MAURITANIA. Terrorismo, ‘basta riscatti a Al Qaida’

Ansa, 11 dic 11 –

Non pagate i riscatti per gli europei rapiti nel Sahel da Al Qaida:  è l’unico sistema per prosciugare le fonti di finanziamento dei terroristi e metterli con le spalle al muro. Il ministro della Difesa della Mauritania, paese teatro delle scorribande jihadiste, lo ha detto senza giri di parole al vertice nella capitale Nouakchott fra i suoi colleghi del “5+5”: cinque paesi dell’Europa del nord (Spagna, Francia, Portogallo, Italia e Malta) e cinque dell’Africa del nord (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Mauritania). Al vertice si è parlato dei problemi di sicurezza nell’area, in particolare della minaccia di Al Qaida per il Maghreb islamico (Aqmi), la branca nordafricana dell’organizzazione terrorista. I suoi militanti imperversano nell’immensa fascia desertica fra la Mauritania e il Sudan, dove i confini fra gli stati esistono solo sulle carte. La loro fonte principale di finanziamento sono i rapimenti di stranieri. Al momento sono 12 gli ostaggi nelle mani dei terroristi di vari gruppi. Fra di loro ci sono due donne italiane: la turista fiorentina Maria Sandra Mariani, 53 anni, rapita il 2 febbraio nel sud dell’Algeria, e Rossella Urru, operatrice umanitaria sarda, sequestrata il 23 ottobre in un campo profughi saharawi in Algeria, insieme a due colleghi spagnoli. Urru in particolare sarebbe prigioniera di un gruppo dissidente di Aqmi. “Chiedo a tutti di lavorare per prosciugare le fonti del terrorismo e di costringere i rapitori in un angolo facendo in modo di non pagare i riscatti”, ha detto oggi al vertice di Nouakchott il ministro della Difesa della Mauritania, Ahmedou Ould Ideye. Il suo collega francese Gerard Longuet ha aggiunto che la Francia conduce negoziati per liberare gli ostaggi, ma che “non è responsabile del comportamento dei suoi cittadini all’estero. Ci saranno sempre nel mondo… dei Rambo che vivono le loro avventure. Noi non possiamo essere responsabili di ciascuno di loro”. I dieci ministri oggi si sono accordati per costituire uno “stato maggiore permanente per interventi in caso di crisi” umanitarie e di catastrofi e hanno adottato un piano per il 2012 di “formazione, scambio, esercitazioni e addestramento”. La minaccia di Al Qaida nel Sahel si è aggravata negli ultimi mesi per il rientro in Mali e Niger di centinaia di mercenari che avevano combattuto per Gheddafi in Libia, armati di tutto punto dal dittatore. Gente che potrebbe facilmente essere arruolata nelle bande terroriste, il cui confine con la criminalità comune è molto labile. Uno dei rappresentanti della Libia al vertice, il segretario generale del ministero della Difesa Yussef Ahmed al Maghouch, ha tenuto a sottolineare che fra i rivoluzionari che hanno cacciato Gheddafi non ci sono terroristi islamici. Le armi nelle loro mani a suo dire “non costituiscono alcun pericolo per la stabilità e la sicurezza” del paese.