Paraguay. Le sfide di Peña nel “paradiso economico” guaranì

di Francesco Giappichini

In Paraguay le elezioni presidenziali assegnano la vittoria al “continuismo”. Con buona pace di ogni logica dell'”alternancia”, si riconferma al potere il conservatore Partido Colorado. L’ex ministro delle Finanze Santiago “Santi” Peña ha superato con largo margine il leader dell’alleanza di centro-sinistra, Efraín Alegre: un risultato (42,7% a 27,4%) che a sinistra s’imputa alla scarsa unità nella Concertación nacional. Ci soffermeremo qui sulle sfide che attendono il 44enne neoeletto: un brillante economista, con un passato al Fondo monetario internazionale (Fmi), definito come il delfino, o la marionetta, dell’ex capo dello Stato Horacio Cartes. Peña fa parte della corrente di Cartes, Honor colorado, contrapposta a Fuerza republicana del presidente uscente Mario Abdo Benítez.
Prima però un cenno al suo rapporto col controverso padrino politico, che di recente ha ricevuto accuse, e relative sanzioni, da parte degli Stati Uniti. Il Dipartimento del Tesoro di Washington lo definisce “significativamente corrotto”, e il Dipartimento di Stato aggiunge che “Cartes è incorso in atti di corruzione prima, durante e dopo il suo mandato come presidente del Paraguay. La carriera politica di Cartes era basata, e continua a dipendere, dai media corrotti, per il successo”. Ebbene, gli analisti rilevano come Peña non abbia rinnegato il mentore, ma continui a esprimergli gratitudine: “Il suo contributo, presidente, non può essere ripagato se non con la valuta del rispetto e dell’ammirazione. Grazie per questa vittoria colorada”.
E’ stato così inevitabile l’appoggio, da parte della Casa Bianca, all’oppositore Alegre. Veniamo però alle sfide che attendono il neo eletto che, va rimarcato, eredita una situazione economica favorevole, nonostante la corruzione diffusa. Le politiche finanziarie hanno di recente ricevuto elogi da vari organismi internazionali per la “solidità”, tanto che alcuni osservatori hanno parlato di “paradiso economico”, e di modello di successo. Sono in calo gli indicatori di povertà (specie rurale), malnutrizione infantile e disuguaglianza economica; Banca mondiale e Fmi hanno segnalato il costante aumento del prodotto interno lordo, e i conti in ordine. E il Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo ha lodato il “trend positivo” di vari indicatori: in primis l’Indice di sviluppo umano, che adesso è “Alto”.
La principale richiesta dell’elettorato al tecnocrate di Asunción ha così a che vedere con l’economia: dovrà assicurare la tenuta di questo ciclo favorevole, riducendo le sacche di povertà ancora esistenti, e creando nuovi posti di lavoro formali, in campagna elettorale si è parlato di mezzo milione. Sì, perché i lavoratori informali, quelli i cui redditi non sono disciplinati dalla legge, sono addirittura il 64,2% del totale. E’ urgente poi un intervento nel settore energetico: ben il 41% dei consumi proviene da combustibili fossili. E nonostante un’ingente produzione di energia rinnovabile, specie idroelettrica, che è in gran parte esportata. Sarà poi necessario ridurre l’eccessiva dipendenza da un’agricoltura intensiva, molto condizionata da siccità e climate change. Mentre sul piano internazionale si annunciano forti pressioni cinesi, poiché lo Stato guaranì è tra i pochi al mondo a riconoscere Taiwan, anziché la Repubblica popolare. Infine l’elettorato del Partido Colorado chiede a Peña di pacificare il “partito Stato”, o comunque di evitare, come avvenuto sinora, che i conflitti danneggino l’economia.