di C. Alessandro Mauceri –
“In questa Giornata internazionale della Madre Terra, tutti gli occhi sono puntati sulla pandemia COVID-19, il più grande test che il mondo ha affrontato dalla Seconda Guerra Mondiale”, ha detto il segretario generale delle Nazoni Unite, Antonio Guterres. “L’attuale crisi è un campanello d’allarme senza precedenti. Buona parte del suo discorso è stata incentrata non sull’ambiente o sulle risorse del pianeta, ma sull’economia. Sei i punti messi in risalto da Guterres:
1. Mentre spendiamo enormi quantità di denaro per riprenderci dalla pandemia di coronavirus, dobbiamo offrire nuovi posti di lavoro e nuove attività attraverso una transizione pulita e verde.
2. Dove il denaro dei contribuenti viene utilizzato per salvare le imprese, deve essere legato al raggiungimento di posti di lavoro verdi e alla crescita sostenibile.
3. La potenza di fuoco fiscale deve guidare il passaggio dall’economia grigia a quella verde e rendere le società e le persone più resistenti.
4. I fondi pubblici dovrebbero essere utilizzati per investire nel futuro, non nel passato, e confluire in settori e progetti sostenibili che aiutino l’ambiente e il clima. I sussidi per i combustibili fossili devono finire e gli inquinanti devono iniziare a pagare per il loro inquinamento.
5. I rischi e le opportunità climatici devono essere incorporati nel sistema finanziario, nonché in tutti gli aspetti dell’elaborazione e delle infrastrutture delle politiche pubbliche.
6. Dobbiamo lavorare insieme come comunità internazionale.
Sembra quasi che la pandemia di coronavirus sia riuscita a fare in pochi mesi quello che tutti i leader del pianeta insieme non sono riusciti a fare in anni di incontri nelle tante COP, da quella di Parigi fino a quella dello scorso anno.
Prima di gioire felici per l’ambiente però è bene fare alcune considerazioni. Molti di questi miglioramenti sono solo temporanei, legati alla presenza di poche persone per strada e alla massiccia chiusura delle attività produttive, e con il ritorno alla normalità c’è il rischio che possano essere vanificati.
Alla fine il bilancio dei consumi e dell’impatto del COVID-19 sul pianeta rischia di essere negativo. A fronte di un rallentamento (limitato nello spazio e nel tempo) dei consumi di risorse naturali, i paesi che più di tutti sono responsabili del loro sfruttamento continuano a non adottare misure concrete per la riduzione delle emissioni e mancano piani a medio e lungo termine per prendersi cura della Terra.
Negli Usa ad esempio, in alcuni stati il clima predominante è ormai “siccitoso”, con un impatto devastante sull’agricoltura, sulla portata dei fiumi e sul proliferare di mega-incendi. Secondo gli autori dello studio “Large contribution from anthropogenic warming to an emerging North American megadrought”, negli Usa è in arrivo una lunga mega-siccità, tra le peggiori degli ultimi 1.200 anni. E i brevi miglioramenti delle ultime settimane, legati all’epidemia di coronavirus, non basteranno per cambiare questo stato di cose.
Nel proprio discorso Guterres non ha detto che il primo ad avere l’idea di celebrare la Giornata della Terra sarebbe stato proprio un americano: Gaylord Nelson, senatore democratico del Wisconsin, dopo aver osservato migliaia di studenti scendere in piazza per manifestare contro la guerra in Vietnam pensò di fare lo stesso per il pianeta. La sua idea varcò immediatamente i confini e in men che non si dica contagiò il mondo, più velocemente del coronavirus. Ma quelli erano gli anni in cui alla Casa Bianca c’era una personalità come il presidente John Kennedy, alla radio i giovani ascoltavano i Beatles e i Rolling Stones e Jimi Hendrix scatenava le folle. I giovani più ambientalisti ascoltavano Joan Baez, John Taylor e Cat Stevens. A quei tempi i giovani sapevano cosa volevano ed erano pronti a scendere in piazza e a lottare per ottenerlo: per la guerra nel Vietnam, per i diritti civili… e per l’ambiente.
Sono passati 50 anni, mezzo secolo. Molti di quei giovani ora sono in pantofole, chiusi in casa. A lottare per l’ambiente nelle piazze non c’è più nessuno. Anche Greta Thunberg, dopo la comparsa al Parlamento europeo, resta chiusa in casa. E con lei tutti i giovani: preferiscono stare tra le mura domestiche, con gli occhi puntati sullo smartphone o seduti davanti alla televisione. Incapaci di influenzare i governi. E con una gran paura di essere loro stessi influenzati… dal coronavirus.