Libia. A rischio le elezioni dopo lo scandalo dei finti numeri nazionali

di Vanessa Tomassini

L’attuale Governo di Accordo Nazionale e l’Autorità del Registro Civile hanno consentito il rilascio di un alto numero di cittadinanze a persone non libiche. A sollevare il caso delle iregolarità sulla concessione dei numeri nazionali è stato il Governatore della Banca Centrale della Libia (CBL) con sede a Tripoli, Sadik el-Kabir, che ha annunciato di aver interrotto il pagamento dell’indennità annuale in valuta forte a causa di un numero elevato di falsi nel database del Registro Civile. L’autorità ha risposto alle pesanti accuse dicendo di aver invitato la Banca Centrale e l’Audit Bureau a tenere riunioni congiunte per esaminare la questione, inviti che tuttavia sarebbero rimasti inascoltati, ”Chiediamo alla CBL e all’ufficio di audit di organizzare riunioni urgenti in modo che possano accelerare l’incasso della sovvenzione in dollari, stabilita dal pacchetto di riforme economiche del Consiglio presidenziale a sostegno delle famiglie”.
Il capo dell’Autorità del Registro Civile, Mohammed Beltamer, ha dichiarato sabato di aver formato un comitato per indagare sulla questione dei falsi documenti di identità nazionali, definendo tuttavia illogica e inverosimile la notizia. Il vero problema tuttavia non sarebbe rappresentanto dal pagamento delle somme in valuta forte alle nuove famiglie, bensì a preoccupare è la legittimità e correttezza dello svolgimento delle prossime elezioni. Vi è il dubbio di una vendita di voti in cambio della concessione della cittadinanza libica. Secondo il governatore della Banca Centrale i falsi numeri nazionali rilasciati sarebbero un milione, numero che coincide con il bum di iscritti ai seggi elettorali, spiegato con la notizia della candidatura del figlio del rais Saif al-Islam Gheddafi, annunciata tramite comunicati tra marzo e giugno 2018.
A tal proposito Beltamer ha detto che “le elezioni dovrebbero essere posticipate fino a quando la commissione non terminerà le indagini, in modo che non ci saranno appelli basati su questo problema in futuro”. La questione era stata già sollevata a luglio dell’anno scorso, quando a parlare di brogli e false cittadinanze fu Mahmoud Jibril, a capo di una delle principali coalizioni politiche libiche. Secondo un funzionario della Commissione Elettorale Nazionale, “questa è l’occasione giusta per l’Italia per recuperare credibilità in Libia, essendo l’unico paese ad avere un ambasciata a Tripoli, è suo dovere fungere da osservatore alle elezioni parlamentari e presidenziali per garantire che la volontà dei veri libici venga rispettata. Per farlo, basterà confrontare il registro civile originario con quello risutante dalle modifiche apportate negli ultimi 4 anni”.