Le agenzie di rating premiano gli Usa e condannano la Russia. Ma a ben vedere…

di C. Alessandro Mauceri – 

standard and poosrUn recente sondaggio della CBS ha rilevato un indice di gradimento dell’operato del presidente Obama, da parte degli americani, poco sotto il 50%, con piccole variazioni a seconda dei vari temi di politica interna o estera, ma in crescita dato che solo un paio di mesi fa era intorno al 39%. Quasi negli stessi giorni l’istituto di ricerca russo Public Opinion Research Center ha reso noti risultati della propria ricerca sull’indice di gradimento e popolarità del presidente russo, Vladimir Putin: in questo caso, sorprendentemente, il gradimento è risultato dell’82,4%.
Il tutto nonostante che il modo di gestire il paese da parte del presidente Obama recentemente è stato lodato da diverse agenzie di rating (americane) che hanno classificato gli Usa con una AA+. Le stesse agenzie, invece, hanno detto che i titoli russi sono “junk” (”spazzatura”). Tanto che Standard & Poor’s ha abbassato il giudizio sul debito russo da BBB- a BB+ e, per di più, con una tendenza al peggioramento.
Come è possibile, vien da chiedersi, che un presidente che porta il proprio paese ad avere una stima tanto positiva sia così poco amato e, invece, un altro che ha trasformato il proprio in “spazzatura” in patria sia amato più di tutti i suoi predecessori? La verità, come al solito, è nei “numeri”.
Per decenni gli Stati Uniti d’America sono stati considerati come il posto ideale per vivere (basti pensare ai flussi migratori verso gli Usa). È così che viene presentato dalle agenzie di rating e da molti serial tv. La realtà, però, è ben diversa. Negli ultimi dieci-dodici anni la popolazione americana aumentata, ma è aumentata anche la percentuale di cittadini che vivono in condizioni di povertà assoluta, che è passata dal 12% ad oltre il 15%. Il tasso di disoccupazione, nello stesso periodo, è più che raddoppiato e per alcune fasce d’età, come per i giovani dai 15 ai 24 anni, supera il 17%. Gli Usa negli ultimi anni hanno speso somme astronomiche per fare guerre (i cui esiti sono ancora incerti) su quattro continenti. Il risultato è stato un indebitamento senza precedenti: il debito estero, ovvero il debito che gli Usa hanno contratto nei confronti dei creditori stranieri è passato da 862 miliardi di dollari nel 2000 a 14.710 miliardi nel 2012, con un trend di crescita spaventoso. Anche il debito del governo centrale è aumentato di oltre il dieci per cento, in meno di quattro anni. Una situazione certo tutt’altro che rosea, e certo non dovuta alla crisi, che si è manifestata solo a partire dal 2007.
E la Russia? Se questi sono i “numeri” degli Usa, come saranno quelli del paese guidato da Putin? Forse le agenzie di rating, tutte americane (tranne una), dovrebbero aggiornare i propri software perché i “numeri” della Russia non sembrano poi così negativi, specie se confrontati con quelli degli Usa. In Russia, la popolazione è aumentata, ma di poco e solo nell’ultimo periodo. In compenso, la percentuale di cittadini russi al di sotto della soglia di povertà è diminuita e non poco passando dal 40% nel 1999 al 13% nel 2011. Il tasso di disoccupazione si è praticamente dimezzato (dal 12,4 % del 1999 al 5,5 % del 2012) e tra i giovani la disoccupazione non è peggiore di quella degli Usa. Quanto al debito estero, anche in questo paese è aumentato, ma è “solo” triplicato. Una performance ben diversa rispetto a quella degli Usa dove è aumentato di ben diciassette volte.
E il debito del governo centrale è sorprendente: dal 2000 al 2012 il debito pubblico della Russia in rapporto al Pil è diminuito e non poco: è passato dal 49% al 12%: una performance ben diversa rispetto a quella degli Usa dove invece, nello stesso periodo, è cresciuto, e non poco.