L’adeguamento di Schengen non riguarda le merci. E neppure i soldi: il Target2 prospera

di C. Alessandro Mauceri –

euroIl movimento dei migranti, dei rifugiati e dei profughi attraverso i paesi europei ha messo in discussione il Trattato di Schengen, l’accordo che regolamenta la libera circolazione di uomini e merci attraverso i paesi aderenti.
La soluzione trovata è, come era logico aspettarsi, all’”europea”: non potendo sospendere Schengen per un periodo così lungo (la sospensione è ammessa solo per pochi mesi, non per due anni come richiesto) i vari paesi si sono accordati di limitare il traffico delle persone, ma non quello delle merci. Un modo come un altro per non disturbare chi davvero sta beneficiando dell’Unione europea, ovvero le grandi multinazionali, che continueranno ad avere a strada aperta per distribuire e vendere i propri prodotti.
Ma gli scambi commerciali non sono i soli a non essere esclusi dai nuovi accordi. Nessuno ne parla, ma c’è un altro traffico, ben più proficuo e rilevante, che prevede periodici scambi tra i vari paesi dell’Unione: gli scambi di denaro.
In passato uno dei motivi che ha fatto crescere a dismisura l’importanza delle banche è stata la decisione di convertire gli scambi di merci in valuta corrente evitando in questo modo il trasporto di grosse quantità d’oro o dei corrispettivi. Solo periodicamente i banchieri compensavano questi scambi con i colleghi di altri paesi o mercati o territori.
Da allora poco è cambiato. Oggi i pagamenti (in entrata e in uscita) nei confronti di altre banche, delle amministrazioni pubbliche o dell’Eurosistema (BCE e banche centrali nazionali), in altre parole il flusso di denaro che viaggia da uno stato all’altro, sono gestiti da una piattaforma chiamata Target2. E’ su questa piattaforma che, ogni settimana, transita una quantità di denaro enorme, un flusso di pagamenti quasi uguale a quello del pil annuale di tutti i paesi dell’Eurozona. Un trasferimento tuttavia di cui poco la gente comune sa, anche perché il denaro elettronico che le banche utilizzano per regolare reciprocamente i conti si muove ad altissima velocità. E quando una banca ne accumula troppo, perché i propri clienti ricevono più pagamenti di quanti ne eseguono, di solito decide di prestarlo ad interesse a un altro istituto bancario che ha bisogno di liquidità. Si tratta anche in questo caso di soldi portati oltre frontiera. Niente di illegale, si intende, e nemmeno volontà di frodare il fisco visto che i movimenti sono tracciati.
Il problema è che, in molti casi, questi flussi sono considerevoli. Ciò significa che le banche di uno stato hanno guadagnato o perso molti soldi. È quello che sta accadendo in Italia: secondo i calcoli effettuati da Banca d’Italia, il Target 2, il sistema che regola i pagamenti e il flusso di capitali che girano da uno all’altro dei Paesi che adottano la moneta unica, indica che il deficit dell’Italia ha superato i 240 miliardi di euro. È in assoluto il peggior risultato da quando è nato l’euro. Male anche la Grecia, sotto di 97,3 miliardi ma in ripresa, o della Francia, in “rosso” di 73,5 miliardi.
Dove sono finiti i soldi “italiani”? In Germania, prima di tutto, che presenta un attivo di  592,5 miliardi (il risultato migliore dal  2012), ma anche in Olanda (+49,4 miliardi), e in quello che da sempre è uno dei paradisi fiscali dell’eurozona: il Lussemburgo (+140,4 miliardi).
Anche se nessuno né al governo né sui media ne parla, si tratta di numeri di importanza “capitale” (in tutti i sensi). Indicano, tra l’altro, quanto risparmiatori e investitori si fidano del paese. Il fatto che molti degli invertitori hanno deciso di investire i propri soldi in attività all’estero vuol dire che, nonostante le promesse di ripresa sbandierate dal premier, sono sempre meno quelli che credono nel cambio di rotta. Il Target 2 è un segno palese e inconfutabile della perdita di fiducia. “Fiducia” che i soldi messi nelle banche italiane non vengano congelati o utilizzati per coprire almeno in parte i danni causati dalla cattiva gestione delle banche; paura che finiscano sono in tasse e imposte; paura che non valgano più quanto valevano fino a pochi anni fa.
Alcuni esperti hanno lanciato l’allarme sul Target 2 dell’Italia: oggi questo dato è peggiore addirittura di quello del 2011. In altre parole, anche quando sembrava che tutto il mondo della finanza stesse per esplodere, c’era più fiducia di adesso nel sistema finanziario. A poco è servita la giustificazione di Bankitalia, che ha cercato spiegare il peggioramento del saldo debitorio Target2 nel corso del 2015 dicendo che è un “riflesso del comportamento delle banche italiane che grazie ai fondi ottenuti dall’Eurosistema soprattutto con la terza hanno ridotto le fonti di finanziamento sui mercati internazionali all’ingrosso più onerose”.
E mentre cresce il numero delle imprese italiane che decide di rilocalizzarsi all’estero, quello dei giovani che espatriano in cerca di un posto di lavoro, ad abbandonare il paese pare sia anche la fiducia degli investitori. Quella che, come confermano i dati del Target2, ha visto centinaia di miliardi di euro varcare la frontiera dall’Italia per non tornare più.