L’equilibrio strategico e la nuova deterrenza

di Giovanni Caprara

La componente dei vettori a testata nucleare terrestri ed imbarcati, potrebbe non essere più il riferimento principale per un attacco od una ritorsione; infatti la scelta di implementare i veicoli di rientro plananti ipersonici mostra un netto cambiamento nelle strategie dei paesi tecnologicamente avanzati, in quanto risponde alle nuove esigenze della conduzione di operazioni complesse in ambienti ad alta conflittualità. Una decisione politica orientata alla deterrenza, dove gli investimenti per mettere a punto sistemi difensivi anti missile ipersonico, sono di gran lunga inferiori a quelli stanziati alla ricerca sui propulsori che possano garantire velocità superiori a Mach 5, limite minimo che permette al vettore di superare i sistemi di scoperta e guida missili avversari.
Per l’anno fiscale 2020 i finanziamenti statunitensi erogati alla difesa antimissile sono esaustivi a dimostrare tale tendenza: dei 2,6 miliardi di dollari stanziati per la ricerca ipersonica, solo 157,4 milioni sono destinati a sistemi difensivi. Nel piano economico per i prossimi cinque anni, accuseranno un trend negativo: 142,3 milioni di dollari nel 2021, 116,9 nel 2022, 119,7 nel 2023, 122 nel 2024. I sistemi di Early Warning e comunicazione, dislocati nello spazio, riceveranno solo 15 milioni di dollari dal budget per la Difesa USA nel 2020. Il valore fra i due sistemi d’arma è comparabile come potenziale distruttivo, ma i vettori tradizionali a testata nucleare possono essere intercettati, pertanto la deterrenza subisce una significativa diminuzione, per questo motivo lo sviluppo missilistico è dedicato ad un nuovo profilo di volo dei vettori, con la finalità di migliorarne la manovrabilità, l’accuratezza al bersaglio e l’avionica, ma soprattutto l’accelerazione che garantisce una elevata possibilità di sopravvivenza nel superare le bolle dei sistemi difensivi avversari. Ad esempio, un missile da crociera a velocità ipersonica lanciato contro un’unità di superficie, sarebbe difficilmente scoperto e tracciato dai radar, pertanto supererebbe quasi certamente sia le difese missilistiche che quelle di artiglieria imbarcata per la difesa di punto.
Dunque un “Game-changer” nella deterrenza che sta evolvendo da quella nucleare alla ipersonica, e che renderebbe possibile una progressiva diminuzione degli arsenali nucleari in favore di vettori di precisione a lungo raggio, con testata di guerra convenzionale, in grado di raggiungere e mantenere il regime ipersonico sino a 25mila km/h, ma soprattutto con una più imprevedibile traiettoria orizzontale che balistica.
La capacità nella manovrabilità conferisce a questi missili ipersonici di poter cambiare velocemente la rotta e colpire un bersaglio diverso da quello pianificato nella missione iniziale. Questo si traduce nel comprimere i tempi di reazione dei decisori, i quali avrebbero un tempo brevissimo per comprendere la minaccia e rispondere all’offesa.
Le nazioni che non dispongono della possibilità di mettere a punto vettori ipersonici, saranno costrette ad acquisirli dai paesi che li stanno sviluppando per mantenere l’equazione di potenza che ha garantito sinora la stabilità geopolitica. Un eventuale attacco preventivo effettuato con i nuovi vettori sarebbe in grado di annientare i missili balistici avversari ed i centri di comando e controllo ostili, C2, oltrepassando i sistemi di difesa, Anti-Access/Area Denial System, in pochissimi minuti, ponendo lo Stato aggredito in condizione di rispondere in modo limitato, ossia con i pochi siti di lancio usciti indenni e con i missili intercontinentali imbarcati. La diffusione dei vettori ipersonici potrebbe conferire alle nazioni meno avanzate ed a soggetti transnazionali, di assurgere a nuove potenze globali, questo perché la tecnologia ipersonica risponde al concetto del dual use, che consente un notevole risparmio perché è rivolto sia agli ambienti civili che militari. Infatti uno stato emergente potrebbe acquisirla per migliorare la propria aviazione civile e commerciale, per poi utilizzarla anche in ambito militare tanto da minacciare le potenze regionali o le superpotenze stesse con la conseguente destabilizzazione globale. A tal proposito, le nazioni che stanno implementando i vettori ipersonici, potrebbero scegliere di esportarle verso i propri alleati allo scopo di estendere la propria deterrenza ed accrescere l’area di influenza regionale.
Pertanto le armi ipersoniche annullano quasi totalmente il valore strategico degli scudi antimissile che hanno mantenuto una stabilità fra Stati Uniti, Russia e Cina. L’Avangard russo sembra possa raggiungere obiettivi fino a 11mila chilometri di distanza dal suo punto di lancio con una accelerazione prossima a Mach 20, mentre la Cina ha messo a punto il Xingkong-2, con una velocità pari a 7mila chilometri orari. Gli Stati Uniti, nel programma Prompt Global Strike, avrebbero vettori già con una capacità operativa di Mach 10. Il missile X-60 A è un vettore aviolanciato con propulsione del tipo scramjet generata da un motore Hadley a propellente liquido, con una velocità massima superiore ai Mach 8, 9800 km/h. Il propellente è dato da una combinazione di ossigeno liquido, come ossidante, e kerosene. Nonostante questo il vettore è abbastanza piccolo per poter essere comodamente lanciato da un cacciabombardiere. L’X-60A è dotato di una piccola ala a delta e, secondo la Generation Orbit, può avere diversi profili di volo. Al momento non è nota la capacità sia del carico bellico quanto dell’autonomia, ma il design del missile palesa una efficace manovrabilità che potrebbe essere “intelligente”, ossia in grado di riconoscere le minacce ed eluderle autonomamente.
Intercettare un vettore in volo a numeri di Mach superiori 5, renderà necessario implementare i sistemi di allerta precoce, e sembra che l’unica ipotesi accettabile sia quella di affidare tale compito all’intelligenza artificiale avallando la dottrina della “guerra in condizioni di alta tecnologia ed informatizzazione”. Infatti i sistemi di difesa come gli statunitensi THAAD, Patriot od Iron Dome, ed anche come l’S-500 russo non dispongono della prontezza necessaria a reagire ad un First Strike ipersonico che risulterebbe pertanto risolutivo. Il vettore russo Kinzhal è praticamente non intercettabile dai missili antimissile occidentali, però sarebbe teoricamente tracciabile da armi ad energia diretta, come i laser, oppure dai sistemi di disturbo elettronici, jamming, che sarebbero in grado di “spegnerlo” o di metterlo fuori rotta disturbandone il sistema di guida, l’esempio è nel caso di quella satellitare, sia essa su Gps, Glonass o Galileo. Per eliminare parzialmente la possibilità di essere scoperto, un missile viene dotato di diversi sistemi atti alla navigazione di crociera e terminale, siano essi inerziali, satellitari, infrarossi o radar attivi/passivi per il riconoscimento del terreno.
Diventa fondamentale una innovazione nelle bolle difensive, ed a tal motivo la Northrop Grumman ha varato le linee guida per il suo progetto anti missili ipersonici, iniziando dal concetto di base che la nuova minaccia richiede la costruzione di asset diversi da quelli in uso attualmente ed anche una innovativa rete di comunicazione e scoperta in grado di rilevare tempestivamente il lancio di missili avversari.
La difesa da un attacco con vettori ipersonici sarà possibile realizzando una rete di sensori basata nello spazio, sistemi di intercettazione di tipo cinetico che siano risolutivi sia nella fase di planata quanto in quella terminale di una testata Hgv, Hypersonic Glide Vehicle, ed ancora, elettronici e ad energia diretta, senza prescindere da una catena di comando e controllo con capacità di reagire tempestivamente in caso di attacco. Lo Space Watrfare, in questa nuova minaccia, è comunque limitato ad una funzione di scoperta e tracciamento rispetto ad un classico scenario di difesa da missili balistici, questo perché il profilo di volo e la velocità di una testata Hgv, rendono attualmente inefficace qualsiasi tentativo di intercettazione cinetica esoatmosferica.
È dunque necessaria una revisione della stabilità strategica orientata ai missili con elevate prestazioni, perché tale tecnologia è pensata esclusivamente in funzione offensiva.