Perchè 7.000 bambini tedeschi dovettero morire?

Hamburger Abendblatt, 26 mag 99 –

Traduzione a cura di Gian Franco Spotti –  Un nuovo studio riguardante la morte di oltre 10.000 rifugiati tedeschi in Danimarca, appena prima e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ha esterefatto il pubblico di questo paese scandinavo.
La scoperta che fra le perdite dal 1945 al 1949 c’erano più di 7.000 bambini, ai quali non solo vennero rifiutate le razioni di cibo adeguate, ma anche qualsiasi cura medica, è stata descritta dal giornale ” Politiken ” di Copenhagen come ” scioccante e disumana “.
E’ altresì deplorevole, dice il giornale, ” la massiccia soppressione d’informazione ” sulla sorte dei rifugiati in Danimarca, perchè fino ad ora i danesi consideravano cosa acquisita e punto di orgoglio nazionale il fatto che da 200.000 a 250.000 persone che si erano rifugiate in Danimarca, per sfuggire all’avanzata delle truppe sovietiche, avessero ricevuto un trattamento decente.
L’anziana fisico Kirsten Lylloff ha esaminato questo mito più attentamente.
Il suo hobby è lo studio della storia e si meravigliò molto del grande numero  di tombe di bambini tedeschi in un cimitero di Aalborg, dove vive abitualmente. Dopo aver passato sei mesi a raccogliere informazioni, gli archivi in questioni le si aprirono con facilità. Essa fu maggiormente sorpresa nel trovare numerosi rapporti e statistiche scioccanti che non erano mai stati menzionati prima in alcun studio storico. E questo a dispetto del fatto che il periodo dell’occupazione tedesca in Danimarca, dall’Aprile 1940 al Maggio 1945, è oggetto di ricerche più approfondite rispetto a qualsiasi altro periodo storico.
All’inizio i rifugiati, 85% dei quali erano donne e bambini, erano stati sistemati in scuole o altri locali; in seguito, nel 1945, 142 campi furono allestiti per questa gente. Era strettamente proibito ai civili danesi di aver un benchè minimo contatto con i rifugiati tedeschi.
La ricerca della Lylloff ha dimostrato che nel 1945 ben 13.492 rifugiati tedeschi morirono nei campi danesi, tra i quali, più di 7.000 erano bambini in età inferiore ai cinque anni. La maggior parte morì di denutrizione e di disidratazione ed anche, secondo la Lylloff, di malattie ” facilmente curabili ” come infezioni allo stomaco o intestinali e la scarlattina.
Ma fino al 1949 le autorità sanitarie danesi, nonchè la Croce Rossa, rifiutarono costantemente qualsiasi assistenza medica agli internati dei campi.
” Come possono dei bambini in così giovane età essere considerati come dei nemici ? ”
Kirsten Lylloff confuta l’argomento, in voga alla fine della guerra, secondo il quale i tedeschi erano dei nemici indipendentemente dalla loro età.
Joergen Poulsen, l’attuale Segretario Generale della Croce Rossa danese, ha così commentato il rapporto:
” Fa male leggere queste cose. Spero che ora saremo diventati migliori “.
Le autorità sanitarie danesi hanno affermato che il rifiuto di assistenza medica in quei giorni ” non può essere giustificato, a prescindere dalla validità delle scuse “.
Il portavoce delle autorità sanitarie, Torben Pedersen, ha tuttavia invitato gli storici a non tirare conclusioni affrettate.
Egli asserisce che, dopo cinque anni di occupazione da parte della Germania nazional-socialista, con una guerra mondiale e dei rapporti sempre più allarmanti sullo sterminio sistematico degli Ebrei, l’umore politico in Danimarca ebbe un ruolo di forza per quel che riguarda l’atteggiamento adottato nei confronti dei rifugiati tedeschi.
Tuttavia, sulla base delle scoperte di Kirsten Lylloff, vi fu anche una pragmatica considerazione nell’atteggiamento spietato delle autorità danesi nei confronti dei rifugiati: ” le autorità sanitarie dichiararono ufficialmente che aiutare gli internati tedeschi nuocerebbe alle relazioni della Danimarca con gli Alleati “.
Infatti, alla fine della guerra, la Danimarca ebbe il suo da fare a convincere le potenze vittoriose a considerarla come
” collaboratrice “.
Anzichè offrire una resistenza armata, ad esempio come i suoi vicini norvegesi, il governo di Copenhagen si arrese senza combattere alla Wehrmacht tedesca nel 1940 e mise il proprio paese a disposizione di Hitler come fornitore volontario di prodotti alimentari per la Wehrmacht. In cambio, la Danimarca fu trattata in modo relativamente mite dagli occupanti e qualsiasi coinvolgimento nella guerra stessa le fu risparmiato.