Lo scenario Brexit dopo il congresso del partito conservatore

di Michele Convertino –

May theresaEDIMBURGO – Si è concluso in Gran Bretagna il congresso annuale del partito conservatore e, com’era lecito aspettarsi, ha dato parecchi spunti e sicuramente susciterà polemiche nei prossimi giorni. Di sicuro, almeno per quanto concerne gli elettori dei Tories, vi era una certa curiosità nel capire quale direzione stesse per prendere il partito in relazione ai fatti recenti.
Come prima cosa e senza troppo sgomento (anche per chi nutriva ancora qualche ragionevole dubbio) la figura di David Cameron è stata riposta nel dimenticatoio. Non era presente ed è citato solo per pura educazione.
in politica estera le cose sono state messe in chiaro: Theresa May lo aveva già anticipato e la svalutazione record della sterlina ne dava conferma. La Brexit non assumerà contorni morbidi come molti speravano. Un modello stile Norvegia o Svizzera non interessa i vertici di partito che poi sono anche i vertici del governo.
L’articolo 50 sarà ratificato a partire da marzo prossimo e da lì inizieranno le negoziazioni. A confermare la fermezza di intenti con cui i conservatori intendono relazionarsi con l’Europa continentale, ci ha pensato la ministra dell’Interno Amber Rudd, la quale ha proposto la creazione di liste che le aziende britanniche dovranno compilare, schedando in pratica la presenza di lavoratori dipendenti stranieri. Per intenderci, la ministra Rudd è la stessa che la scorsa settimana aveva invitato ad una presa di coscienza riguardo la carenza di medici britannici nella NHS. Carenza che ha portato così l’azienda sanitaria ad assumere un numero elevato di dottori stranieri. Affermazione che ha trovato un pronto dissenso più a nord, dalle parti di Holyrood.
brexit grandePer il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon non vi è alcun problema. In un tweet ha confermato che i medici stranieri saranno ancora i benvenuti nelle NHS locali. C’è da precisare che la Rudd ha rassicurato i cittadini europei presenti in Regno Unito che per loro le regole saranno meno rigide e l’impressione è che sarà questo uno dei punti chiave che il governo britannico userà nelle negoziazioni con l’Ue. Una sorta di coltello dalla parte del manico che potrà essere brandito per evitare che l’Unione Europea vada poco per il sottile. Così, mentre la riorganizzazione interna dei Tories segue la strada maestra indicata dalla May, al resto del Regno Unito non rimane che aspettarne gli sviluppi non senza risposte mediatiche pronte. Ad accentuare il dissenso che proviene dagli altri stati membri dell’Unione ci ha pensato un avvocato di Belfast che in tribunale, in rappresentanza degli anti-brexit campaigners, ha sostenuto che l’Irlanda del Nord avrebbe pieno potere di veto in occasione dell’uscita della Gb dall’Unione Europea, in quanto la locale assemblea (equivalente ad un governo regionale) avrebbe pieno potere in materia costituzionale. La Brexit avrà anche preso una direzione decisa in politica estera ma rimane un rebus pericoloso e alquanto indecifrabile all’interno degli equilibri storici e politici sempre più sottili che permeano gli stati del Regno Unito.