Norvegia. Gli Usa schierano i jet anti-sottomarino P-8

di Giuseppe Gagliano

Il dispiegamento di velivoli da pattugliamento marittimo P-8 Poseidon in Norvegia non è solo un gesto tecnico-militare: è un segnale politico preciso. Washington, sotto l’amministrazione Trump, mostra di voler mantenere un controllo costante sulle rotte del Mar Baltico e sulle linee energetiche sottomarine, in un’area che dopo l’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO è diventata, di fatto, uno spazio quasi interamente sotto influenza atlantica.
Il P-8, derivato dal Boeing 737, è in grado di coprire vaste distese oceaniche, individuare e tracciare sottomarini e navi di superficie e svolgere missioni di intelligence e sorveglianza. L’uso di radar ad apertura sintetica, periscopi elettronici e sistemi ottimizzati per scenari di combattimento lo rende una piattaforma ideale per pattugliare i fondali marini, soprattutto dove transitano cavi e condotte energetiche: un’infrastruttura critica già minacciata negli anni recenti da sabotaggi e droni di origine sospetta.
Il Baltico è diventato una zona di frizione permanente. La presenza di un avamposto russo come Kaliningrad, incastonato tra due Paesi NATO, spinge Mosca a rafforzare le proprie difese costiere e subacquee, mentre l’Alleanza intensifica le attività di sorveglianza. Non va sottovalutato il Mare del Nord, dove piattaforme come Sleipner rappresentano un nodo vitale per la sicurezza energetica europea: l’avvistamento di droni non identificati in prossimità di questi impianti rafforza l’idea che lo scontro si stia spostando verso le infrastrutture critiche.
Il rafforzamento delle missioni NATO con i P-8 e il recente dispiegamento di due sottomarini nucleari USA nel Nord Europa si inseriscono nella strategia trumpiana di “deterrenza offensiva”: mostrare i muscoli per scoraggiare la Russia, ma anche per proteggere partner come la Polonia e i Paesi Baltici. L’idea di fornire a Kiev missili da crociera a lungo raggio conferma che Washington non intende cedere l’iniziativa sul fronte nord-orientale europeo.
La partita è anche economica: i gasdotti e i cavi sottomarini che attraversano Baltico e Mare del Nord sono arterie vitali per l’energia e le telecomunicazioni dell’Europa settentrionale. Proteggerli significa difendere l’intero sistema industriale e commerciale europeo e statunitense. Ogni sabotaggio o interruzione si tradurrebbe in rincari energetici e instabilità dei mercati, con impatti diretti sulla competitività europea.
Il dispiegamento dei P-8 è dunque parte di una strategia che non guarda solo all’emergenza ucraina, ma a un nuovo equilibrio di potere nell’Artico e nel Baltico: le rotte navali, l’accesso alle risorse e la sicurezza delle infrastrutture diventeranno fattori cruciali nella competizione fra NATO e Russia. Il messaggio lanciato da Washington è chiaro: non ci sarà alcuna “zona grigia” in cui Mosca possa muoversi senza sorveglianza occidentale.