Nucleare iraniano: Trump chiama all’ordine Macron, ‘accordo da rivedere’. E lui ubbidisce

di Enrico Oliari

In occasione dell’incontro di Washington, Donald Trump ed Emmanuel Macron hanno discusso di una serie di temi internazionali, ed il presidente Usa ha portato senza troppa difficoltà il collega francese Emmanuel Macron dalla sua in tema di Iran. La posizione di Trump, arrivato alla Casa Bianca anche grazie al potente supporto delle lobby sioniste, è sempre stata quella di rivedere l’accordo sul nucleare iraniano, peraltro ampiamente rispettato a dire dagli ispettori Aiea, ma più in generale di contenere l’influenza di Teheran nell’area mediorientale.
Così, se non è stata messa nero su bianco nessuna intesa su Siria, Yemen e Iraq, aree di crisi con una forte influenza iraniana, Trump ha messo foglio e penna in mano a Macron per arrivare all’obiettivo di colpire “l’attività balistica e la presenza dell’Iran in diversi regimi nella regione”. Trump ha spiegato al collega francese che quell’accordo “E’ un disastro, è terribile, è un’intesa che non avrebbe mai dovuto essere fatta”.
Nonostante il timido tentativo di Macron di ammorbidirlo sulla possibile revisione del trattato del 2015 sul nucleare iraniano sostenuto e firmato anche dalla Francia, Trump ha reso noto di voler tirare dritto per la sua strada: “Nessuno sa ancora cosa farò il 12 maggio, ma vedremo cosa fare, chissà che io non faccia quello che alcuni si aspettano, sia che sia possibile o meno fare un nuovo accordo con solide fondamenta, perché quello attuale è un accordo con fondamenta deteriorate”.
Una prima vittoria per Trump, quindi, che con poco è riuscito a portare dalla sua il giovane presidente francese e a iniziare l’opera di demolizione di un’intesa a cui i cossiddetti “5+1” (Francia, Usa, Cina, Gb e Russia + Germani) e l’Iran hanno lavorato duramente.
Senza accordo l’Iran tornerà al nucleare o comunque continuerà con il programma missilistico e si potrà così concretizzare quella reazione dell’occidente tanto auspicata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Difatti il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha già fatto sapere che “se gli Stati Uniti si ritireranno dall’accordo nucleare, la conseguenza immediata con ogni probabilità sarebbe che l’Iran faccia la stessa cosa e si ritiri dall’accordo”. “Ciò che gli Stati Uniti – ha continuato Zarif – ciò che il presidente Trump fanno sapere alla comunità internazionale con questo comportamento è che gli Stati Uniti non sono un partner affidabile per i negoziati, perché se si raggiunge un accordo con loro, e un accordo per definizione richiede il dare e avere, loro sono pronti a prendere tutto ciò che hai dato, ma poi a rinnegare le promesse che hanno fatto”.
D’altro canto la “pax americana” prevede che dal Marocco al Kirghizistan ci sia la presenza militare di Washington, ed erano cinque i paesi che fino a ieri non ospitavano basi maggiori o minori Usa: Afghanistan (guerra), Iraq (guerra), Libia (guerra), Siria (guerra) e Iran.
Ora sarà da vedere se ancora una volta gli altri alleati europei scatteranno agli ordini del presidente Usa o se, finalmente, cominceranno a muoversi nell’ottica di un’autonomia estera europea. Macron permettendo.