Non più cittadini ma persone

di Mimmo Di Garbo –

Nel terzo millennio stiamo assistendo ad una integrazione tra Stati all’interno di organizzazioni continentali con lo scopo di uno sviluppo politico economico e sociale sempre più congiunto e armonioso.
L’esempio più rilevante è senza ombra di dubbio l’Unione Europea che ha al suo attivo un’evoluzione ultra cinquantennale, una moneta unica, un parlamento eletto dalla popolazione, una commissione con funzioni similari a quelle di un governo nazionale, una corte di giustizia e molte altre strutture che ruotano attorno ad essa. Seguendo un percorso per diversi aspetti affine all’Ue, a cavallo tra la seconda parte del novecento e l’inizio del nuovo secolo, sono nate l’Unione Africana, l’ASEURS in Sud America, l’ASEAN nel sud-est Asiatico in un certo qual modo anche l’Organizzazione di Shanghai che raggruppa Russia, Cina, Kazakistan ed altre nazioni Asiatiche. Questi ultimi enti hanno funzioni ed obiettivi molto più limitati rispetto l’Unione Europea ma nel futuro, con sfumature diverse, tutte quante prevedono un’integrazione sempre più forte tra le nazioni appartenenti.
Da ciò si evince che la necessità di uscire dai propri confini nazionali e confrontarsi sempre di più con il resto del mondo è diventata una necessità vera e propria con la spinta determinante dell’economia globale di mercato che ormai non permette più da molto tempo qualsiasi tipo di economia protezionistica di stampo nazionalista, la cui dimostrazione è come gli ultimi residuati di Stati completamente chiusi al mondo esterno e con il miraggio di poter vivere in uno splendido isolamento (come ad esempio la Corea del Nord) si siano rivelati un completo fallimento dove la popolazione locale vive sotto terribili dittature ed in una condizione di estrema povertà diffusa.

Oltre le Nazioni Unite.
In quest’ottica il naturale approdo successivo è giungere ad un’integrazione di stampo mondiale dove tutte le nazioni del mondo possano confrontarsi e prosperare in comunione tra essi. A conti fatti un’istituzione del genere esiste già ed è l’Organizzazione delle Nazioni Unite, sorta dopo la Seconda guerra mondiale per preservare la pace nel mondo e far progredire tutta l’umanità in maniera sinergica. A molti anni di distanza dalla sua istituzione possiamo osservare come l’unico grande obiettivo raggiunto dall’ONU sia stato quello di preservare il pianeta da una nuova e ancor più devastante guerra globale, per il resto i suoi obiettivi sono stati parzialmente o per nulla raggiunti.
I conflitti bellici a livello regionale sono continuati e imperversano tutt’ora nel pianeta, la prosperità globale non è stata raggiunta e siamo ancora lontani dal raggiungerla, essa rimane ad appannaggio di pochi ricchi a discapito dei tanti. Gli organi che governano l’ONU sono pressoché privi di poteri reali da un punto di vista legislativo, esecutivo e giudiziario e sono controllati dai potenti della terra che applicano continui veti sulle decisioni da prendere a seconda degli interessi che hanno nelle varie regioni della terra.
Alla luce di tutto ciò si evince che le Nazioni Unite così come sono strutturate tutt’ora non riescono e non riusciranno a portare alla creazione di una grande comunità mondiale coesa sempre che ci sia un reale interesse nel fare tutto ciò, è invece interessare osservare questa sempre maggiore coesione tra le organizzazione continentali e regionali che stanno portando tante nazioni a devolvere parte dei loro poteri a queste istituzioni internazionali di modo da poter creare, in un presumibile futuro forse neanche tanto lontano, dei grandi Stati federali.

La federazione mondiale.
In futuro potrebbero nascere dei nuovi grandi Stati confederati tra le varie comunità che li formano e successivamente, quando saranno create delle proprie istituzioni titolari di poteri veri e propri, avranno la possibilità di poter parlare tra di loro a livello internazionale con le altre organizzazioni similari. In questo modo non ci saranno più le circa duecento nazioni che discutono tutt’ora con risultati spesso inconcludenti alle Nazioni Unite, ma saranno otto/dieci stati federali continentali o regionali che potranno dialogare in maniera più agevole ed efficace per giungere a una maggiore cooperazione tra le varie parti del mondo in modo da poter arrivare un domani alle creazione di una grande federazione mondiale.
L’auspicio è che non venga istituita un’immensa organizzazione di potere in mano a pochi potentati politico-economici come probabilmente avverrebbe se creata oggi, la quale gestirebbe le sorti del pianeta più o meno come succede adesso, sarebbe la stessa l’economia globale di mercato in essere oggi che porterebbe a ciò. La spinta alla creazione della organizzazione mondiale dovrebbe essere prettamente di tipo politico prima che economico, le organizzazioni continentali e regionali dovranno prima svilupparsi come stati federali con poteri legislativi esecutivi e giudiziari propri e poi l’organizzazione mondiale che nascerà successivamente dall’unificazione delle organizzazioni continentali e regionali dovrà avere dei propri poteri legislativi, esecutivi e giudiziari ed essa si dovrà fare garante del riequilibrio economico tra le varie regioni del mondo attuando un’economia sociale di mercato. L’attuale economia di mercato non ha fatto altro che creare forti squilibri nella distribuzione della ricchezza nel pianeta, in un’economia sociale di mercato, invece, la libertà economica e di iniziativa imprenditoriale non verrebbero intaccate ma gli scompensi economici creati dal mercato verrebbero controbilanciati dall’intervento dell’organizzazione mondiale nel supportare le aree più povere del pianeta sia da un punto di vista sociale che nell’implementazione delle condizioni per un loro sviluppo economico-produttivo.

Un nuovo tipo di società.
Verrebbe creato un sistema di tassazione globale in cui le aree più ricche supporterebbero le aree più disagiate della terra di modo da arrivare ad un sistema di giustizia sociale che non sia precluso a nessuno. Sviluppando le zone povere e creando un economia mondiale di tipo armonioso il fenomeno migratorio verrebbe contenuto in maniera decisiva, nessuno sarebbe più costretto a fuggire dalla povertà e dalla miseria e la gente rimarrebbe a vivere nella propria terra, partirebbe soltanto chi desidererebbe sposarsi per vivere nuove esperienze e conoscere altri luoghi.
Le strutture di potere avrebbero il compito di coinvolgere tutti quanti, con una assemblea parlamentare eletta da tutti gli esseri umani senza nessuna distinzione, un presidente dell’organizzazione mondiale eletto sempre da tutti, un sistema giudiziario equo su tutta la terra dove si applicano le stesse norme in qualsiasi latitudine del pianeta. Ciò non significherebbe che le identità e le culture locali verrebbero assorbite e cancellate da una identità e una cultura unica mondiale, quest’ultima sarà solo un’aggiunta, un arricchimento. Delle organizzazioni locali democraticamente elette resterebbero sempre attive occupandosi di tutto ciò che interessa quella porzione del pianeta, in particolar modo di preservare l’identità e la cultura locale, l’organizzazione mondiale si interesserebbe esclusivamente (da buon stato federale) di materie d’interesse planetario. Anche il concetto di cittadinanza verrebbe superato, diventeremmo membri di varie comunità linguistiche e territoriali (Italiani, Francesi. Argentini, Somali ecc.) che si unirebbero in un’unica comunità, la comunità degli esseri umani, non saremmo più cittadini ma persone, con diritti e doveri uguali per tutti.

Oltre la povertà e le guerre
Nel momento in cui si creassero queste condizioni di equilibrio diverrebbe attuabile una vera e concreta lotta alla povertà, alle diseguaglianze, alle violenze, alle discriminazioni, all’analfabetismo e a tutte le piaghe che affliggono il pianeta.
Anche la concezione stessa della guerra verrebbe semplicemente superata perché non se ne sentirebbe più il bisogno di farla, di conseguenza verrebbero superati gli eserciti che ogni nazione possiede, sarà necessari istituire unicamente una forza di polizia globale la quale mantenga l’ordine e la sicurezza sul pianeta.