Olanda. Un referendum potrebbe bloccare i miliardi diretti in Ucraina per l’Accordo di associazione

di Dario Rivolta * –

poroshenko con junkerSi avvicina oramai la data in cui in Olanda si terrà il referendum sull’accordo di associazione tra Unione Europea e Ucraina. Il 6 aprile gli elettori olandesi andranno (quanti?) alle urne per rispondere al quesito: “Sei a favore o contro l’Approval Act dell’Accordo di Associazione tra L’unione Europea e l’Ucraina?” .
E’ la prima volta che nei Paesi Bassi gli elettori possono esprimersi, seppur con valenza puramente consultiva, su di una legge di ratifica internazionale già approvata dal Parlamento e nessuno sa quanti cittadini decideranno di partecipare alla consultazione. Secondo la legge locale, affinché il loro voto abbia un qualche valore, i votanti dovranno raggiungere almeno il trenta percento degli aventi diritto.
E’ proprio su questa incertezza che puntano i difensori dell’accordo e, non per caso, il primo ministro in carica se la prese molto con Jean-Claude Juncker, quando nello scorso gennaio il presidente della Commissione europea rilasciò una dichiarazione molto ripresa dalla stampa olandese in cui si pronunciava fortemente contro la possibile bocciatura della legge.
L’intenzione dei politici che avevano votato la legge era, infatti, quella di far passare sotto silenzio l’opportunità data ai cittadini di esprimersi poiché era a tutti noto che la stragrande maggioranza della popolazione era contraria a un’intesa che avrebbe significato miliardi di euro in partenza da Bruxelles (e quindi dalle tasche di tutti noi) verso Kiev. Le parole di Juncker, preoccupato per le conseguenze, aprivano implicitamente il dibattito e rompevano il silenzio cui il governo olandese puntava.
Nonostante manchino solo pochi giorni al voto, non si può certo affermare che ora la campagna elettorale stia suscitando un grande dibattito, ma i contrari al referendum vorrebbero trasformare il voto sull’Ucraina in un suffragio pro o contro la stessa Unione Europea.
Purtroppo per chi ha raccolto le firme, anche dall’opposizione qualcuno sta cercando di approfittare di quest’occasione per riunire attorno a sé tutti gli anti europeisti, finendo col distogliere l’attenzione dai contenuti stessi dell’accordo.
Quel che è certo è che, nel caso di una vittoria del no, i fautori olandesi dell’uscita dall’Eu ne uscirebbero rinforzati. La loro voce diverrà ancora più virulenta qualora il governo in carica non dovesse trarre le dovute conseguenze dalla volontà espressa dagli elettori. Anche in Gran Bretagna si guarda a questa consultazione con interesse, interpretandola quasi come una prova generale di quanto avverrà da loro pochi mesi dopo.
Se non si raggiungerà il quorum minimo, si tratterebbe in sostanza di un “pari e patta”e l’Accordo di Associazione non sarà rimesso in discussione. Allora l’attenzione di tutta Europa si focalizzerà direttamente sul referendum britannico. Se, invece, il 30 percento sarà raggiunto e il voto sarà favorevole all’approvazione della ratifica il governo olandese ne riuscirà rafforzato. Al contrario, trattandosi di un voto puramente consultivo, qualora gli olandesi si esprimessero contro occorrerà attendere le reazioni del governo locale e di Bruxelles.
Secondo la legge, il Parlamento sarà chiamato a esprimersi di nuovo sull’argomento, sempre che l’esecutivo non si dimetta prima. I partiti locali terranno conto di quanto espresso dai loro elettori o se ne infischieranno cedendo alle pressioni che arriveranno da oltre Atlantico e da quei Governi europei notoriamente più anti russi? Di sicuro, e non solo in Olanda, i pochi europei che hanno saputo del contenuto di quest’accordo non sono per nulla contenti che, in barba alla crisi economica, altri miliardi di euro debbano riversarsi nelle casse bucate degli oligarchi e dei fanatici antisemiti ucraini. E tutto ciò solo in nome di una politica anti russa “a priori” i cui motivi sfuggono ai più.
Nel frattempo, l’ultimo sondaggio del 4-7 marzo ci dice che gli olandesi che vorrebbero bocciare l’Associazione e quindi la “donazione” all’Ucraina sono il 44 per cento e i favorevoli solo il 33 per cento, mentre gli incerti restano ancora il 23 percento.
Staremo a vedere.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.