La politica radicale ed eccessiva di Trump

di Giovanni Perrino –

Il principio fondamentale che regola una gestione liberale del governo, è la limitazione e la divisione del potere. In questa epoca di arrogante ignoranza delle più elementari regole di convivenza civile, tale filosofia politica occidentale potrebbe sembrare il prodotto di menti deboli e offuscate, una sovrastruttura ideologica ad uso e consumo di élite interessate a spartirsi i frutti del lavoro comune, a sfruttare il popolo schiavo. Riusciamo a vivere intense stagioni di progresso e accettazione di quell’ordine democratico che non è altro che mediazione e competizione positiva di interessi diversi, solo dopo che abbiamo provato l’orrore della rinuncia ad esso.
L’autonomia della politica monetaria è un pilastro fondamentale nel gioco politico moderno, sia sul piano interno ma anche e soprattutto su quello delle relazioni internazionali, perché garantisce una gestione dell’economia equilibrata e razionale e favorisce la fiducia degli investitori e lo scambio commerciale.
Tuttavia Trump non perde tempo nell’applicazione della sua strategia di attacco frontale alle istituzioni che controbilanciano il suo potere e la sua possibilità di rivolgersi al suo popolo senza filtri istituzionali. Nei giorni scorsi ha dichiarato di non vedere positivamente il graduale rialzo dei tassi di interesse già deciso e previsto dalla FED, proprio al termine della due giorni di audizione del Governatore Powell in Senato che aveva invece confermato l’impostazione rialzista e velatamente criticato la politica commerciale protezionistica.
Possiamo considerare elementare la constatazione di Trump, e alquanto efficace: un dollaro forte nega la politica estera ed economica che si intende realizzare e tiene in vita le malconce economie europee e fuori controllo la crescita dell’economia cinese. Concludendo mesi di di dibattito sull’apprezzamento della valuta americana che sconta il terzo e il quarto aumento previsto dei tassi in quest’anno, il 45mo presidente degli Stati Uniti ha segnato ancora una volta il suo mandato con il colore della radicalità e dell’eccesso, nel chiaro intento di realizzare un quadro di paura e di incertezza che predispone alla accettazione di una superiorità del potere politico e militare sul benessere economico: sembrerebbe più una politica russa che americana.