopo il successo incassato all’Unesco il 31 ottobre scorso, quando l’assemblea aveva approvato l’annovero fra i membri della Palestina: si era trattato di una decisione storica che aveva immediatamente causato le proteste in particolare di Israele e di Stati Uniti, i quali avevano di conseguenza bloccato i propri finanziamenti all’organismo sovranazionale.
Nonostante la storica vittoria, Hamas, partito di maggioranza a Gaza, rimane sulle sue posizioni di contrarietà al piano di Abu Mazen, il quale è esponente di Al Fatah, poiché non condivide la linea di ‘due popoli, due stati’, ritenendo Israele usurpatore delle terre palestinesi.
A dire il vero la soluzione di Abu Mazen presenta comunque un’incognita sul futuro dell’area, dal momento che realizzare due Paesi di popoli tradizionalmente ostili nello stesso spazio significa accrescere le possibilità di violenze e di conseguenti escalation non interne, ma fra nazioni diverse.
Così il prossimo 11 novembre il Consiglio di Sicurezza dell’ONU sarà chiamato a riconoscere o meno lo Stato palestinese, voto che si presenta complicato per le preannunciate astensioni di diversi paesi, fra i quali la Francia, la Colombia e la Gran Bretagna.
L’Autorità nazionale palestinese contava di aver ragione sullo scontato veto statunitense con un ampio consenso politico europeo, ma, a quanto sembra, le cose per Abu Mazen non si stanno mettendo bene. La Francia in particolare, la quale aveva clamorosamente votato a favore in occasione dell’entrata della Palestina all’Unesco, ha fatto sapere tramite il proprio rappresentante, Gerard Araud, di preferire la via di alzare lo status palestinese al livello “stato non membro osservatore”, ruolo riconosciuto, ad esempio, al Vaticano, mentre la Germania si è limitata a far sapere che non sosterrà la richiesta palestinese, senza preannunciare astensione o voto contrario.
La richiesta palestinese è stata presentata all’ONU lo scorso 23 settembre ed oggi è al vaglio di un’apposita commissione.
Perché la Palestina diventi stato membro dell’Organizzazione è necessaria la maggioranza di due terzi dei paesi membri e fino ad oggi sono 126 le nazioni che riconoscono la Palestina come Stato.
Il riconoscimento di “stato non membro osservatore” aprirebbe comunque alla Palestina la possibilità di vedersi riconosciuta da altri organismi delle Nazioni Unite (come nel caso dell’Unesco), via che comunque i palestinesi hanno già intrapreso a prescindere del risultato dell’11 novembre.
La contrarietà di Tel Aviv rimane certa, ma, è il caso di dire, l’atteggiamento di Netanyahu di continua colonizzazione dei Territori occupati non giova certo all’interesse israeliano.
Recentemente la premier tedesca, Angela Merkel, ha sospeso la vendita di un sommergibile alla marina israeliana proprio per l’espansione dei coloni nella zona di Gerusalemme Est.