L’irredentista Cesare Battisti raccontato dall’Associazione Mazziniana Italiana

di Giacomo Dolzani – 

battisti_cesare_alpinoIn occasione del centesimo anniversario della morte dell’irredentista trentino Cesare Battisti, impiccato il 12 luglio 1916, insieme a Fabio Filzi, dopo essere stato riconosciuto colpevole del reato di alto tradimento da parte di un tribunale militare austroungarico, si è svolto oggi a Trento, organizzato dalla sezione di Trento dell’Associazione Mazziniana Italiana (Ami), un convegno intitolato “Cent’anni dopo – Cesare Battisti, l’irredentismo e la memoria storica”.
Massimiliano Piffer e Mario di Napoli, presidenti rispettivamente dell’Ami di Trento e dell’Ami nazionale, insieme allo storico Stefano Biguzzi hanno rievocato gli ideali e le vicende che hanno caratterizzato la vita di Battisti.
Nato a Trento il 4 febbraio 1875, sotto la dominazione asburgica, fu un fiero difensore degli italiani e dell’italianità del Trentino, una terra di emigrazione, ridotta alla fame, sottosviluppata e trascurata e che il governo di Vienna vedeva solo come una periferia dell’impero, abitata da stranieri non degni di essere considerati alla pari di ogni altro cittadino austroungarico.
Battisti combatté durante tutta la sua vita in difesa dei diritti degli italiani, arrivando ad essere eletto deputato al parlamento di Vienna con il Partito Socialdemocratico, una presenza scomoda che il governo cercò spesso di mettere a tacere, agli antipodi del filo asburgico Alcide De Gasperi (poi diventato primo ministro nell’Italia del secondo dopoguerra).
L’obiettivo di riunire Trento e Trieste all’Italia, benché Battisti abbia sempre agito in chiave pacifica e pacifista, era visto infatti come una minaccia da reprimere, soprattutto dopo l’entrata in guerra dell’Austria-Ungheria contro le forze dell’Intesa e la chiamata alle armi di molti trentini, di nazionalità italiana, portati a combattere sul fronte orientale con la divisa austriaca.
Quando nel 1915 anche il Regno d’Italia entrò nel conflitto, dichiarando guerra all’impero austroungarico, benché fosse contrario ad una guerra, Battisti scelse di vestire l’uniforme del Corpo degli Alpini, rimanendo fedele al suo ideale di irredentista, deciso a liberare la propria terra da una dominazione di un governo che le era estraneo.
Questa sua scelta, in seguito alla sua cattura da parte dei Kaiserjäger austriaci nel 1916, gli valse l’accusa di alto tradimento: riportato a Trento su un carro, venne fatto sfilare in catene per le strade della città, come un trofeo, e sottoposto il 12 luglio ad un processo farsa davanti ad un tribunale militare, il quale lo condannò a morte per impiccagione, sentenza eseguita il giorno stesso nel Castello del Buonconsiglio. Quando gli fu chiesto di difendersi non rinnegò nessuna delle sue azioni, ribadendo i propri ideali e rivendicando il diritto del Trentino di essere parte integrante dell’Italia.
La figura di Cesare Battisti, contrariamente a molti altri patrioti italiani, protagonisti del risorgimento e della riunificazione dell’Italia, quali Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, è stata spesso trascurata, anche per motivi di convenienza politica, sia a livello nazionale che regionale, minimizzandone l’importanza, un fatto che non ha comunque impedito che migliaia di vie e piazze in gran parte delle città italiane portino oggi il suo nome.
Nella giornata odierna si è voluto fornire un contributo di chiarezza su un uomo la cui immagine è stata spesso strumentalizzata e storpiata, sia dai suoi detrattori, nostalgici della dominazione asburgica e fautori di una damnatio memoriae del “traditore Battisti”, sia da coloro che, in nome di un nazionalismo militante, puntano ad esaltare la figura di un patriota, il cui pensiero si fondava sulla difesa dei diritti del proprio popolo, senza però prevaricare quelli delle altre nazioni.

Foto, dall’alto in basso: Cesare Battisti in divisa da Alpino; Cesare Battisti dopo l’impiccagione.

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