L’influenza politica delle chiese evangeliche aumenta in America Latina

di Alberto Galvi

La crescente insoddisfazione della popolazione latinoamericana nei confronti dei partiti politici tradizionali travolti dai continui scandali di corruzione, ha spostato l’elettorato di questi paesi verso i partiti populisti sia di destra che di sinistra sostenuti dalle chiese evangeliche come quelli che hanno sostenuto Bolsonaro in Brasile e Obrador in Messico. Queste comunità religiose sostengono principalmente i partiti conservatori e i loro candidati, elargendo grosse somme di denaro per finanziare le loro campagne elettorali.
L’America Latina ha una popolazione di fede cattolica del 40%, mentre negli ultimi anni è aumentata la presenza dei movimenti evangelici che hanno raggiunto il 20% della popolazione latinoamericana. Solo sessanta anni fa questi gruppi religiosi rappresentavano a malapena il 3% della popolazione. La presenza in questa regione dei pentecostali, neo-pentecostali, e metodisti iniziò negli anni settanta e fu promossa da alcune chiese protestanti negli Stati Uniti della metà del secolo scorso, che finirono per essere presenti soprattutto in America Centrale. Il fronte evangelico in America Latina è una forza relativamente nuova, ed è rimasta indipendente dall’influenza nordamericana, adattandosi presto alla mentalità popolare latinoamericana. Queste chiese sono a favore delle famiglie tradizionali e contrari ai movimenti femministi, alle minoranze sessuali e all’identità di genere. Differenziando così nettamente quello che loro ritengono essere il bene e il male, hanno trovato molti neologismi con i partiti populisti che stanno emergendo nella regione.
La forza elettorale di tali comunità religiose è sicuramente aumentata negli ultimi anni perché hanno saputo sfruttare al meglio i mass media grazie alle proprie stazioni radiofoniche, i canali televisivi e i social, avvantaggiandosi a livello mediatico sugli altri candidati. In questo modo gli evangelici hanno organizzato marce contro il movimento LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali Transgender) in Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Perù e Messico. In Paraguay e in Colombia hanno chiesto che i ministeri dell’educazione proibiscano i libri che affrontino la sessualità. Sempre in Colombia, si sono persino mobilitati per respingere l’accordo di pace del 2016 con le FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo), sostenendo come il lungo conflitto armato interno fosse stato particolarmente duro per le donne e il loro corpo. 
Un altro vantaggio che hanno i gruppi evangelici, sono le grosse elargizioni che fanno ai candidati politici che sostengono le loro idee. La capacità economica di tali congregazioni deriva dalle generose offerte dei membri delle loro comunità che sono sobrie nelle loro abitudini e ciò che risparmiano lo investono nella loro chiesa. Se un membro viene lasciato senza lavoro, sa di poter contare sul sostegno della sua comunità, perché esiste un fondo destinato ad aiutare economicamente le persone più povere. Inoltre, tali comunità religiose forniscono assistenza sanitaria ai più svantaggiati, e nessun’altra chiesa, partito, ONG sembra essere in grado di eguagliarli, neppure le associazioni cattoliche. Per gli evangelici la ricchezza materiale è un segno manifesto del favore divino e con questo credo riescono ad infiltrarsi nelle comunità dei ceti più poveri del paese in cui vivono, sostituendosi alle organizzazioni di sinistra e cattoliche.
In molti paesi dell’America Latina i governi a maggioranza conservatrice ma anche alcuni di sinistra sono sostenuti dalle comunità evangeliche del proprio paese. In Brasile molti parlamentari che risiedono al Congresso, sono di codesta fede religiosa e fanno fronte comune a sostegno del neo-presidente Bolsonaro. In Messico l’estremista di sinistra Obrador del partito populista MORENA (Movimiento Regeneración Nacional), è diventato presidente grazie al sostegno del partito cristiano-evangelico PES (Partido Encuentro Social). In Costa Rica Fabricio Alvarado è stato candidato alle presidenziali del 2018 del partito evangelico RN (Restauración Nacional) ottenendo comunque un buon risultato con il 40% dei voti al secondo turno. In Guatemala il teologo evangelico e comico Jimmy Morales ha vinto le elezioni presidenziali nel 2015 e si ricandiderà alle presidenziali di quest’anno. In Colombia i parlamentari appartenenti a queste comunità religiose hanno sostenuto nel 2016 la vittoria del “NO” al referendum sugli accordi di pace. Anche in altri paesi della regione queste comunità religiose hanno sostenuto i principali leader come Sebastián Piñera, l’attuale presidente del Cile, mentre in Argentina i conservatori e gli evangelici hanno anche sventato la depenalizzazione dell’aborto. Il partito che detiene la maggioranza relativa al Congresso peruviano, Fuerza Popular, capitanato da Keiko Fujimori ha il sostegno di codeste comunità religiose.
Nel 2019 si svolgeranno in America Latina le elezioni presidenziali a Panama, Guatemala, Uruguay, Argentina e Bolivia mentre si è già votato in El Salvador dove è diventato presidente Nayib Bukel leader del partito populista GANA (Gran Alianza por la Unidad Nacional) sostenuto anche dai pastori e leader di diverse chiese cristiane evangeliche. In Bolivia l’ANDEB (Asociación Nacional de Evangélicos de Bolivia) ha già annunciato che non parteciperà con un suo candidato alle elezioni presidenziali. La presenza dei politici sostenuti da queste congregazioni religiose, sarà abbastanza numerosa quest’anno e si alleeranno con le forze conservatrici in nome dei valori più tradizionali della famiglia, contro l’aborto, il divorzio e i matrimoni gay. I populisti continueranno ad avere consenso fino a quando la sinistra non tornerà ai suoi antichi valori di eguaglianza e i suoi esponenti non si faranno coinvolgere dal dilagante fenomeno della corruzione che ha convolto tutta l’America Latina.