Perù. Cade il terzo governo in poco più di 6 mesi, ora Castillo rischia

di Paolo Menchi

La storia del Perù si caratterizza per una forte instabilità politica, basti pensare che negli ultimi quattro anni ci sono stati ben cinque presidenti travolti da scandali e corruzione.
Anche le ultime elezioni presidenziali, il cui ballottaggio si era tenuto nel giugno scorso, non promettevano nulla di buono, infatti, la vittoria di Castillo con uno scarto piccolissimo, faceva presagire difficoltà nel governare con un parlamento ed un paese molto divisi.
Era anche difficile scegliere tra Keiko Fujimori, figlia dell’ex dittatore ed in attesa di processo per corruzione e legami con organizzazioni criminali, e Pedro Castillo, con le sue posizioni radicalmente di sinistra che spaventavano i mercati (in campagna elettorale parlava anche di nazionalizzazioni), che si univano a precedenti dichiarazioni omofobiche e contro le pari opportunità.
Nessuno probabilmente avrebbe però pensato che, dopo poco più di sei mesi, si sarebbe lavorato per costituire il quarto governo_ nei giorni scorsi infatti è caduto anche il terzo, durato in carica appena 72 ore.
Il primo esecutivo aveva come primo ministro Guido Bellido, vicino alle posizioni più estreme della sinistra e che era stato travolto dalle polemiche relative ad una sua presunta appartenenza ad una organizzazione che aveva come obiettivo quello di creare una rete di corruzione, e per le indagini a suo carico per apologia di reato, in merito a giudizi positivi espressi nei confronti di un membro storico di Sendero luminoso.
Lo scorso mese di ottobre è stata la volta della nomina a capo del governo di Mirtha Vasquez, avvocato e attivista con posizioni politiche moderate, che avrebbe dovuto tranquillizzare anche i mercati, oltre che svolgere un ruolo di maggior coinvolgimento dei deputati centristi.
A fine gennaio anche la Vasquez ha rassegnato le dimissioni, denunciando l’impossibilità di lavorare in uno Stato in cui la corruzione è parte integrante al punto di essere accettata come un fatto normale e accusando Castillo di non affrontare adeguatamente il problema.
Dopo un governo di estrema sinistra ed uno centrista, Castillo ha pensato bene di nominare nei giorni scorsi come primo ministro Hector Valer, che fa parte di un gruppo ritenuto di estrema destra, senza neanche fare troppe indagini sul suo conto.
Ma sono bastate poche ore perché venissero fuori rapporti con narcotrafficanti, accuse di corruzione, ma soprattutto il fatto di essere stato sottoposto a misure cautelari per violenza contro la moglie e la figlia.
Di fronte alle proteste di molti deputati, consapevole che il suo nuovo primo ministro non avrebbe ottenuto la fiducia, Castillo ha annunciato modifiche al nuovo esecutivo.
Non sarà facile costituire il quarto governo, anche perché il rapporto con la sinistra moderata che, pur di evitare la Fujimori aveva appoggiato Castillo, dopo il fallimento del governo Vasquez pare in crisi.
L’estrema confusione dimostrata da Castillo potrebbe costargli cara, infatti, la costituzione prevede che, su richiesta del parlamento, il Presidente possa essere messo in stato di “vacancia” che porterebbe a nuove elezioni presidenziali.
Certo questa è un’ipotesi estrema, ma da non scartare vista anche l’insofferenza con cui i peruviani vedono questi balletti politici mentre l’economia soffre.