LIBIA. Tripoli, prima di dialogo la Nato deve fermare raid. GB offre exit strategy

Ansa, 27 lug 11

Quattro mesi dopo l’inizio dei raid aerei, Londra offre una exit strategy per la Libia ma il regime di Tripoli punta i piedi: prima del dialogo, la Nato deve fermare i bombardamenti, ha detto il premier libico al Mahmoudi dopo aver incontrato un emissario dell’Onu a cui ha ribadito anche che la leadership di Gheddafi non e’ in discussione. Il rais oggi e’ tornato a farsi vivo con un discorso trasmesso da una localita’ ignota a una folla di sostenitori a Al Khums, cittadina a meta’ strada tra Tripoli e Misurata. E proprio di Misurata Gheddafi ha parlato, affermando che ”in milioni” marceranno su questa citta’, ”e la libereranno casa per casa”. Ieri invece Gheddafi aveva parlato per far sapere al mondo ch enon intende lasciare il potere ”almeno fino al giorno del giudizio”, in una risposta sprezzante alle indiscrezioni di mediazione venute da Mosca e anche al cambio di rotta annunciato ieri sera dal governo di Londra. ”Gheddafi deve lasciare il potere. Quel che succede dopo, e se deve lasciare la Libia, e’ decisione del popolo libico”, aveva detto il ministro degli esteri William Hague dopo avere incontrato il collega francese Alain Juppe. La Francia e’ da tempo favorevole a permettere al rais di ‘andare in pensione’ in Libia. La svolta britannica, un tentativo di rompere lo stallo in cui si trova da settimane il conflitto tra forze fedeli al rais e insorti, e’ stata decisa ai vertici: finora il primo ministro David Cameron aveva sostenuto che Gheddafi doveva andarsene per essere processato all’Aja per crimini di guerra, una linea intransigente su cui Londra si e’ trovata sempre piu’ isolata. Ma se i ribelli vogliono Gheddafi ”morto e sepolto”, adesso Cameron e’ preoccupato che la guerra possa andare avanti per mesi senza esito. Indiscrezioni da Mosca parlavano ieri di una possibile via di uscita per tutti in una sorta di Consiglio unito di transizione con due politici ‘rispettabili’ dei fronti contrapposti, come riferisce oggi anche il Telegraph, che eleggono come loro guida una quinta persona, neutrale ma influente: una formula suggerita da Unione Africana e Onu secondo quanto riportato dalla Ria Novosti. A Londra non dispiacerebbe. Cameron preferirebbe che i raid sulla Libia fossero cosa del passato quando in ottobre si presentera’ al congresso del partito conservatore e a una nuova sessione del Parlamento. ”Al momento siamo impegnati su due fronti: Afghanistan e Libia. Sull’Afghanistan non possiamo far niente, in Libia invece si”, ha detto all’Independent una fonte di governo. La nuova linea di Londra ha trovato riscontro alla Nato: secondo la vice-portavoce Carmen Romero, Gheddafi deve lasciare il potere e la politica, mentre la decisione su se e dove potra’ restare in Libia ”spetta al popolo libico”. E mentre l’Alleanza dal comando di Napoli affermava che la Nato bombardera’ gli obiettivi civili libici usati per scopi militari, il portavoce della missione Unified Protector, Roland Lavoie, ha assicurato che le forze alleate sono ”pienamente in grado di fare fronte al proprio mandato” nonostante la decisione della Norvegia di porre fine al proprio contributo a partire dai agosto. A Bengasi, in ogni caso, si pensa sempre piu’ al dopo-Gheddafi ed e’ di oggi la notizia che alcuni espatriati libici hanno dato vita a una formazione politica indipendente che si chiamera’ ‘Partito della Nuova Libia’. Ha gia’ 2 mila iscritti i si propone di riformare la politica energetica dando spazio, in un paese ricco di petrolio, anche alle fonti alternative.