La Svezia riconosce lo Stato palestinese. Furioso Lieberman, che richiama l’ambasciatore

di Enrico Oliari

russia-putin-armamenti-grandeIsraele ha richiamato il proprio ambasciatore a Stoccolma, Isaac Bachman: la clamorosa decisione è arrivata dopo che il governo svedese ha voluto confermare ufficialmente la scelta annunciata poche settimane fa di riconoscere la Palestina, e dopo che lo scorso 10 ottobre il ministro israeliano, Avigdor Lieberman, ha convocato di conseguenza il rappresentante diplomatico a Tel Aviv Carl Magnus Nesser.
Rimbrottando Nesser il ministro Liberman aveva sostenuto che la Svezia “non ha compreso che chi ha costituito negli ultimi venti anni un ostacolo tra gli israeliani e i palestinesi sono proprio questi ultimi”.
Tuttavia la stessa Unione europea non sta facendo mistero di non digerire i continui annunci di costruzione di nuovi alloggi nei territori palestinesi (l’ultimo di 1.100 nuove unità a Gerusalemme Est lo scoro 28 ottobre, mentre quello precedente, di 2.600 unità, il 3 ottobre), al punto che già pochi mesi fa ha chiuso le relazioni con le organizzazioni e le aziende israeliane che operano nei territori occupati; le prime a rompere i rapporti con la
Hapoiliam Bank israeliana sono state le banche danesi, olandesi e la Deutsche Bank.
Nonostante l’enfasi di parlare di “primo paese europeo” a compiere tale atto, in realtà la Palestina è riconosciuta, fra i paesi dell’Unione, già da Norvegia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Ungheria, Malta, Polonia e Romania, ma poi ancora da Albania, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Russia, Serbia, Georgia e Islanda. Ed è di pochi giorni fa il voto (non vincolante) della Camera Bassa del Parlamento britannico che va nella stessa direzione.
Alla base della politica espansionistica di Israele a danno dei palestinesi di questi ultimi mesi vi è la palese difficoltà del governo Netanyahu di rimanere a galla, per cui i moderati si trovano di continuo ostaggi dei “falchi”, anche se, alla fine, potrebbe trattarsi di un gioco delle parti. Fatto sta che in primis il partito Beitenu (“Focolare ebraico”), di cui fanno parte proprio il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman e il ministro per l’Edilizia Uri Ariel e che trova il proprio consenso fra i coloni, spingono per una politica intransigente, dove non c’è lo spazio per il dialogo con i palestinesi, per cui Benjamin Netanyahu si trova spesso con le mani legate. Basti pensare che nel novembre 2013 lo stesso premier aveva ordinato ad Uri Ariel “di riconsiderare tutte le misure riguardanti la progettazione” delle 20mila unità abitative ideate in Cisgiordania, “adottate senza previo coordinamento”. “Questa iniziativa non favorisce la colonizzazione – aveva continuato il premier israeliano – al contrario è sbagliata. E’ un gesto inutile, dal punto di vista legale e pratico, è un’azione che innesca uno scontro inutile con la comunità internazionale nel momento in cui stiamo tentando di convincere i membri della stessa comunità a raggiungere un accordo migliore con l’Iran”.
Quel che è certo è che resta impossibile pensare alla pace facendo di tutto per fare la guerra, e questo vale tanto per i palestinesi quanto per gli israeliani.
Fa comunque riflettere il fatto che ogni qualvolta venga annunciata la costruzione di una nuova serie di unità abitative sulla terra degli altri, praticamente due volte al mese, si assistsa ad uno stracciarsi le vesti a catena dei vari capi della diplomazia europea, parole, chiacchiere alle quali la Svezia di Lofven ha voluto rispondere con un gesto di concretezza, ribadendo qualche giorno fa che “Una soluzione a due stati suppone un riconoscimento reciproco e la volontà di una coesistenza pacifica. Ecco perché la Svezia riconoscerà lo Stato della Palestina”.
Come ha osservato l’israeliana Zahava Gal-On, presidente del partito di sinistra Meretz,
l’iniziativa di Stoccolma potrebbe generare “un effetto a catena che porti il resto degli Stati dell’Unione europea a riconoscere lo Stato palestinese”. Tuttavia, “Invece di convocare l’ambasciatore svedese in Israele per un rimprovero – ha detto Gal-On – , sarebbe meglio per il governo lasciar perdere le proprio ossessioni e acconsentire al riconoscimento di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite”: “Israele potrebbe tenere un tipo diverso di negoziati, tra governo e governo, atto a raggiungere una soluzione comprensiva”.
Se per Netanyahu il riconoscimento di oggi rappresenta una mossa “deplorevole”, per il ministro degli Esteri Lieberman si tratta di un’azione “estremamente spiacevole”, che “rafforzerà le forze radicali ed estremiste dei palestinesi”. “L’unico modo per raggiungere un accordo vero” – ha detto – “è attraverso negoziati chiari tra Israele e i palestinesi. Mosse come quella di Stoccolma hanno il solo risultato di fomentare le richieste irrealistiche dei palestinesi, allontanando così la soluzione al conflitto”.
Intanto l’ambasciatore Bachman, richiamato, “è a disposizioen fino a nuovo ordine”.

Stati che hanno riconosciuto unilateralmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967 (Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est:

Lega araba
Algeria – Bahrain – Comore – Gibuti – Egitto – Iraq – Giordania – Kuwait – Libano – Libia – Mauritania – Marocco – Oman – Qatar – Arabia Saudita – Somalia – Sudan – Tunisia – Emirati Arabi Uniti – Yemen

Altri stati dell’Africa
Angola – Benin – Botswana – Burkina Faso – Burundi – Camerun – Capo Verde – Repubblica Centrafricana – Ciad – Repubblica del Congo – Repubblica Democratica del Congo – Guinea Equatoriale – Etiopia – Gabon – Gambia – Ghana – Guinea – Guinea-Bissau – Madagascar – Mali – Mauritius – Mozambico – Namibia – Niger – Nigeria – Ruanda – São Tomé e Príncipe – Senegal – Seychelles – Sierra Leone – Swaziland – Tanzania – Togo – Uganda – Zambia – Zimbabwe

Altri stati dell’Asia
Afghanistan – Bangladesh – Bhutan – Brunei – Cambogia – Repubblica Popolare Cinese – India – Indonesia – Iran – Laos – Malaysia – Maldive – Mongolia – Nepal – Corea del Nord – Pakistan – Filippine – Sri Lanka – Vietnam – Thailandia – Burma – Kazakistan – Uzbekistan – Kirghisistan – Turkmenistan – Tagikistan

Americhe
Cile – Costa Rica – Cuba – Ecuador – Guyana – Nicaragua – Brasile – Argentina – Bolivia – Uruguay – Perù – Paraguay – Salvador – Venezuela – Saint Vincent e Grenadine – Repubblica Domenicana – Honduras

Oceania
Papua Nuova Guinea – Vanuatu

Stati che riconoscono uno status speciale alle rappresentanze palestinesi:
Delegazione diplomatica palestinese: Francia, Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, Austria;
Delegazione speciale Palestinese: Messico;
Delegazione generale palestinese: Irlanda, Australia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Città del Vaticano, Stati Uniti;
Rappresentanza dell’OLP: Svizzera:
Dipartimento dell’OLP: Israele (relazioni ufficialmente sospese nel 2001)

Dal 2012 la Palestina è ufficialmente annoverata dalle Nazioni Unite come Stato osservatore; il voto favorevole all’assemblea generale ha riguardato anche molti paesi che non riconoscono ancora formalmente lo Stato di Palestina.