Morsi presidente dell’Egitto. Conseguenze imprevedibili

di Gaetano de Pinto –

Un boato di gioia ha accolto in piazza Tahrir, al Cairo, la notizia della vittoria e quindi della nomina di Mohamed Morsi a presidente dell’Egitto: come ha comunicato il presidente della Commissione elettorale, Farouk Sultan, al candidato dei Fratelli Musulmani sono andati 13.230.131 voti contro i 12.347.038 di Ahmed Shafiq, ex ministro del governo Mubarak.
Sultan ha anche informato che la comunicazione del vincitore del ballottaggio ha subito ritardi a causa dei continui riconteggi, dovuti anche alla tensione che si era creata.
Nato nel 1951 a Sharqiya, sul delta del Nilo, governatorato di Menufiya, il nuovo presidente dell’Egitto è stato a capo del partito “Libertà e Giustizia”, fondato dai Fratelli Musulmani dopo la caduta di Mubarak; dal 2000 al 2005 è stato membro del Parlamento, ma per la tornata elettorale che oggi lo ha portato alla guida dell’Egitto rivestiva il ruolo di “ruota di scorta”, in quanto la scelta iniziale era caduta su Khairat El Shater, candidatura esclusa dalla suprema Corte.
Durante la rivoluzione della Primavera araba egiziana è stato una figura di rilievo, nonostante fosse notoriamente conservatore, critico verso spettacoli come “Miss Egitto” e verso i media che utilizzano immagini di nudo, da lui ritenute immorali.
Nel suo programma, tuttavia, vi è la rimozione degli ostacoli che impediscono alla donna di prendere parte alla vita politica e la lotta alla discriminazione.
Imprevedibile, al momento, la reazione dell’esercito, come pure il futuro rapporto con Israele, dal momento che già i Fratelli Musulmani avevano preannunciato la linea dura con Tel Aviv a causa dell’annosa questione palestinese. Fra le misure prospettate vi è l’interruzione della fornitura di gas egiziano, sia perché quest’inverno Israele aveva interrotto il flusso di energia verso Gaza, sia perché Mubarak vendeva il gas egiziano ad Israele al prezzo di 145 mln di dollari l’anno, contro il valore effettivo di 3 mld.