Le tecniche sovversive

di Giuseppe Gagliano *

scott brown venturi nel deserto di las vegas 1966 fuoriCome è acquisito nel contesto della storiografia strategica francese la principale opera di riferimento sulla sovversione fu quella di Roger Mucchielli secondo il quale la sovversione è l’azione preparatoria o concomitante destinata unicamente a screditare il potere e a far allontanare da esso coloro che avrebbero avuto l’intenzione di difenderlo in caso di pericolo. In altri termini la sovversione è una tecnica di indebolimento del potere e di demoralizzazione dei cittadini e agisce sull’opinione pubblica attraverso mezzi sottili e convergenti. Ebbene prendendo spunto dalla riflessione di Mucchielli possiamo interpretare la sovversione come un insieme di tecniche autonome destinate a indebolire l’avversario minando le fondamenta stesse delle sue difese naturali. In uno scenario più globale, possiamo anche integrare le pratiche sovversive nelle azioni offensive e avvicinarle ad altre tecniche legate alla guerra mediante l’informazione. In questo contesto la sovversione si coniuga perfettamente con le tecniche di guerriglia. Fomentando l’agitazione e il disordine e introducendo nuovi attori di destabilizzazione al momento opportuno e con un effetto di trascinamento, essa partecipa a una certa forma di terrorismo. Perseguendo e provocando la repressione, la guerriglia può suscitare l’indignazione dell’opinione pubblica e creare incidenti che possono essere sfruttati dalla sovversione, che ricorre principalmente alla violenza verbale.
In un’ottica sincretica è anche utile ricordare le definizioni delle tecniche destabilizzanti vicine alla sovversione e che vi si possono integrare: propaganda, pubblicità, intossicazione e disinformazione.
La propaganda è la trasmissione a un pubblico di un’informazione che dev’essere percepita come l’espressione della sola verità esistente. Si presenta a volto scoperto, anche quando mente. Finge di rivolgersi alla nostra intelligenza ma ottiene il massimo dell’efficacia quando mira alle nostre facoltà irrazionali.

• La pubblicità è la trasmissione, a un pubblico il più vasto possibile o al contrario mirato, di un messaggio la cui verità o falsità non costituisce l’interesse essenziale e il cui scopo non è informare ma influenzare. È il fatto di esercitare un’azione psicologica sul pubblico, con uno scopo diretto.
• L’intossicazione è un’azione che punta all’avversario e che consiste nel fornirgli informazioni sbagliate che gli faranno prendere delle decisioni cattive per lui e buone per l’iniziatore.
• La disinformazione è una manipolazione dell’opinione pubblica, a fini politici, con un’informazione trattata da mezzi deviati.
Alla luce di queste considerazioni dell’analista francese possiamo indicare in tre obiettivi lo scopo delle azioni sovversive:
• Screditare e disintegrare i gruppi, instillando il dubbio sui valori da distruggere, come pure sugli individui, in modo da colpevolizzarli. Si tratta di dare l’impressione della “inutilità della lotta”, inculcando il timore dell’avversario, ridicolizzando il bersaglio, isolandolo e distruggendone la fiducia nei propri mezzi di difesa.
• Screditare l’autorità stabilita e i suoi difensori attaccando tutte le articolazioni del bersaglio. Lo screditamento dell’autorità permette la messa in atto, per effetto di trascinamento, del circolo del discredito: l’indebolimento dell’autorità porta al rafforzamento delle contestazioni che provocano un indebolimento supplementare di tale autorità, in un movimento continuo.
• Neutralizzare i gruppi che possono venire in soccorso dell’ordine stabilito, principalmente agendo sull’opinione pubblica. Si tratta di isolare e di rendere impotenti i gruppi costituiti mediante l’”entrismo” e l’infiltrazione di agenti sovversivi. Lo scopo è provocare il “panico muto”, impedendo qualsiasi iniziativa per timore di farsi notare e conducendo al rifiuto di impegnarsi. Affinché la sovversione possa attuarsi diventa necessario illustrare le tecniche principali della sovversione.

In linea di massima la tecnica sovversiva gioca costantemente sul manicheismo e sullo scontro tra valori positivi e valori negativi, caricando beninteso il bersaglio di valori negativi. Si potrà citare come esempio di queste connotazioni negative l’insicurezza, la guerra, la morte, la miseria, la paura, la schiavitù, la tirannia, l’arbitrarietà, l’ingiustizia, lo sfruttamento dell’uomo, la disuguaglianza, il disprezzo. Invece, i valori positivi di cui l’agente sovversivo dovrà fare sfoggio possono appartenere ai registri della giustizia, della libertà, dei valori “universali”, ecc.
Sviluppando fino al parossismo la sua logica, la sovversione riuscirà a presentare la violenza come giusta, allegando la legittima difesa e definendo la libertà in opposizione all’autorità e al bersaglio mirato. Si tratterà di provocare la disintegrazione esacerbando le tensioni per distruggere il funzionamento armonioso del sistema in causa e farlo crollare. Tutto poggia dunque sulle strategie indirette per sradicare le forze morali dell’avversario. Queste tecniche richiedono il perseguimento del controllo delle masse, che hanno un comportamento gregario in conformità con l’individuo medio. Esse sono sottomesse al principio dell’imitazione, alla suggestionabilità e pensano per immagini: con la massa, basta mostrare e non serve dimostrare, poiché l’immagine prevale sullo scritto. Le manipolazioni giocano allora sugli istinti fondamentali – aggressione, sopravvivenza, ecc. – e sui condizionamenti attraverso la parola indirizzata all’inconscio: si cercherà di associare delle parole a delle idee da far passare, col fine di creare dei riflessi condizionati.
Il passaggio dalle parole allo slogan è a questo punto naturale. Il discorso passerà dallo slogan al mito giocando sulle immagini che soddisferanno l’oziosità dell’individuo gregario che non desidera altro che funzionare in questo modo.
Più esattamente la manipolazione sovversiva utilizzerà sette procedimenti. Mediante l’amalgama si cercherà di mettere insieme idee o personalità senza rapporto per far ricadere i caratteri negativi o positivi degli uni sugli altri. Puntando sull’implicazione, si colpevolizzerà l’individuo e lo si isolerà, lo si metterà in luce e lo si “additerà”. Si userà il recupero sia culturale sia argomentativo, per alludere ai riferimenti culturali e al passato comune o per appropriarsi degli argomenti validi dell’avversario. Si giocherà sul transfert emotivo per separare quelli che aderiscono dagli altri e usare il dramma per mettere sotto accusa. Con il trasferimento di responsabilità, si riverserà la responsabilità dei propri atti sugli altri e ogni azione violenta dovrà apparire come la risposta legittima a una provocazione. Mescolando varie azioni di portata diversa mediante il procedimento di trasfusione, si potrà giustificare ogni azione con dei successi minori artificialmente ingranditi, e addirittura giocare sul trionfalismo e l’effetto di trascinamento. Infine, converrà far credere a una mobilitazione importante sul tema determinato per ostentare l’unanimità.
Di estremo interesse risultano alcune tecniche sovversive poste in essere con maggiore frequenza:

• la creazione di un personaggio immaginario, che si mitizza per personificare la causa che intende difendere e creando un simbolismo efficace e simpatico mantenendo il mistero sulla sua identità (la tecnica di Zorro);
• le tecniche di “pastiche”, di appropriazione indebita, che si ispirano al metodo dei situazionisti e lo rivisitano. Dal riciclaggio al plagio, passando per l’utilizzo indebito di fumetti per provocare la derisione; cambiamento del nome di una via per caricare il bersaglio di una connotazione negativa, appropriazione indebita in diretta di una trasmissione televisiva per far passare un messaggio. Le tecniche attuali di sovversione si mantengono fondamentalmente le stesse ma demoltiplicano gli effetti mediante l’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione;
• il video come mezzo sovversivo o di guerriglia, sia come testimonianza visiva per lottare contro degli “abusi”, sia come mezzo preventivo di protezione di una manifestazione. Può servire a “rivelare” una situazione, a fare contro-informazione o agit-prop e l’utilizzo del digitale permette la diffusione rapida e planetaria delle immagini via Internet. Le tecniche video possono combinarsi con l’organizzazione di happening, per creare dal niente degli incidenti sfruttabili, per esempio attraverso delle messe sotto accusa mediatiche (tecnica del falso processo) o perfino dei procedimenti contenziosi reali contro un bersaglio;
• l’azione lampo di protesta che può assumere la forma di manifestazione, invasione, occupazione, partecipazione, ecc. Gli avversari sovversivi metteranno in atto i metodi del “lobbying radicale”, cari a Ralph Nader, mix di azioni forti rivolte ai decisori il cui principio base sono la destabilizzazione e la sovversione giuridica.

Insomma, la strategia usata è quella del logoramento, della demoralizzazione dell’avversario per usura ed esaurimento psicologico. Il sovversivo utilizzerà la verifica delle fonti e dei fatti, additerà le contraddizioni, provocherà il dibattito, parteciperà. Opporrà la fama di un “esperto” al bersaglio per contrastarne la comunicazione o metterla in una situazione difficile, con delle varianti quali i contro-sondaggi, le commissioni o i laboratori creati ex nihilo, gli appelli a controperizie, osservatori, comitati di vigilanza o di sorveglianza, libri bianchi o neri, ecc.
La guerra delle parole, core business della sovversione, si fonderà su queste decrittazioni e controperizie per mettere in atto una “contropropaganda” che permetta di smontare la comunicazione dell’impresa presa di mira, isolando ogni tema per attaccarne i punti deboli, scegliere il miglior terreno da combattimento, metterlo in ridicolo, praticare il discredito e il “martirologio”.
In ultima analisi le tecniche sovversive e dialettiche si sono oggi modernizzate grazie al progresso tecnologico, comprese le risorse di Internet non solo come media ma anche come mezzo logistico di comunicazione organizzativa per l’organizzazione sovversiva o come arma nel caso di operazioni di mailbombing o di invio di virus.
Una delle pratiche sovversive di maggiore efficacia è certamente il diritto.
Il diritto si integra perfettamente, come obiettivo e come mezzo, in una pratica della sovversione applicata al mondo economico. Esso, infatti, è un terreno di manovra. È la regola del gioco e il terreno normale di regolamento sociale degli scontri. Il diritto è un’arma che consente di valicare la volontà contraria dell’avversario. Il diritto è una materia da esperti, un’arma che può essere maneggiata da un individuo isolato con la quale Davide può battere Golia. L’esperto isolato può vincere la multinazionale.
Il diritto è una materia che si presta a meraviglia alle operazioni di cassa di risonanza mediatica. La Giustizia, sempre rivendicata dai sovversivi, è in generale la conseguenza del Diritto. Il combattimento sul terreno giuridico permette di ricreare nell’immaginario tutti i miti degli eroi che combattono i tiranni mille volte superiori in potenza. L’azione giuridica permette di indebolire l’avversario, di focalizzarlo su temi secondari, perfino futili. Può talora batterlo, ma lo destabilizza sempre. L’azione giuridica permette di smobilitare, demoralizzare, screditare il suo bersaglio. Se l’azione viene vinta, il sistema sociale cataloga ipso facto il vincitore tra i “buoni”, dalla parte dei “giusti”, relegando d’ufficio il vinto all’inferno mediatico.
Inoltre, l’azione giuridica può creare un clima di terrore paralizzante, come nel caso della contestazione della responsabilità dei dirigenti d’azienda. La giurisprudenza contiene un effetto proprio di concatenazione a spirale, che può incoraggiare una moltitudine di attori a intentare azioni simili a una prima azione che abbia avuto esito positivo. La vittoria giuridica è quindi certamente la miglior base per un’operazione di guerra dell’informazione e di destabilizzazione sovversiva. Costituisce, infatti, una base su cui tutte le ulteriori tecniche possono poi prosperare.
Un altro metodo di pratica sovversiva e trasponibile in materia economica, è l’associazione di difesa dell’ambiente. La sua modalità antagonista si concretizza nel logoramento procedurale: ricorsi sistematici contro i permessi edilizi dell’impresa in questione, contenziosi relativi agli effetti nocivi, attacco delle autorizzazioni amministrative.
Alla luce di quanto affermato non c’è dubbio che l’impresa che deve fare fronte a macchinazioni sovversive è spesso disarmata a causa del gap politico-culturale che c’è tra le concezioni imprenditoriali classiche e la realtà delle pratiche di questo tipo di attori. Nemmeno un approccio di intelligence economica che si potrebbe classificare come “classica” o “assennata” permette di prendere tutte le misure rispetto ai rischi in cui può incorrere e ai mezzi e ai metodi da utilizzare per lottare efficacemente. In quest’ambito particolare dell’info-guerra, è inoltre necessario fare riferimento alla pratica politica precedente e adattare a una realtà economica attuale dei processi che si sono dimostrati validi in altri tempi e in altri campi. Schematicamente, l’impresa deve innanzitutto integrare la realtà dei rischi sovversivi e formarvisi. Si può combattere bene solo un avversario che si conosce. Ciò significa che la cultura imprenditoriale deve impregnarsi della cultura sovversiva per saper individuarla e prendere le misure difensive e offensive che s’impongono. Bisogna poi comprendere bene che l’inazione o la difesa statica contro delle azioni sovversive a lungo termine sono inefficaci. Bisogna assolutamente riprendere l’iniziativa.
In primo luogo, riserrando i ranghi all’interno e attorno all’organizzazione attaccata. Ciò implica in particolare rafforzare realmente il dialogo sociale interno a tutti i livelli. Le organizzazioni sindacali, in particolare quelle dei quadri dato il loro ruolo particolare nella condotta dell’impresa, devono in quest’ottica essere considerati dal management come dei partner e degli alleati a pieno titolo. In seguito, isolando l’avversario, delimitandolo, analizzandone pubblicamente i metodi. Piuttosto che confutare, è più convincente dimostrare pubblicamente i meccanismi utilizzati dal gruppo sovversivo, coinvolgendo i mezzi di comunicazione. Peraltro, si tratta sistematicamente di operare un rovesciamento dialettico delle armi dell’avversario, ossia utilizzare le tecniche sovversive contro i sovversivi, sia nel discorso che nell’azione. Parallelamente, l’impresa può utilizzare tutti i mezzi di diritto, civile e anche penale, per annientare rapidamente e senza pietà l’attaccante identificato. In altri termini, non bisogna mai temere di “prendere un carro armato per schiacciare un moscerino”, ma conviene in questo caso andare fino in fondo. Sul lungo periodo, l’impresa non può vincere contro una condotta sovversiva se non sviluppando una strategia su due assi paralleli: la riconquista degli spiriti, che può anche implicare la distruzione “ideologica”, simbolica dell’aggressore che ha superato i limiti accettabili, e il combattimento punto per punto contro questo stesso avversario rispondendo sistematicamente e rendendo colpo per colpo, usando tutta la forza di cui si dispone.

* Giuseppe Gagliano
Presidente
Cestudec.com

(Foto: Scott Brown, Venturi: Nel deserto di Las Vegas, 1966)