Nuove rivelazioni e Wikileaks indicano il legame tra Algeri e il qaedista Mokhtar Belmokhtar

di Belkassem Yassine –

belmokhtar mokhtarWikileaks ha reso pubbliche 30.322 e-mail inviate e ricevute dall’ex Segretario di Stato americano Hillary Clinton, che rivelano un accordo segreto concluso tra il governo algerino ed il terrorista Mokhtar Belmokhtar (capo del gruppo qaedista “I firmatari con il sangue”), dove viene indicato che uno degli obiettivi era quello di attaccare gli interessi marocchini nel Sahara.
Nella fattispecie si tratta di uno scambio di messaggi risalente al 2013 tra Hillary Clinton e Sidney Blumenthal, ex assistente e consigliere speciale di Bill Clinton.
Una di queste e-mail segnala che “secondo fonti aventi accesso alla DGSE algerina (Servizi segreti militari), il governo di Bouteflika ha concluso un’intesa segreta con Belmokhtar dopo il rapimento nell’aprile del 2012 del console algerino a Gao, in Mali. In virtù di quest’accordo, Belmokhtar ha concentrato le sue operazioni in Mali e su sollecitazione dei servizi algerini, ha attaccato gli interessi marocchini nel Sahara”.
Il 17 gennaio 2013 alle ore 22.00 Blumenthal ha scritto a Clinton circa “gli ultimi rapporti delle indagini francesi sulla crisi degli ostaggi algerini”, cioè della presa di ostaggi a In Amenas in conseguenza all’attacco del giorno prima. Più di 800 persone che lavoravano nel sito di estrazione del gas di Tiguentourine erano state prese in ostaggio dai terroristi che richiedevano, tra l’altro, la fine dell’intervento militare francese in Mali ,lanciato cinque giorni prima.
Altri due documenti rivelano che da quando è diventato capo della sezione di Aqmi (al-Qaeda nel Maghreb islamico) nel Sahara, nel 2003, Belmokhtar avrebbe organizzato l’importazione di armi per la rete islamista in Niger e in Mali, come pure il rapimento di uomini d’affare occidentali.
Esponendo nei dettagli la missione dell’Aqmi, il documento ricorda che l’obiettivo del gruppo terroristico è quello “di destabilizzare i governi del Mali, della Mauritania, del Marocco e dell’Algeria”. Secondo la stessa fonte, la presa di ostaggi a In Amenas mirava “ad attaccare gli impianti occidentali che si trovano in Algeria”, per cui doveva seguire un’operazione simile nel Sahara.
E’ invece Medi1TV, una delle principali televisioni del Marocco, a riportare nei giorni scorsi una conversazione telefonica tra un esponente della cellula guidata da Belmokhtar e uno dell’Aqmi, in cui le autorità algerine vengono accusate di aver violato un accordo secondo il quale dovevano lasciare vivi gli ostaggi del complesso del gas In Amenas in cambio di un riscatto. I soldati della 6a regione del sud algerino avrebbero – secondo i terroristi – tradito l’accordo che avrebbe potuto garantire la sopravvivenza degli ostaggi. I due blitz del 16 gennaio 2013, condotti su pressioni della comunità internazionale, si risolsero con la morte di 67 persone, di cui 37 ostaggi stranieri (10 giapponesi), una guardia giurata algerina e 29 qaedisti.
In un’altra conversazione un capo jihadista e uno dei carcerieri dello stesso campo di In Amenas dice: “Lasciate in vita gli ostaggi, muovetevi verso un’altra zona, ma sistemate prima mine antiuomo per coprire la vostra fuga. Contattate le famiglie (degli ostaggi). Io sono sempre in contatto con un responsabile della sicurezza algerina”.