La Russia “nemica” e la sporcizia sotto il tappeto dell’occidente

di Dario Rivolta * –

Durante il recente incontro NATO di Madrid è stato deciso che d’ora in poi la Russia sarà formalmente considerata il “nemico”. Piuttosto furbescamente e senza tema d’ipocrisia si è definita la Cina solo come un “competitor” poiché, saggiamente, “i nemici si combattono uno alla volta” ed esiste sempre la speranza di “convincere” Pechino a sposare le sanzioni contro Mosca, magari re-introducendo le “sanzioni indirette”. Oramai la scelta è irrevocabile e ogni nuova azione contro l’”orso russo” sarà giustificata da quella definizione.
Non c’è altro da aggiungere, salvo complimentarci con gli Stati Uniti per essere definitivamente riusciti nell’obiettivo che coltivano da sempre: impedire ogni possibilità che tra le capitali europee e la Russia possa nascere una qualche forma di stretta collaborazione tale da consentire all’Europa, nel prossimo futuro, di sognare una possibile indipendenza dall’egemonia americana. In realtà nessuna persona razionale in Europa ha mai creduto che avesse un senso rompere l’alleanza, oramai secolare, che ci lega con la potenza d’oltre atlantico (ma essere “alleati” è cosa diversa dall’essere ossequiosi servitori). E’ tuttavia verosimile che, specialmente in Germania, qualcuno si immaginasse che, nel probabile scontro tra gli USA e la Cina, noi si sarebbe potuto giocare da neutrali, o quasi. Guadagnando da entrambi.
Ciò che fa specie, ma che dimostra la pochezza dei nostri politici, è che nessun partito presente in Parlamento abbia contestato il risultato di quel vertice e nemmeno abbia suscitato dubbi o chiesto una verifica parlamentare. Certamente i nostri deputati e senatori dovranno ratificare il nuovo ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia, ma si tratterà di una pura formalità e non esistono dubbi sulla sua approvazione.
Così è: la Russia è un nemico e ogni forma di collaborazione con essa non potrà che essere considerata un tradimento. Ovviamente, anche se già lo siamo nei fatti (vedi sanzioni, allontanamento di diplomatici, fornitura di armi all’Ucraina, propaganda varia), una formale dichiarazione di guerra non esiste poiché, almeno per ora, si preferisce che a morire in battaglia siano solo ucraini e russi.
Tuttavia se la Russia è “nemica”, chi come il sottoscritto continua a non capirne il perché è automaticamente un cretino o un traditore (ma perché non furono considerati tali anche i sostenitori del Partito Comunista Italiano, finanziati da Mosca e obbedienti ai suoi ordini durante la Guerra Fredda? Allora ce ne sarebbe stato più di un motivo, eppure uno di loro divenne, poi, perfino Presidente della Repubblica e un altro Presidente del Consiglio).
Chi mi conosce sa per certo che i miei obiettivi politici sono sempre stati orientati verso il bene del mio Paese, l’Italia, e verso la necessità di un’unificazione dell’Europa che non fosse solo economica. Oggi, però, devo prendere atto che il mio governo (e, a quanto sembra, tutte le forze politiche nazionali) ha acconsentito a mettere una barriera insormontabile tra noi e la Russia ed io, da italiano rispettoso delle Istituzioni, devo adeguarmi.
Dunque, mi sforzerò di mettere da parte, d’ora in poi (ci riuscirò?), tutti i dubbi che provo sulla saggezza di scelte strategiche che mi sembrano gravi errori che condizioneranno negativamente il nostro futuro, quello dell’Europa e perfino quello degli alleati americani. Mi permetto soltanto, per l’ultima volta (forse), di “cantare fuori dal coro” denunciando le ipocrisie che ci hanno portato sino alla situazione attuale.
Cominciamo dalle violazioni del “diritto internazionale” commesse dai russi nello scatenare questa guerra invadendo l’Ucraina. Esistono davvero queste violazioni? Certamente sì!
Possiamo noi occidentali, noi NATO, noi italiani accusare i russi in totale buona fede e lanciare la prima pietra? Sicuramente no!
La NATO ha attaccato la Serbia, un Paese sovrano alle prese con forti problemi verso una sua minoranza (un po’ come in russi nel Donbass), violando i suoi confini contro gli accordi OSCE e soprattutto senza alcuna autorizzazione delle Nazioni Unite. In Iraq è stato perfino peggio: ci fu una sorta di veto del Consiglio di sicurezza (la Francia si dichiarò contraria)m ma i bombardieri e i missili partirono comunque. In Libia, altro Stato sovrano si fomentò perfino una guerra civile e anche lì s’intervenne senza attendere il via libera dell’ONU. In Siria le cose andarono ancora peggio: si armarono e aiutarono gruppi di dichiarati terroristi pur di cercare il cambio di un regime non gradito.
Veniamo ora all’allargamento della NATO verso l’est europeo. Oltre ad essere stata una violazione di accordi conclusi con Mihail Gorbaciov in cambio del suo consenso alla riunificazione della Germania (chi smentisce questi accordi mente sapendo di mentire, poiché le testimonianze in quel senso sono numerose e documentate), si sapeva da sempre che estendere l’operazione all’Ucraina e alla Georgia avrebbe causato conseguenze pericolose per la pace e la stabilità europea (anche su questo fatto sono numerose le testimonianze: vedi, tra l’altro, perché non fu fatto a Bucarest e si rileggano le dichiarazioni di Putin al Convegno internazionale di Monaco di Baviera nel 2007).
A questo punto gli ingenui in buona fede diranno tuttavia che la Russia e Putin vanno puniti comunque per gli obbrobri che i loro missili e i loro bombardamenti stanno commettendo in Ucraina durante questa guerra. Le immagini di edifici residenziali distrutti e il numero dei civili uccisi sono impressionanti. Come non sentirsi indignati? Se si commettono simili distruzioni e omicidi è perché si è senza moralità o si è veri carnefici. Non a caso molti stanno chiedendo che Vladimir Putin e i suoi generali siano giudicati da qualche tribunale come “criminali di guerra”. Chi lo chiede? Evidentemente noi occidentali, noi che mai faremmo certe cose!
Peccato che la memoria ci tradisca. Non voglio ricordare le distruzioni a tappeto e le decine di migliaia di civili uccisi dagli americani in Afghanistan e in Iraq. In quei Paesi le truppe americane (e degli alleati) erano sul campo e quei soldati correvano ogni giorno il rischio di essere uccisi non solo da miliziani dichiarati ma anche da alcuni di loro vesti da civili e ospitati e protetti da famiglie apparentemente innocue. Diciamo pure che si è sempre trattato di autodifesa preventiva e non si potevano evitare. Pensiamo invece alla guerra in Serbia. Noi, la NATO, avevamo le “bombe intelligenti”, quelle che potevano colpire qualsiasi obiettivo con la scarto di pochi centimetri. Il territorio non era vasto come quello ucraino e i target strategici erano ben definiti. Ciononostante i bombardamenti aerei furono circa 2300 e i 1150 aerei da combattimento sganciarono 420mila ordigni per un totale di 22mila tonnellate. Tra questi molti contenevano uranio impoverito, un elemento eccellente per perforare qualunque barriera. Purtroppo si tratta di una sostanza che si polverizza facilmente dopo lo scoppio, si ossida, si disperde nell’aria ed entra nel terreno avvelenandolo. Nel 2015 la Serbia ha raggiunto il record europeo di mortalità da tumore maligno. Tutto qui? Niente affatto.
Almeno mille furono le bombe a grappolo utilizzate su 219 località in una superficie di soli 23mila chilometri quadrati. Nei vari bombardamenti, durati ”solo” 79 giorni, rimasero uccisi ben 3mila civili, tra cui 89 bambini. I feriti furono circa 12mila di cui 2.700 bambini. Le abitazioni residenziali colpite “per sbaglio” furono poco meno di 25mila, le strade rimaste distrutte lo furono per 470 chilometri e le ferrovie per 595.
In totale 19 ospedali furono colpiti, 20 centri per anziani, 18 asili, 69 scuole, 176 monumenti, 44 ponti e 14 aeroporti. I danni complessivi alla fine della guerra si stimarono in 100 miliardi di dollari (i dati sono di origine serba ma nessuno li ha mai messi in dubbio). Nessuno si dichiarò allora pronto ad aiutare la ricostruzione e non si parlò mai di un “immediato” ingresso nell’Unione Europea (la Serbia ne è ancora fuori). Il Tribunale Penale internazionale rinviò a giudizio il presidente serbo di allora Milosevic, ma nessun generale o politico della NATO fu mai minacciato di essere sottoposto a giudizio per “crimini di guerra”. Così va il mondo!

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.