Perù. Il nuovo comunismo di Pedro Castillo e del suo partito Perù Libre

di Alberto Galvi

Pedro Castillo Terrones del partito marxista di sinistra PL (Perù Libre) ha ufficialmente vinto le elezioni presidenziali del Perù. In campagna elettorale ha sostenuto il protezionismo e la sfida alle grandi compagnie minerarie, ed il suo partito tutela cause come quella di una costituente che ampli il ruolo dello Stato per affrontare in modo più efficiente i bisogni degli emarginati e dei poveri, anche se nella fase finale della campagna elettorale ha mostrato un profilo più centrista.
Alcuni sottolineano che Castillo è influenzato da ciò che ha fatto Evo Morales quando ha governato la Bolivia, o Rafael Correa quando ha governato l’Ecuador. La Bolivia e l’Ecuador negli ultimi due decenni hanno avuto governi populisti di sinistra radicale, mentre il Perù ha mantenuto finora un’economia di libero mercato, attirando investimenti stranieri.
Castillo ha ottenuto il 50,125 per cento dei voti e dovrà adesso affrontare grandi sfide, in particolare per riorientare l’economia della nazione e porre fine alla crisi politica e sociale del paese. Le autorità elettorali hanno rilasciato i risultati ufficiali definitivi più di un mese dopo il ballottaggio.
Castillo è un insegnante di scuola elementare impiegato presso un istituto nel suo villaggio natio a San Luis de Puna, nella regione di Cajamarca: ha proposto una nuova Costituzione e vuole rafforzare il ruolo dello Stato nell’economia; ha inoltre detto di essere intenzionato a modificare la Corte costituzionale del Paese e a dotarla di nuovi rappresentanti eletti dai cittadini. Si tratta di una riforma molto importante perché propone un meccanismo di democrazia diretta per bilanciare gli equilibri dei poteri e degli organi di controllo. Questo compito sarà tuttavia complesso senza una maggioranza chiara al Congresso.
Nel tentativo di calmare le preoccupazioni del settore finanziario castillo ha assicurato che la proprietà privata o i risparmi dei peruviani non sono in pericolo, anche se ha parlato di nazionalizzare aziende strategiche, soprattutto nel settore minerario.
La candidatura di Castillo ha ottenuto il sostegno degli abitanti delle zone rurali, dell’interno del paese e di quelli che vivono all’estero. Il processo elettorale è iniziato con il primo turno l’11 aprile.
L’ascesa politica di Castillo ha diviso profondamente la nazione andina. Alla ricerca di una migliore retribuzione ha guidato nel 2017 il più grande sciopero degli insegnanti peruviani degli ultimi 30 anni. In quell’occasione si è seduto a parlare con ministri, legislatori e burocrati, anche se non ha ottenuto miglioramenti sostanziali.
Castillo mette in luce anche il suo passato di membro delle ronde contadine e di essere schierato dalla parte dei più bisognosi e dimenticati, soprattutto in questo periodo di pandemia.
L’annuncio della vittoria di Castillo arriva pochi giorni prima del suo insediamento previsto per il 28 luglio, quando il Perù festeggerà 200 anni di indipendenza. In quella data Castillo assumerà le sue funzioni di presidente del Perù per il prossimo quinquennio.