Messico. L’ex presidente Echeverría è morto portandosi dietro i misteri più bui del paese

di Alberto Galvi

L’ex presidente messicano Luis Echeverría è morto all’età di 100 anni. Aveva iniziato la sua carriera politica a 22 anni militando nel PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale), fio a diventare presidente del paese nel 1970. Il presidente messicano Obrador su Twitter ha confermato la morte lo scorso 9 luglio, esprimendo le sue condoglianze alla famiglia.
Echeverría ha governato il Messico fino alla sua estromissione con le elezioni del 2000. Da anziano Echeverría è sfuggito ai tentativi dei pubblici ministeri messicani di incriminarlo per genocidio per le responsabilità in due famigerati massacri di studenti nelle manifestazioni del 1968 e del 1971, che hanno contribuito a definire un’era di pesante repressione statale.
Echeverría si era da sempre rifiutato di testimoniare su crimini che non sono stati completamente chiariti. La sua presidenza dal 1970 al 1976 fu viziata fin dall’inizio dall’accusa di aver ordinato alle truppe di aprire il fuoco su migliaia di studenti che manifestavano pacificamente nell’area di Tlatelolco a Città del Messico il 2 ottobre 1968, mentre ricopriva la carica di ministro degli Interni.
In quell’occasione elementi paramilitari vestiti da civili hanno sparato contro gli studenti che protestavano contro il governo Diaz Ordaz, scontri che provocarono la morte di 300 studenti, cifra che potrebbe essere assai maggiore dal momento che non è mai stato dato un bilancio definitivo delle vittime, le quali potrebbero essere 700. Echeverría poi rilasciò le persone incarcerate dopo il massacro promettendo aperture democratiche e corteggiando la sinistra intellettuale fino a promuovere esponenti nel suo governo.
Documenti statunitensi declassificati hanno rivelato che Echeverría era un agente della CIA quando era a capo del ministero degli Interni dell’allora presidente Gustavo Diaz Ordaz negli anni ’60. Echeverría e Diaz Ordaz furono arruolati in un’operazione segreta della CIA nota come LITEMPO volta a elaborare una risposta alle rivolte studentesche.
Le forze di sicurezza del PRI, dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli anni ’80 furono responsabili di una brutale campagna contro intellettuali di sinistra e giornalisti critici, molti dei quali furono uccisi e scomparvero durante il governo di Echeverría. Il massacro del 2 ottobre del 1968 è stato invece principalmente attribuito a Diaz Ordaz, ma anni dopo Echeverría è stato individuato come responsabile dell’operazione Galeana e dell’ordine di sparare ai civili.
Nel 1969 il PRI ha lanciato Echeverría come suo candidato alla presidenza, correndo praticamente incontrastato. Fu eletto e le sue tendenze repressive continuarono. Il 10 giugno 1971 una forza paramilitare nota come The Hawks, attaccò una protesta studentesca uccidendo o ferendo dozzine di manifestanti con pistole, fucili, gas lacrimogeni e manganelli.
Nonostante decenni di appelli alla giustizia da parte di attivisti e politici dell’opposizione, Echeverría non ha mai trascorso un giorno in prigione, sebbene nel 2006 un giudice ha ordinato che Echeverría fosse posto agli arresti domiciliari per il suo legame con gli omicidi studenteschi. Nel marzo 2009 un tribunale ha stabilito che la repressione dell’esercito non si qualificava come genocidio e ha confermato le precedenti sentenze secondo cui era scaduto un termine di prescrizione di 30 anni.