Onu. I leader dell’America Latina all’Assemblea generale per i problemi della regione

di Alberto Galvi

Gli incontri di questi giorni a New York alla 74a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite hanno visto come protagonisti molti paesi dell’America Latina. In questa occasione i capi di Stato e di governo di tutto il mondo esprimono le loro opinioni sulle questioni più importanti, a livello internazionale. Quest’organo però, non è determinante per risolvere le crisi internazionali, in quanto è il Consiglio di sicurezza, che può approvare risoluzioni vincolanti.
Il Consiglio di sicurezza è composto da 5 paesi membri permanenti, Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia e Russia. Inoltre ogni 2 anni vengono eletti altri 10 paesi membri non permanenti, che sono eletti a rotazione nell’Assemblea generale, sulla base di raggruppamenti geografici.
I paesi dell’America Latina, si sono presentati alle Nazioni Unite senza un programma comune e con ogni paese focalizzato sui propri problemi interni. La crisi venezuelana preoccupa invece un po’ tutti quanti i leader della regione, con tutte le implicazioni che la riguardano, come l’immigrazione, il prezzo del petrolio e il narcotraffico. Anche quest’anno non si è presentato al Palazzo di vetro il presidente venezuelano Nicolás Maduro.
Le 2 delegazioni diplomatiche separate, hanno rappresentato quest’anno il Venezuela all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Una era capitanata dal ministro degli esteri Jorge Arreaza e dalla vicepresidente Delcy Rodríguez, che rappresentavano il governo Maduro. L’altra rappresentanza diplomatica, era capitanata dal capo consigliere per la politica estera di Guaidó, Julio Borges. Ricordiamo che anche Juan Guaidó non era presente al Palazzo di vetro, nonostante è riconosciuto da oltre 50 altri paesi come il legittimo presidente del Venezuela.
Uno dei momenti più attesi di questi incontri a New York, è stato l’intervento del presidente brasiliano, Jair Bolsonaro sulla questione del clima. Dopo le controversie avute con diversi governi di paesi europei a causa degli incendi che hanno colpito la foresta amazzonica, Bolsonaro ha ribadito il sostegno alla conservazione delle foreste amazzoniche, e che la questione deve essere però trattata nel pieno rispetto della sovranità brasiliana.
Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, durante il suo discorso all’ONU, ha ribadito il buon trattamento che ricevono i medici a Cuba, in risposta a quanto aveva detto Bolsonaro, contro i medici inviati dall’Avana in Brasile.
Nell’ambito delle Nazioni Unite, alcuni paesi dell’America Latina hanno approvato le sanzioni del TIAR (Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca), ai membri del governo di Nicolás Maduro. Le misure consentiranno ai governi, di congelare i beni appartenenti a funzionari venezuelani collegati a Maduro all’interno dei loro paesi, sospettati di attività illecite, corruzione e violazioni dei diritti umani.
Queste misure sono state invocate dalla rappresentanza del presidente ad interim Juan Guaidó, dinanzi all’OEA (Organización de los Estados Americanos), poche settimane fa. Bolivia, Cuba, Ecuador, Nicaragua e Messico si sono ritirati dal TIAR, nonostante lo avessero firmato all’epoca. Sebbene sia un membro del trattato, l’Uruguay ha votato contro la risoluzione approvata nei giorni scorsi a New York.
Tra gli altri capi di Stato e di Governo presenti al Palazzo di vetro, bisogna ricordare il presidente messicano Lopez Obrador, a cui è stato riconosciuto il merito da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, per la sua politica migratoria. All’ONU erano presenti anche i presidenti del Costa Rica, Carlos Alvarado, dell’Ecuador, Lenin Moreno, del Cile, Sebastián Piñera, e del Perù, Martín Vizcarra ecc.
Anche quest’anno il presidente nicaraguense, Daniel Ortega, non ha partecipato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’ultima volta che Ortega ha partecipato a una riunione dell’ONU è stato nel 2007. A rappresentare il Nicaragua si è presentata una delegazione di 6 persone, guidata dal ministro degli Esteri Denis Moncada e dall’ambasciatore alle Nazioni Unite, Jaime Hermida. In questa occasione, non si sono presentati al Palazzo di vetro diversi leader mondiali importanti come il presidente russo Vladimir Putin, il leader cinese Xi Jinping, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanayhu.
Per quanto riguarda il presidente della Colombia, Iván Duque, ha consegnato un rapporto al Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, allo scopo di dimostrare la protezione del governo venezuelano ai gruppi armati illegali. Il Rapporto presentato all’ONU, ha fornito argomenti agli avversari di Duque per recriminare una sorta di strumentalizzazione della gravissima crisi venezuelana, con milioni di migranti in fuga, la maggior parte dei quali si sono diretti in Colombia.
Sulla crisi venezuelana è intervenuto anche Il ministro degli Esteri del Paraguay, Antonio Rivas, che ha chiesto il ripristino della democrazia in Venezuela. Infatti lo scorso gennaio, il presidente del paese, Mario Abdo Benítez, aveva annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con il Venezuela di Nicolás Maduro. Tanto è vero, che il governo paraguayano aveva accusato l’attuale esecutivo venezuelano, di non rispettare apertamente i diritti umani e la democrazia.
Il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha invece denunciato i metodi obsoleti, che si sono tenuti in questi giorni nella gestione dei vari appuntamenti, all’Assemblea generale dell’ONU. Bukele non vuole essere frainteso, e ha comunque riconosciuto il lavoro delle Nazioni Unite. Sul tema dell’immigrazione, gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo con El Salvador sulla cooperazione in materia di immigrazione irregolare.
I leader di Argentina, Mauricio Macri, di Bolivia, Evo Morales, e dell’Uruguay, Tabaré Vázquez, hanno partecipato all’Assemblea generale nel mezzo delle rispettive campagne elettorali. Macri è arrivato a New York, dopo aver perso le primarie contro il peronista Alberto Fernández.
Inoltre con il paese coinvolto in una grave crisi economica, l’Argentina potrebbe ritornare alla situazione del 2001. Macri all’ONU ha fatto un discorso elettorale, per dare un’altra possibilità alla sua coalizione di recuperare nei sondaggi, che vedono favorito l’avversario Alberto Fernández.
Evo Morales, nonostante la controversia sull’illegalità della sua rielezione, poiché la Costituzione boliviana consente solo 2 termini consecutivi, si candida per la quarta volta consecutiva. Anche Morales a New York ha fatto un discorso elettorale, parlando delle disuguaglianze tra paesi ricchi e paesi poveri, in quanto la concentrazione della ricchezza mondiale è gestita da poche persone.
Il presidente dell’Uruguay, Tabaré Vázquez, ha parlato al Palazzo di vetro del conflitto in materia di istruzione in Uruguay, e degli scioperi sindacali che ne sono conseguiti. Inoltre il presidente Vázquez, ha fatto riferimento alla sua professione di medico, avvalorando l’etica della salute per cercare di risolvere il conflitto, che il paese sudamericano ha con l’azienda statunitense di tabacco, Philip Morris.
In questa settimana di incontri all’Assemblea generale dell’ONU, si è capito che i governi latinoamericani hanno bisogno di ancora un po’ di tempo per assestarsi. Negli ultimi 2 anni infatti, i governi conservatori hanno preso il potere in molti paesi della regione, grazie ad una sinistra corrotta, e inefficace nel trovare soluzioni in campo economico e politico. Nel frattempo la questione venezuelana, ha fatto emergere delle discordanze sulle soluzioni proposte tra i diversi paesi, soprattutto sulla questione dei migranti.
In tutto questo trambusto, l’unico ad averne giovamento è l’America di Trump, che piano piano ritrova la sua egemonia nella regione, rispetto a Cina e Russia, che hanno solo come alleati Venezuela, Nicaragua e Cuba.