Panama. Il canale e la finanza internazionale

di Paolo Menchi

Panama è l’ultimo stato dell’America centrale, collegato a quella meridionale dal confine con la Colombia, esteso circa un quarto dell’Italia, con una popolazione di quattro milioni di abitanti, ha la particolarità di essere un paese la cui economia si base essenzialmente sul terziario, cosa piuttosto insolita nella zona in cui è situato.
Come è facile intuire le entrate di Panama sono fortemente influenzate dal canale, costruito dagli Stati Uniti ed inaugurato nel 1920, che collega i due oceani senza dover fare larghe circumnavigazioni e che ha un’importanza strategica ed economica fondamentale per tutti i paesi americani, in particolare per gli Usa che fino al 1999 pagavano un canone che garantiva loro la gestione.
Dal 2000 il piccolo stato centroamericano, grazie ad accordi firmati decenni prima, ha ottenuto la direzione ed ora incassa direttamente i pedaggi delle navi in transito, che sono una voce molto rilevante delle entrate dello stato.
Sin da quando ha iniziato l’attività la presenza del canale ha favorito la nascita e la dislocazione a Panama di numerose imprese.
Nel 2016 si sono concluse le opere di ampliamento per adeguare l’impianto alle nuove tecnologie e alle grandi navi, e per evitare la concorrenza di altri paesi della zona che con l’aiuto dei cinesi avevano progettato la costruzione di canali alternativi.
Anche la creazione di una zona franca all’interno del porto della città di Colon, l’assenza di controlli statali e le numerose agevolazioni fiscali hanno contribuito alla nascita di numerose imprese, in particolare nel settore bancario e finanziario, che hanno permesso a Panama di diventare un importante centro mondiale cosiddetto “offshore”, con tutti gli aspetti positivi e negativi della cosa.
Essere una zona offshore significa anche essere un centro di smistamento e riciclaggio di denaro sporco e quindi anche una capitale della criminalità organizzata e del terrorismo internazionale.
Nel 2015 scoppiò lo scandalo dei “Panama papers”, documenti trafugati dallo studio legale Mossack Fonseca di Panama che dimostrarono come lo studio abbia costituito società offshore nei paradisi fiscali per personaggi di ogni tipo, da politici a comuni criminali, oltre che filiali internazionali di istituti di credito.
Dal punto di vista economico Panama ha un buon livello di crescita del Pil, un tasso di disoccupazione abbastanza basso e il reddito pro-capite è relativamente elevato, superiore a quello della maggior parte dei paesi dell’America Latina. Ma la distribuzione della ricchezza evidenzia un alto livello di disuguaglianza, analogo a quello degli altri paesi della zona.
Il livello di povertà è molto alto e colpisce circa il 30% della popolazione, ma tra gli indios arriva addirittura al 70%.
A livello politico Panama ha sofferto sempre di una certa instabilità, con molti anni bui dominati da dittature.
Le ultime elezioni politiche si sono tenute nel maggio 2019 e sono state vinte da Laurentino Cortizo, membro del Partito Rivoluzionario Democratico (Prd, centrosinistra), succeduto a Juan Carlos Varela, del Partito Panamenista, che ha guidato la nazione centroamericana dal 2014 ma che non era candidato perché la costituzione ammette un solo mandato di cinque anni.
In ogni caso il partito del presidente uscente negli ultimi tempi aveva perso molti consensi a causa anche di alcuni scandali finanziari.