Attacco talebano all’aeroporto di Karaci, ‘rispondiamo alle bombe che colpiscono i nostri villaggi’

di Guido Keller –

pakistan attentato grandeLe forze di sicurezza del Pakistan hanno ripreso il controllo dell’aeroporto internazionale Jinnah di Karachi, preso d’assalto domenica sera da un commando armato: come ha comunicato il portavoce dei militari, Shahidullah Shahid, “L’attacco è finito e abbiamo sbaragliato tutti i miliziani; alle ore 12.00 (9.00 in Italia, ndr.) abbiamo riconsegnato l’aeroporto alle autorità civili”.
Da quanto si è appreso un commando di talebani ha iniziato l’operazione ieri in tarda serata e in un comunicato un portavoce del gruppo terrorista ha detto che “Il messaggio che lanciamo al governo indica che siamo ancora vivi e in grado di reagire alle bombe che colpiscono i nostri villaggi”.
Il bilancio delle vittime è di 28 morti fra i quali una decina di terroristi, tre dei quali uccisi mentre stavano piazzando una potente carica esplosiva; ammonta a 23 il numero dei feriti.
Anche gli scali di Lahore e di Islamabad sono stati tenuti in massima allerta.
Stando alla ricostruzione dei fatti fornita dalle Forze di sicurezza, una decina di talebani sono entrati nell’aerostazione attraverso il vecchio terminal dello scalo che ospita uffici e magazzini, vicino a un accesso riservato ai voli cargo e all’accoglienza dei vip, fornendo documenti d’identità falsi. A quel punto hanno estratto le armi e lanciato bombe a mano, uccidendo alcune guardie di sicurezza ed alcuni civili; nella sparatoria che ne è seguita anche alcuni del commando sono morti. Due terroristi sono saliti su un aereo e il perimetro dell’area è stato circondato dagli agenti delle Forze di sicurezza.
Mentre il personale veniva evacuato, si sono udite due forti esplosioni e si sono viste colonne di fuoco.
Il premier Mian Nawaz Sharif ha preso contatto le forze speciali per chiedere che venisse garantita la sicurezza dei passeggeri.
I talebani, nome che indica gli studenti delle scuole coraniche in area iranica, sono oggi un movimento politicizzato che controlla i villaggi e le regioni al confine con l’Afghanistan, in modo particolare il Waziristan del Nord e il Khyber Pakhtunkhwa: sono frequenti gli attacchi aerei e dei droni Usa alle scuole coraniche e ai villaggi talebani nel tentativo di colpire i terroristi, i quali rispondono a loro volta con attentati portati a termine anche presso la capitale Islamabad, come quello del 9 aprile scorso al mercato Sabzi Mandi, costato la vita a 23 persone.
Gli ultimi attacchi aerei ai talebani sono del 21 maggio (32 morti), del 20 febbraio (40 morti) e del 22 gennaio (32 morti); il 21 novembre un drone statunitense ha colpito una scuola coranica nel distretto di Hangu, istituto che apparterebbe a Qari Noor Muhammad, un capo della milizia qaedista “Rete Haqqani”, uccidendo 6 persone, mentre il 1 novembre un altro aereo senza pilota ha ucciso il leader talebano Hakimullah Mehsud.
Nel tentativo di giungere ad un accordo di tregua le autorità di Islamabad hanno liberato in passato alcuni talebani, fra i quali il mullah Abdul Ghani Baradar.
Un anno fa l’Assemblea parlamentare del Pakistan (paese di quasi 118 milioni di abitanti) ha rieletto premier Nawaz Sharif, il quale al momento dell’insediamento aveva affermato di voler mettere fine ai raid dei droni Usa sulle regioni tribali del Pakistan: “Ora deve chiudersi il capitolo di questi attacchi quotidiani con droni”, aveva detto il premier invitando al “rispetto della sovranità” del Pakistan. Proposito che, a quanto pare, non è seguito dai fatti.