Perù. Dopo gli scontri dei giorni scorsi avviata un’inchiesta su Boluarte e sui membri del suo gabinetto

di Alberto Galvi

L’ufficio del procuratore generale del Perù ha avviato un’inchiesta sul nuovo presidente Dina Boluarte e sui membri del suo gabinetto per via dei violenti scontri iniziati a dicembre, in cui almeno 40 persone sono state uccise e centinaia ferite
L’inchiesta arriva dopo che le manifestazioni di piazza hanno portato a forti scontri con le forze dell’ordine. Il giorno più violento, per numero di vittime, è stato lo scorso 9 gennaio, quando 18 persone hanno perso la vita nelle proteste nel dipartimento di Puno; 68 civili e 75 poliziotti sono rimasti feriti. Anche un agente di polizia è morto nella sua auto dopo esservi rimasto intrappolato quando è stata data alle fiamme.
Il primo ministro Alberto Otárola si è detto dispiaciuto per le morti avvenute a Puno, ma ha sottolineato che circa 2mila manifestanti hanno cercato di impadronirsi dell’aeroporto di Juliaca attaccando la polizia e le forze armate. Quattordici persone sono state uccise lì, molte hanno riportato ferite da arma da fuoco. I gruppi per i diritti umani hanno accusato le autorità di usare armi da fuoco sui manifestanti e di lanciare bombe fumogene dagli elicotteri. L’esercito ha reso noto che i manifestanti hanno usato armi ed esplosivi fatti in casa.
Otárola ha imposto un coprifuoco notturno a Puno. I manifestanti di Puno sono tra i più fedeli sostenitori di Castillo e sono arrabbiati per la sua sostituzione con Boluarte, nominata dal Congresso all’inizio di dicembre dopo la rimozione e l’arresto del presidente Castillo. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni di Boluarte, nonché elezioni anticipate e il rilascio di Castillo, che sta scontando 18 mesi di custodia cautelare con l’accusa di cospirazione e ribellione, cosa che lui nega. Molte delle proteste hanno avuto luogo nelle sue roccaforti rurali, dove i residenti affermano di essere stati trascurati per anni.
L’ufficio del procuratore generale ha dichiarato che sta indagando su Boluarte, Otárola, il ministro della Difesa Jorge Chávez, e il ministro dell’Interno Victor Rojas con l’accusa di genocidio, omicidio e lesioni gravi. L’ufficio del procuratore generale indagherà anche sull’ex primo ministro Pedro Angulo e sull’ex ministro dell’Interno César Cervantes per il loro coinvolgimento nella gestione delle proteste.
Il mese scorso l’amministrazione Boluarte ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, sospendendo la libertà di movimento e di riunione nel tentativo di reprimere i disordini. Il governo peruviano ha affermato di rispettare il diritto di protestare, ma che ha l’obbligo di proteggere il pubblico dai manifestanti violenti.
Il suo governo ha ottenuto un voto di fiducia con un ampio margine al Congresso di 73 voti a favore e 43 contrari, il che riduce la pressione politica su Boluarte, perché se la mozione fosse stata respinta, avrebbe innescato un rimpasto di governo e le dimissioni di Otárola.