L’emergenza Covid-19 ha stretto i legami dell’America Latina con la Cina

di Paolo Menchi

I rapporti tra la Cina e i paesi dell’America Latina, che già negli ultimi anni avevano avuto un forte sviluppo grazie ai grandi investimenti del paese asiatico nelle infrastrutture e nel settore energetico, come per esempio la fornitura del 5 g in Brasile o i prestiti che sono stati concessi ad Argentina e Venezuela, durante il periodo del Covid hanno subito una decisa accelerazione perché la Cina è stato l’unico paese immediatamente pronto ad aiutare i paesi della zona.
Alcuni analisti hanno definito questa manovra “la diplomazia Covid “ cioè come la possibilità nel periodo iniziale e più drammatico della pandemia di fornire immediatamente mascherine, presidi medici, ossigeno che negli altri paesi sviluppati si faceva fatica a produrre in grandi quantità in poco tempo, ha trasformato la Cina in un partner affidabile e rilevante per l’America Latina , in particolar modo per le economia meno sviluppate che non potevano permettersi nemmeno il lusso di pagare queste forniture.
Uno dei primi paesi a ricevere aiuti dalla Cina è stato il Venezuela, a cui sono seguite altre nazioni come la Bolivia e l’Argentina, ma successivamente hanno cominciato ad acquistare questi prodotti medici anche gli altri paesi latinoamericani che avevano le possibilità economiche per farlo ma che non avevano i mezzi per produrli in massa.
Con la vendita di milioni di vaccini la Cina ha avuto il doppio vantaggio di dare un grosso impulso alla sua industria farmaceutica e nello stesso tempo ha aumentato la sua influenza nei mercati latinoamericani, aprendo politicamente anche con il Nicaragua dopo che quest’ultimo ha rotto le relazioni diplomatiche con Taiwan.
La Cina non si è limitata alla vendita o alla fornitura gratuita ma ha stretto anche accordi commerciali per produzione di vaccini in Brasile, Perù e Argentina, e questo le permetterà di sviluppare l’industria biotecnologica nella regione ed essere il primo partner mondiale in questo settore.
Secondo gli analisti il fatto che in America Latina alcuni governi siano ormai considerati di sinistra non può far altro che aumentare gli scambi commerciali tra questi paesi e la Cina; oltre agli ormai storici rapporti con il Venezuela, con Cuba, con l’Ecuador di Rafael Correa, con l’Argentina di Cristina Kirchner, con El Salvator di Bukele, ci sono già stati i primi incontri con il Perù di Pedro Catillo e con il Nicaragua di Daniel Ortega ma anche il Cile ha da pochissimo un presidente di sinistra che potrebbe sviluppare ancora di più i rapporti tra i due paesi, già importanti. Infatti è stato proprio grazie alle forniture cinesi che il Cile è stato da subito uno dei paesi al mondo con la più alta percentuale di vaccinati.
Sicuramente la dipendenza dei paesi latinoamericani nei confronti della Cina è aumentata anche a causa della grande quantità di prestiti che sono stati erogati da Pechino e che in questo momento sono stati un po’ frenati dalle difficoltà di restituzione, ma che sono comunque pesanti da sostenere.
Questo non farà altro che aumentare il commercio tra la Cina e i paesi latinoamericani che, indeboliti dai debiti, potrebbero concedere condizioni migliori alla Cina, interessata soprattutto al petrolio e alle altre risorse naturali di cui la zona è ricca.
Sarà interessante verificare l’atteggiamento degli Stati Uniti, che da sempre hanno considerato il Sud America come il loro orticello privato e che per difenderlo non hanno mai esitato ad intervenire favorendo anche alcuni colpi di stato, nel vedersi soppiantare nel ruolo guida in molti di questi paesi da una un’altra grande potenza, ideologicamente opposta, considerata la principale rivale per il controllo mondiale del commercio.