
di Giuseppe Gagliano –
Non si fermano le proteste antifrancesi sull’isola caraibica di Martinica, territorio d’oltremare, a causa del costo crescente della vita: in questi giorni si sono registrati scontri con la polizia, causando una vittima e numerosi feriti. Le tensioni hanno visto episodi di violenza, tra cui l’incendio di una stazione di polizia e l’erezione di barricate nelle strade. Inoltre centinaia di passeggeri sono rimasti bloccati sull’isola quando i manifestanti hanno occupato la pista dell’aeroporto interrompendo i collegamenti aerei.
In seguito il ministro dell’Interno francese Bruno Retaillot ha dichiarato il ripristino del controllo sull’aeroporto, aggiungendo però che è essenziale considerare il malcontento della popolazione locale verso l’aumento dei prezzi. Il governo francese ha successivamente vietato le proteste e imposto un coprifuoco. Tuttavia l’insoddisfazione continua: 37 organizzazioni locali hanno indetto una mobilitazione per la revoca immediata della presenza dell’unità d’élite CRS8 e per l’inizio di negoziati che possano affrontare le cause alla base delle tensioni sociali.
Le richieste delle organizzazioni locali vanno oltre il mero abbassamento dei prezzi, puntando a un cambiamento strutturale: esse chiedono la fine di un sistema che vedono come coloniale e capitalista, responsabile di uno sviluppo economico limitato e di una forte dipendenza da Parigi. In Martinica infatti problemi come l’elevata disoccupazione, la povertà e la precarietà alimentare contribuiscono all’esodo giovanile, intensificando le tensioni sociali.
Queste istanze sono accompagnate da un’accusa di ingiustizia sistematica: secondo le organizzazioni vi è un sistema giudiziario e amministrativo che penalizza i locali e favorisce gli esterni, aggravato da episodi di violenza e abusi. In questo contesto, non si parla solo di problematiche sociali, ma di una vera e propria richiesta di emancipazione dal controllo di Parigi, che potrebbe persino sfociare in aspirazioni di indipendenza.
Martinica non è il solo territorio francese d’oltremare a esprimere un tale malcontento. La Francia mantiene una forte presenza nei Caraibi, dove possiede anche Guadalupa, la Guyana Francese e altre isole. Tutti questi territori condividono difficoltà economiche e dipendono dalle sovvenzioni della Francia. A livello globale Parigi affronta anche la pressione crescente di altre sue ex colonie, soprattutto in Africa, e un risorgere di movimenti indipendentisti in Nuova Caledonia, sostenuti da alcuni attori internazionali.
Le recenti proteste in Martinica sono viste come un segnale d’allarme per la Francia, che con una delle zone economiche esclusive (ZEE) più vaste al mondo, ha interessi strategici nelle aree oceaniche. Queste ZEE, in particolare nell’Indo-Pacifico, sono vitali per l’accesso alle risorse marittime e alle rotte commerciali, contribuendo a rafforzare la posizione di Parigi sulla scena internazionale. Tuttavia, le crescenti aspirazioni autonomiste dei territori d’oltremare rappresentano una sfida significativa per il governo francese, che potrebbe trovarsi a dover rivedere la propria strategia di controllo su queste aree.
In definitiva le tensioni a Martinica non sono solo un episodio locale: rivelano crepe nel modello di governance francese sui territori d’oltremare e segnalano l’emergere di un desiderio più ampio di autodeterminazione.