Perù. Ampliato e prolungato lo stato di emergenza

di Alberto Galvi –

Per far fronte a una rivolta di due mesi, il governo del Perù ha ampliato e prolungato lo stato di emergenza per le violente proteste contro il presidente Dina Boluarte, che hanno causato 48 vittime negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza. Sette regioni del Perù meridionale, cioè Madre de Dios, Cusco, Puno, Apurimac, Arequipa, Moquegua e Tacna, rientreranno nella misura, che rimarrà in vigore per 60 giorni.
Il decreto prevede il coprifuoco dalle 20 alle 4 per 10 giorni nel dipartimento di Puno, epicentro delle manifestazioni antigovernative, dove il 9 gennaio sono morti negli scontri 18 civili e un poliziotto. Il Perù è stato coinvolto in una crisi politica con manifestazioni quasi quotidiane dal 7 dicembre, quando l’allora presidente Pedro Castillo è stato arrestato dopo aver tentato di sciogliere il Congresso e governare per decreti.
Il paese è tuttavia sconvolto anche dalle calamità naturali: le frane nel sud hanno provocato almeno 15 morti, 20 feriti e due dispersi, ma il bilancio del disastro potrebbe aumentare. Altre 20 persone sono state curate per ferite lievi nella città montuosa di Secocha, dove si è verificata la frana.
Situata sulle rive del fiume Ocoña, nella provincia di Camaná, Secocha è tra le aree del dipartimento di Arequipa che devono affrontare livelli di acqua alta a causa delle forti piogge. Il governo peruviano ha avvertito che il fiume in piena potrebbe colpire i centri abitati vicini.
Per far fronte alle conseguenze della frana, sono state inviate due brigate composte da medici, infermieri e professionisti della salute mentale, oltre a 150 kg di medicine. L’esercito peruviano ha anche schierato elicotteri nella regione trasportando aiuti umanitari, acqua potabile e sacchi di sabbia sul luogo dell’emergenza. La frana colpisce durante le manifestazioni antigovernative in corso in Perù, molte delle quali sono concentrate nelle regioni meridionali come Arequipa.