Nel mondo si muore più di inquinamento che di Covid-19

di C. Alessandro Mauceri

Secondo gli ultimi dati dell’OMS le persone che si sono ammalate di Covid-19 sono state 195.886.929 dall’inizio della pandemia, 4.189.148 i morti per cause riconducibili al virus. Per cercare di trovare una soluzione a tutto questo, da mesi sono in atto misure di dimensione planetaria che stanno avendo e avranno un impatto storico sulla vita di tutti.
Nel mondo però non si muore solo di Covid-19. Anzi ci sono malattie che causano un numero ben maggiore di morti e di malati. E alcune di queste malattie sono causate dall’uomo e dal suo modo di vivere. Questo significa che per eliminare o ridurre sensibilmente il numero dei morti, non è necessario alcun vaccino. Nessuna cura. Basta semplicemente smettere di condurre uno stile di vita sbagliato. Eppure nessuno lo fa. E nessuno ne parla. Ad eccezione, forse, di alcuni ricercatori.
Gernot Wagner, economista ambientale presso la New York University, ha sempre ribadito che il costo sociale delle emissioni di CO2 è uno “strumento politico cruciale”, ma anche “molto astratto”, intendendo che non è facile legare il rapporto di causa ed effetto sulla salute della persona.
Una ricerca dal titolo “The mortality cost of carbon”, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications, pare avere risposto a questo problema. Gli studiosi hanno estrapolando il rapporto che esiste tra stili di vita e decessi causati dalle conseguenze sull’ambiente proprio del modo di vivere.
La ricerca è stata incentrata sul cosiddetto “costo sociale del carbonio”, un calcolo monetario sui danni prodotti da una tonnellata di emissioni di biossido di carbonio, ricavando da questo il numero di morti causato. Uno strumento definito per la prima volta dall’economista William Nordhaus, che successivamente vinse anche un Premio Nobel, negli anni ’90. In poche parole si calcolano i danni causati da una quantità di emissioni, fattorizzandole con la capacità di adattarsi al clima che cambia.
Secondo i ricercatori le emissioni di CO2 prodotte dallo stile di vita di tre americani medi provocherebbero un innalzamento delle temperature medie tale da causare indirettamente la morte di una persona. Gli studiosi sono arrivati a queste conclusioni partendo dai risultati di diversi studi sulla salute pubblica dai quali emergerebbe che ogni 4.434 tonnellate metriche di CO2 “pompate” nell’atmosfera oltre il 2020, a livello globale, una persone morirà prematuramente a causa dell’aumento delle temperature medie. Ma questa quantità di CO2 equivale proprio alle emissioni di 3,5 americani durante la loro vita. “Ci sono un numero significativo di vite che possono essere salvate se persegui politiche climatiche più aggressive dello scenario business as usual”, ha dichiarato Daniel Bressler, dell’Earth Institute della Columbia University e autore della ricerca. “Sono rimasto sorpreso da quanto sia grande il numero di morti. C’è una certa incertezza su questo, il numero potrebbe essere inferiore ma potrebbe anche essere molto più alto”.
La ricerca americana ha evidenziato anche un altro aspetto: esistono delle differenze circa le conseguenze sulla salute tra i vari paesi. Se come detto bastano le emissioni prodotte da 3,5 americani per uccidere una persona, in altri paesi la situazione cambia: ad esempio per causare la morte di un brasiliano sono necessarie le emissioni di tutta una vita di 25 brasiliani. E per uccidere un nigeriano le emissioni di CO2 prodotte da 146 connazionali nel corso delle loro esistenza.
Secondo il modello DICE di Nordhaus, il costo sociale del carbonio per il 2020 è di 37 dollari per tonnellata metrica. Le modifiche di Bressler relative alla mortalità fanno salire porta questa cifra a 258 dolalri per tonnellata. “Nordhaus ha ideato un modello fantastico ma non ha preso in mente l’ultima letteratura sui danni del cambiamento climatico alla mortalità, c’è stata un’esplosione di ricerche su questo argomento negli ultimi anni”, ha detto Bressler.
A conclusioni analoghe sono giunti anche i ricercatori dell’Università di Harvard: secondo i loro calcoli, a livello globale ogni anno più di 8 milioni di persone muoiono a causa degli effetti della CO2 sulla salute. Praticamente il doppio di quelli finora morti per Covid-19. Con la differenza che in questo caso non solo sono note le cause, ma non sarebbe neanche troppo difficile porvi rimedio: basta ridurre le emissioni di CO2. Una promessa fatta e sbandierata da tutti i leader mondiali (compresa la presidente della Commissione europea) ma finora mai mantenuta.
Quello che non emerge da entrambe queste ricerche è che i maggiori responsabili delle maggiori emissioni di CO2 non sono le persone (3,5 negli USA, 25 in Brasile e 146 in Nigeria). I principali responsabili delle emissioni sono le industrie. Sarebbero queste le principali responsabili di questi cambiamenti climatici e delle conseguenti morti. Ma a chi le dirige, dei rapporti umani e delle responsabilità interessa molto poco, anzi spesso non interessano affatto: per loro, l’unica cosa che contano sono i profitti. E per guadagnare di più bisogna produrre di più. Poco importa se questo significherà morire di più. Anche più di quanto si muore a causa del Covid-19.