Russia. Dietro le proteste dei giorni scorsi un tweet dell’ambasciata Usa

Lo scopo evidente è quello di destabilizzare la Russia.

di Dario Rivolta * –

“La marcia è pianificata per il tre agosto con inizio alle ore 14.00. I punti di incontro sono su Boulevard Ring di Mosca e includono Prokovskiye Vorota, Nikitskiye Vorota, Trubnaya Square, Turgeneskaya Square e Novopushinsky Park. Ci si attende una forte presenza della polizia. Evitate le strade della protesta.”
Pensate sia un messaggio diffuso via social dagli organizzatori della marcia non autorizzata che ha avuto luogo a Mosca pochi giorni orsono e che ha visto numerosi arresti tra i manifestanti? Ebbene no. Si tratta di un tweet lanciato dall’ambasciata americana di Mosca (§Moscow§Russia) prima che la manifestazione cominciasse. Di certo l’ultimo periodo potrebbe far pensare a un semplice invito rivolto agli americani, turisti e residenti, a non frequentare quelle zone ma, visto che è stato diffuso a tutti e non solo ai propri connazionali presenti in città, la precisa indicazione sull’orario e sui luoghi di ritrovo fa sorgere qualche dubbio che la sicurezza fosse il vero e unico scopo. D’altronde è impensabile che l’ambasciata, volendolo, non potesse informare direttamente e soltanto tutti gli americani che si trovavano in zona. Considerato lo stato di tensione esistente tra Washington e Mosca è sicuro che ogni americano che si trovi, per qualunque motivo, in territorio russo avesse comunicato il proprio numero di telefono cellulare alle autorità del suo Paese prima ancora di partire. È una prassi normale per chi si reca in territori considerati “a rischio” e anche la Farnesina invita sempre gli italiani a farlo.
La verità è che le ragioni di scontento tra i russi sono molte (anche tra chi non partecipa alle manifestazioni) ma qualcuno, da fuori, gioca da tempo a soffiare sul fuoco. Lo ha pensato anche il ministero degli Esteri di Mosca che ha convocato i diplomatici americani per chiedere spiegazioni e criticare gli USA per la loro interferenza negli affari interni della Russia.
Non interessa ora insistere sul perché, sul come e da quanto tempo gli americani cerchino di de-stabilizzare la Russia, ciò che credo vada evidenziata è l’ipocrisia con cui ogni governo, complici i maggiori mezzi d’informazione, si rivolge ai propri concittadini. Ci riempiono da più di un anno con la storia delle intromissioni di Mosca nella campagna elettorale americana, continuano a parlarci (e anche la nostra stampa ne fa megafono) delle “notizie false” diffuse ad arte per le nostre orecchie “ingenue e indifese” dai servizi segreti e dai media russi e il Parlamento europeo ha perfino approvata una risoluzione in cui, in pratica, ogni notizia non ufficialmente gradita da Strasburgo e da Bruxelles debba essere considerata “propaganda sovietica”. Pardon: “russa”. Potrebbe anche essere tutto vero e la cosa non stupirebbe. È probabile che Mosca cerchi di intromettersi negli affari interni dei Paesi Atlantici, che intraprenda azioni più o meno “coperte” per influenzare le nostre opinioni pubbliche e che arrivi perfino a finanziare alcuni dei partiti politici europei considerati più graditi. Ancora ai tempi sovietici, il PCUS finanziava il Partito Comunista italiano e aveva favorito la nascita in funzione anti-NATO,di gruppi e gruppetti sedicenti “pacifisti”. La realtà è che stiamo parlando esattamente delle stesse azioni e procedure che ogni Governo (senza mai ammetterlo pubblicamente) fa da sempre verso i Paesi considerati “nemici”. Purtroppo gli americani, proprio loro che si dipingono come i più scandalizzati, non lo fanno solo coi nemici ma anche con gli “amici”. Le loro intromissioni nella nostra vita politica sono note dai tempi della guerra fredda e sono continuate anche dopo, seppur in maniera forse più riservata. Ricordate le intercettazioni delle conversazioni telefoniche di tutti gli importanti politici europei? E per scopi meno politici, il sistema di controllo via satellite “Echelon” che faceva anche spionaggio industriale a favore delle aziende a stelle e strisce contro le nostre? Vogliamo parlare anche delle diffamazioni verso personaggi scomodi diffuse a piene mani con la complicità di giornalisti (e non solo) “amici” e capaci di troncare carriere?
Ci lamentiamo, giustamente, delle intromissioni russe? Benissimo, ma allora chi ha organizzato, finanziato e sostenuto logisticamente il colpo di stato in Ucraina? E le “rivoluzioni colorate” nei vari Paesi confinanti con la Russia?
Quanto alle “notizie false” ci sarebbe solo da sbizzarrirci: le false fosse comuni in Kossovo per giustificare la guerra contro la Serbia, le “armi di distruzione di massa” di Saddam mai ritrovate, la continuazione del progetto nucleare iraniano pure se smentito dalla AIEA. A ben guardare nella storia e nella cronaca di notizie fasulle smerciate da noi “occidentali”, USA in testa, ce ne sono a bizzeffe.
In verità se attribuiamo queste pratiche solo alla Russia siamo tutti degli ipocriti. Da quando esiste l’uomo, e cioè da quando esistono le guerre, lo spionaggio e la diffusione di notizie tendenziose sono usate da ogni potere come uno strumento bellico prima, durante e anche dopo la fine dei conflitti. Spesso, vedi il caso Serbia e Iraq, si tratta di campagne orchestrate meticolosamente con la complicità di giornalisti superficiali (o pagati) per preparare le opinioni pubbliche alla guerra vera e propria che seguirà. Altre volte ci si limita a cavalcare e foraggiare un malcontento già esistente nelle popolazioni al fine di tentare di destabilizzare un Governo straniero non gradito. Esattamente quello che l’Ambasciata americana (con scarso successo) sta facendo a Mosca.
A questo punto l’unica differenza tra le “fake news” e le “verità” sta, ipocritamente, tra quelle utili al “nemico” di turno e quelle funzionali ai nostri scopi.
Che fare? Dobbiamo scandalizzarci? Purtroppo, visto che lo fanno tutti, basterebbe stare in guardia e non lasciarci prendere per il naso. Soprattutto, a meno di non essere già in guerra, è bene ricordarci che non è affatto garantito che i “buoni” siamo sempre noi e che tutti gli altri siano i “cattivi”. Siamo tutti “bugiardi” alla stessa maniera, salvo che chi ha più mezzi ed è meglio organizzato fa una propaganda più efficace e, spesso, in modo più subdolo.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.