Lunedì nero per l’economia globale: l’economia cinese zoppica, male tutte le borse. Shanghai -8,5%

di Enrico Oliari –

yuan grandeL’economia cinese continua ad andare male ed a pagarne le conseguenze sono le borse di tutto il mondo, in quello che è stato un nuovo “lunedì nero”
I primi ad allarmarsi sono stati in mattinata gli investitori dei mercati asiatici, con ribassi tali che si sono trasformati nel peggior risultato degli ultimi quattro anni, primo fra tutti Shanghai, che ha lasciato sul terreno l’8,5%, bruciando così tutti i guadagni del 2015. A Tokyo l’indice Nikkei è andato giù del 4,61%, ma il disastro si è trasmesso immediatamente a tutte le contrattazioni orientali, con perdite ovunque.
La crescita di Pechino, che è uno dei principali motori della crescita globale, è stata nei primi due trimestri del 2015 di “solo” il 7%, un’espansione da vedersi come un rallentamento sensibile rispetto alle previsioni, per cui già si parla di svalutare lo yen di un altro mezzo punto per sostenere le esportazioni, in aggiunta al 4,65 svalutato a metà agosto, il che porterebbe il dato ad oltre il 5%.
A zoppicare è soprattutto il manufatturiero, a ben guardare prevedibile nel momento in cui gli operai smettono di accettare di essere poco più che schiavi, sottopagati, obbligati a turni massacranti e senza diritti: gli scioperi stanno facendo pressione sulla classe politica, per cui il costo del lavoro sale ed è destinato a salire, e con esso il costo delle merci.
Il crollo dei listini asiatici ha portato con sé quello del prezzo del petrolio ed in Asia i future su Light crude Wti e quelli sul Brent arrivano rispettivamente a 39 dollari e 44,24 dollari al barile.
Man mano che si sono aperte le borse il panico arrivato anche in occidente, con le borse europee in forte calo, il peggiore dal 2008: Milano perde il 7%, Parigi l’8, Francoforte il 6,08, Londra il 5,6%.
Dopo un picco del 137,47, lo spread si è attestato a 129,50 punti base, contro i 125 punti di venerdì.