di Silvia Boltuc * –
MASCATE (Oman). Il Sultanato dell’Oman, perla della penisola arabica, è un paese che ha mantenuto le proprie tradizioni e identità storica intatte ma con politiche che guardano al futuro. L’Oman si trova al centro dei mercati dei paesi del Consiglio della Cooperazione del Golfo (GCC) ed è un crocevia fondamentale dei commerci che dal Sud-Est Asiatico raggiungono l’Africa e l’Occidente grazie anche a diverse infrastrutture portuali d’eccellenza e zone economiche libere (FEZ).
Le sue coste forniscono accesso alle acque internazionali attraverso il Mar Arabico e allo strategico Stretto di Hormuz (attraverso cui passa un terzo del commercio mondiale di petrolio) senza però essere soggetto alla sua instabilità, trovandosi posizionato al suo esterno, con l’unica eccezione dell’exclave di Madha. Va inoltre ricordato che i porti omaniti sono parte integrante della Belt and Road Initiative (BRI) marittima cinese e che, grazie anche ai recenti accordi firmati con la Repubblica Islamica dell’Iran, si collegano con il Corridoio di Trasporto Internazionale Nord-Sud (INSTC) che raggiunge i mercati russi.
Economia, investimenti e politiche fiscali omanite.
Il Sultanato dell’Oman ha investito copiosi fondi nello sviluppo delle proprie infrastrutture (aeroporti, porti, zone di libero scambio ed aree industriali). Nei primi tre mesi del 2022, con l’aumento delle entrate petrolifere, il paese ha registrato un avanzo di bilancio di 357 milioni di rial (927 milioni di dollari) promettendo di aumentare la spesa per progetti di sviluppo prioritari e ridurre il proprio debito.
Secondo il ministero delle Finanze i ricavi sono aumentati di oltre il 66% durante il trimestre raggiungendo un totale di circa 3 miliardi di rial, quantità nettamente superiore rispetto a 1,8 miliardi di un anno fa, mentre la spesa totale si è attestata a 2,7 milioni di rial. Il ministero prevede, in linea con il Fondo Monetario Internazionale, che l’economia nel 2022 crescerà del 5,6%. Mascate ha altresì firmato diversi Accordi di Libero Scambio con i paesi arabi (l’Oman è membro del GCC), con Singapore, con i paesi EFTA e con gli Stati Uniti. Questi accordi riducono o esentano le parti dai dazi doganali.
Sono state altresì condotte politiche per favorire gli investimenti esteri. Gli investitori possono mantenere la proprietà sul 100% dei loro investimenti, non ci sono vincoli di capitale di investimento minimo, non c’è imposta sul reddito delle persone fisiche e l’imposta sulle società è solo il 15% dell’utile netto. Sono inoltre stati introdotti ulteriori incentivi per attrarre investimenti: riduzione delle tasse governative, riduzione dei canoni di locazione in alcune aree, 88 differenti opportunità di business fra cui scegliere per investire, possibilità di acquisto di territori per scopi industriali, turistici o residenziali e una burocrazia snella che si traduce in processi telematici facilitati per iniziare il proprio business senza dover passare per l’approvazione di diversi enti.
Turismo, esportazioni energetiche e opportunità per l’Italia.
Il paese ha aperto ai visitatori stranieri e mira ad incentivare il proprio turismo, elemento fondamentale nella diplomazia culturale su cui l’Oman ha concentrato il proprio impegno anche in Italia. Il governo di Mascate mira a promuovere la tipica accoglienza della popolazione omanita unita alla storia e alla ricchezza paesaggistica del paese per trasformarlo in una meta turistica attrattiva. In questa ottica deve essere letta la mostra che il 7 giugno 2022 verrà inaugurata a Roma, all’interno del Colosseo, dedicata a presentare le opportunità turistiche omanite grazie all’organizzazione e patrocinio del ministero della Cultura, dello Sport e della Gioventù omanita in collaborazione con l’Ambasciata del Sultanato dell’Oman a Roma. Tale evento dimostra come il Governo omanita stia guardando all’Italia come mercato verso cui promuovere il turismo.
In un periodo storico post pandemico e segnato dal conflitto in Ucraina che ha sancito la corsa alla diversificazione energetica dell’Europa, l’Oman rappresenta anche una preziosa opportunità. Il Sultanato, come gli altri paesi del Golfo, possiede ingenti risorse di idrocarburi. Il paese è parte del cartello OPEC+ ed è il più grande produttore di petrolio del Medio Oriente al di fuori del cartello OPEC. Si stima che ad aprile di quest’anno il Sultanato abbia pompato 840mila barili al giorno.
Vi sono tre principali aspetti che concorrono a fare dell’Oman un partner ideale per l’export energetico: la posizione strategica dei suoi porti facilmente fruibile dalle grandi navi cisterne, un alto livello di stabilità e sicurezza all’interno del difficile quadro mediorientale e l’ottimo ruolo di mediatore che il paese ha saputo e continua a ricoprire nelle dinamiche regionali. Recentemente infatti Mascate ha svolto un ruolo importante nella mediazione fra Arabia Saudita e Repubblica Islamica dell’Iran per facilitare una risoluzione del conflitto nello Yemen. Va ricordato che l’Oman, notoriamente a favore delle risoluzioni diplomatiche dei conflitti, si era opposto nel 2015 all’intervento militare guidato dall’Arabia Saudita. Mascate ha anche avuto un ruolo primario nel facilitare i contatti tra gli Stati Uniti e l’Iran prima della firma del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) e nel garantire il rilascio dei cittadini britannici detenuti nelle carceri iraniane.
I rapporti che potremmo definire “privilegiati” tra Mascate e Teheran sono stati ribaditi recentemente dalla storica visita del Presidente iraniano Ebrahim Raisi nella capitale omanita dove ha incontrato il Sultano Haitham bin Tariq. In occasione di tale incontro, il ministro del Petrolio iraniano Javad Owji ha stretto un accordo con i suoi omologhi omaniti sullo sviluppo integrato del giacimento Hengam all’interno del Golfo Persico. Il giacimento petrolifero di Hengam si trova vicino all’omonima isola iraniana, tra l’Iran e il territorio marittimo dell’Oman. I due paesi hanno inoltre deciso di scambiare prodotti petrolchimici e relative competenze tecniche e ingegneristiche. In seno a queste cooperazioni si è anche discusso della fornitura di gas iraniano all’Oman attraverso un nuovo gasdotto.
Nei giorni scorsi è stata annunciata la scoperta di nuovi giacimenti petroliferi che aumenteranno la produzione omanita da 50mila a 100mila barili nei prossimi due o tre anni. Le riserve di greggio attuali ammontano a 5,2 miliardi di barili e le riserve di gas a circa 24 trilioni di piedi cubi. L’Oman sta potenziando le attività di esplorazione per aiutare a mantenere o addirittura aumentare la produzione di petrolio e condensato a seconda delle esigenze del mercato.
Sono diversi i paesi che si stanno interessando alle forniture dal sultanato. Alla fine di maggio 2022, la Repubblica Ceca ha tenuto colloqui per forniture di gas naturale liquido (GLN) dall’Oman. I rappresentanti del ministero dell’Industria e del Commercio della Repubblica Ceca, nonché le società energetiche del conglomerato ČEZ e Pražská plynárenská hanno tenuto incontri con la direzione della società Oman LNG e hanno discusso la possibilità di organizzare forniture di GNL dall’Oman alla Repubblica Ceca.
Per quanto concerne il ruolo di mediazione che il sultanato svolge agli occhi delle potenze internazionali, a maggio 2022 il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e l’omologo omanita Sayyid Badr Hamad al-Busaidi, si sono incontrati per discutere di Siria, Palestina e del Conflitto in Ucraina, oltre che per stipulare accordi bilaterali. Lavrov è stato anche ricevuto dal sultano dell’Oman Haitham bin Tariq Al Said. Riguardo il contesto siriano, Mosca ha gradito le posizioni omanite in quanto il governo di Mascate che è stato l’unico del Consiglio del GCC che nel 2011 non ha sospeso le relazioni diplomatiche con il governo del presidente siriano Bashar al-Assad. I due paesi, entrambi membri dell’OPEC+, hanno ribadito l’importanza della loro cooperazione nella stabilizzazione dei prezzi nel mercato energetico e come mediatori per i conflitti regionali. Il ministro degli Esteri dell’Oman ha affermato che il suo Paese è grato al governo russo per il ruolo svolto nei colloqui per rilanciare l’accordo nucleare iraniano (JCPOA).
Media e società civile in Oman.
Nel campo sociale si stanno adottando politiche per garantire maggiore inclusività, parità di genere e libertà di stampa. A questo riguardo, il Sultanato ha ospitato dal 31 maggio al 4 giugno 2022, il 31mo Congresso Mondiale della Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), presieduto da Sayyid Asaad bin Tarik al Said, vicepremier incaricato delle Relazioni Internazionali e rappresentante personale del Sultano Haitham bin Tarik. L’incontro ha visto la partecipazione di più di 260 rappresentanti dei media di 92 paesi del globo per discutere di questi temi.
L’evento si è aperto con il pensiero che il presidente del Consiglio di amministrazione dell’Associazione dei Giornalisti dell’Oman ha rivolto a Shireen Abu Aqleh, uccisa in Palestina mentre monitorava l’incursione delle forze israeliane nella città palestinese di Jenin. Degna di nota è stata la nomina di secondo vicepresidente della Federazione del palestinese Nasser Abu Bakr. Mohammed Al Araimi, già presidente del Consiglio di Amministrazione dei giornalisti dell’Oman, è stato eletto nel comitato esecutivo dell’IFJ. Nell’arco della conferenza è stata denunciata la minaccia alla sicurezza a cui sono sottoposti i giornalisti in paesi come l’Afghanistan e lo Yemen. L’Oman si è fatto portavoce dei principi di giustizia e tolleranza del diritto internazionale e si è unito all’appello per garantire migliori condizioni di lavoro ai giornalisti, con particolar riguardo alle donne.
Conclusione.
La posizione strategica dell’Oman, paese del Golfo che si affaccia sul Mare Arabico, una politica estera bilanciata negli anni a svolgere un ruolo di mediazione tra i diversi attori in conflitto nel panorama mediorientale e internazionale, le risorse di idrocarburi, e una società proiettata verso la modernità e la cooperazione con l’occidente, rendono il Sultanato un paese interessante dal punto di vista geopolitico ed economico.
Mascate, che sta portando avanti strategie economiche che garantiscano una rendita alle future generazioni, è un terreno ancora relativamente vergine per gli investimenti. Benché veda già la presenza in loco di importanti aziende internazionali e abbia siglato importanti contratti di cooperazione, è un paese che si è aperto relativamente tardi se comparato agli altri attori nel Golfo e questo lo rende un mercato particolarmente interessante per il prossimo futuro.
Articolo in mediapartnership con SpecialEurasia.