Libia e Siria: due pesi e due misure

 di Gaetano de Pinto –

Non sono trascorse neanche 12 ore dall’arrivo di Sarkò e Cameron in Libia, accolti come eroi nazionali dal popolo libico, proprio come in Italia furono accolti sul finire della guerra gli americani che ci liberarono dal nazi-fascismo.
A differenza però di quel  momento epico italiano, comune anche ad altri paesi europei e non solo,  oggi assistiamo all’apoteosi dell’ipocrisia delle grandi potenze che governano il mondo.
Medioriente, le manifestazioni e il grido di libertà di popoli come quello siriano e yemenita non destano nei nuovi ‘napoleoni’ europei preoccupazione alcuna e neppure un briciolo di interesse: poco importa se il presidente siriano Bashar al-Assad colpisce il popolo inerme con i cannoni dei carri armati.
Quale sia la vera differenza tra la richiesta di libertà libica e quella siriana o yemenita, non è dato saperlo, anche se, ovviamente, il pensiero non può che correre al dio petrolio.
Alla favola di un Occidente, portatore di democrazia e di libertà anche con la forza, non ci crede più nessuno e, come fosse uno strano scherzo del destino, mentre gli Usa riconoscono il diritto del Comitato nazionale di transizione libico di prendere alle Nazioni Unite il posto del decaduto governo di Gheddafi, non riconoscono la naturale esistenza dello Stato palestinese.
Sempre di venerdì, a distanza di una sola settimana, in Siria il macellaio al-Assad, degno discendente di suo padre, faceva altre 23 vittime, ieri 45, soffocando nel sangue la rivolta di Homs e tutto questo nel momento in cui i bombaroli europei erano accolti come salvatori nella Libia liberata dal criminale Gheddafi, il quale a sua volta lanciava bombe a grappolo sulla sua gente.
Se fossimo tutti credenti, potremmo affermare che i guai finanziari europei ed americani non sono altro che un segno divino per le malefatte di questi ultimi cinaquant’anni, ma da realisti quali siamo, dobbiamo ammettere il fallimento di quelle super potenze che hanno di fatto basato la propria economia sulle spalle del resto del mondo; ciò che è peggio, è il reiterarsi di comportamenti sullo scacchiere internazionale che porteranno ad un fallimento economico europeo, al viollento incendiarsi del Medioriente e all’islamizzazione (forse estremista, viste le dichiarazioni degli ultimi giorni) forzata del Nordafrica.