di Giuseppe Gagliano –
Claudia Sheinbaum, presidente del Messico, sta continuando l’eredità politica di Andrés Manuel López Obrador (AMLO), mantenendo il Paese subordinato agli interessi economici e geopolitici degli Stati Uniti, in particolare riguardo alla competizione commerciale con la Cina. Seguendo il modello del suo predecessore, Sheinbaum sta rafforzando il ruolo del Messico nella strategia di nearshoring, volta a spostare le catene di approvvigionamento dalle economie asiatiche a quelle nordamericane. Questa politica, secondo il nuovo governo, vuole rendere il Paese un punto focale per gli investimenti statunitensi nel settore tecnologico e manifatturiero, riducendo al contempo la dipendenza dalle importazioni cinesi.
Nonostante le promesse di creare nuovi posti di lavoro e promuovere lo sviluppo tecnologico, vari esponenti della classe imprenditoriale americana hanno espresso preoccupazioni riguardo alla capacità del Messico di sostituire adeguatamente la produzione cinese, data la carenza di infrastrutture e competenze tecniche avanzate. Inoltre il governo ha previsto incentivi fiscali per attrarre ulteriori investimenti, proseguendo così il percorso di incentivi iniziato sotto AMLO. Tuttavia queste misure sollevano critiche riguardo alla crescente dipendenza del Messico dai dettami economici degli Stati Uniti, il che potrebbe peggiorare le condizioni della classe lavoratrice.
AMLO ha consolidato la presenza delle forze armate nel Paese conferendo loro maggiore potere, mentre promuoveva riforme lavorative mirate a centralizzare il controllo sindacale sotto l’egida dello Stato e a soddisfare le richieste di Washington.
Nonostante i progressi ottenuti in termini di riduzione della povertà e aumento del salario minimo, l’economia informale e le condizioni di precarietà lavorativa sono rimaste elevate, riflettendo un profondo divario tra le politiche economiche e le reali condizioni di vita della popolazione. La strategia di Sheinbaum sembra quindi destinata a intensificare ulteriormente le tensioni sociali e la lotta di classe, in un contesto in cui il governo, pur avendo promesso di difendere gli interessi dei lavoratori, appare più orientato a preservare l’equilibrio politico ed economico con gli Stati Uniti.












